Categorie: Mostre

Invocazioni contemporanee: il percorso nel centro storico di Roma proposto da BIENALSUR

di - 22 Novembre 2025

A chi segue con assiduità la grande varietà di eventi che si susseguono nel contesto dell’arte contemporanea, le Biennali costituiscono un punto di riferimento imprescindibile. Sebbene a una prima lettura questo termine rimandi immediatamente alla longeva manifestazione veneziana, esistono numerosi altri eventi organizzati con cadenza biennale che si distinguono per essere strumenti di informazione aggiornata e per l’importante ruolo nel valorizzare nuove tendenze artistiche. Ne è un esempio BIENALSUR (Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea del Sud), fondata nel 2017, che quest’anno approda anche a Roma, insieme ad altre città italiane.

Le parole del direttore Aníbal Jozami e della direttrice artistica Diana Wechsler definiscono la manifestazione come un atto di “umanesimo contemporaneo”, capace di riflettere sui continui cambiamenti culturali odierni. In realtà, la rassegna si distingue soprattutto per la capacità di scoprire e raccontare ricerche prima decentrate e ora connesse, in opposizione all’imporsi di una prospettiva globalista che negli ultimi anni ha influenzato anche la produzione artistica.

Paulo Nazareth, Senza titolo, della serie Objetos para tampar o Sol de seus logos, 2010, e Lia Chaia, Comendo Paisagens, Ambasciata del Brasile, Roma, Bienalsur, 2025, Ph Credit Marcos Mendivil

A guidare il percorso romano, in particolare nella zona di Piazza Navona, sono tre sedi espositive allestite per l’occasione: Palazzo Braschi, l’Ambasciata di Spagna e l’Ambasciata del Brasile. Le tre mostre, riunite attorno al tema delle “Invocazioni”, hanno origine da uno sguardo biocentrico anziché antropocentrico: pongono al centro non solo la vita dell’uomo, ma anche il suo ambiente geografico, le relazioni sociali e le dinamiche antropiche, unitamente a quelle che conservano un carattere più naturalmente caratterizzato d’ambiente, senza escludere il rapporto spirituale che le attraversa. Raccogliendo opere di 21 artisti di nazionalità differenti, il lavoro curatoriale di BIENALSUR e Benedetta Casini, per quanto esposto presso l’Ambasciata di Spagna e Brasile e congiunto a Diana Wechsler solo nell’esposizione presso Palazzo Braschi, pur dipanando un unico filo tematico, mette in risalto un forte senso di diversità, rivelando legami inaspettati.

Presso l’Ambasciata del Brasile, nella Galleria Candido Portinari, espongono artisti che indagano il corpo in relazione alla geografia di un territorio. Particolarmente convincenti sono le opere fotografiche di Pamela Diamante tratte dal progetto in divenire Le Mangiatrici di Terra, in cui la fresa meccanica in ferro e acciaio poggiata sulle bocche delle protagoniste, sottolinea l’importanza della libera espressione di pensiero e di linguaggio. La voce che si immagina emergere da questi strumenti meccanici diventa un atto di resistenza contro il peso della marginalità che caratterizza alcune situazioni sociali e politiche del Sud Italia, in cui possono identificarsi ulteriori realtà geografiche. Diamante è consapevole che un territorio è specchio della politica e della società che lo vive, per cui la storia personale coincide con quella collettiva. Ogni parola immaginaria che sembra uscire dalle frese diventa una vicenda ritrovata, una forma di autoanalisi priva di omissioni capace di restituire la verità di una coscienza racconta senza preclusioni.

Pamela Diamante, Le Mangiatrici di Terra e Lia Chaia, Comendo Paisagens, Ambasciata del Brasile, Roma, Bienalsur, 2025, Ph Credit Marcos Mendivil

L’opera di Ettore Favini, come un sistema linfatico, ridisegna i profili del fiume Tevere, i video di Lia Chaia e Maria Thereza Alves indagano rispettivamente le azioni ordinarie svolte dalla persona, come l’atto di ingoiare, e alcune abitudini di vita degli abitanti del villaggio di Viganella. Le fotografie di Paulo Nazareth e Claudia Andujar condividono, invece la necessità di esplorare il corpo come strumento di identità e appartenenza sociale. Nelle prime sale di Palazzo Braschi, posti in dialogo i lavori di Chiara Bettazzi e Matias Ercole riflettono entrambi sul paesaggio vegetale contemporaneo: la natura diventa un vettore di evoluzione e modernizzazione, in sintonia con i mutamenti collettivi della società. La pittura di Ercole nega sé stessa, sospesa tra soffitto e pareti, si caratterizza per una tecnica che si avvicina più alla grafica rispetto alla classica pittura espositiva.

Bettazzi lavora invece sul tema dell’accumulo indiscriminato di oggetti, tutti pervasi da una quiete sospesa che rimanda a forme antropomorfe, invitando a rivedere punti di vista e sistemi di percezione. La complessità descrittiva delle opere, anziché intimorire, diventa un’esperienza formativa e coinvolgente.

Ettore Favini, Private View, Tiber, Sculpture, 2025, 270 x 100 cm, Ambasciata del Brasile, Bienalsur, Ph Credit Marcos Mendivil

Nelle sale dell’Ambasciata di Spagna gli artisti riuniti attorno al tema della materialità della pietra mostrano una grande varietà di mezzi espressivi, inducendo il visitatore a stabilire un dialogo inatteso tra realizzazioni sia pur distanti. Sebbene il numero degli artisti sia elevato rispetto agli spazi a disposizione, l’allestimento è risolto con intelligenza nella misura di un racconto collettivo che si traduce attorno al tema cardine della pietra intesa come raccoglitrice di esperienze e quindi portatrice di storie.

I lavori video di Florencia Caiazza, Matteo Guidi e Giuliana Racco, Valentina Furian e Itziar Okariz convivono con le installazioni di Caterina Morigi che varia, con una ripetizione sempre differente, l’iconografia della Madonna del latte. Le pietre ossidiane riflettenti proposte da Veronica Bisesti rinviano al tema della riflessione speculare che si ritrova a sua volta sviluppata nella ricerca fotografica, ampiamente rappresentata in mostra dalle opere di Jon Cazenave, Juan Gugger, Jorge Yeregui, Karina Aguilera Skvirsky, Alfonso Borragán ed Estefanía Landesmann. In sintesi, in questo ricco percorso di opere proposto dalle curatrici, BIENALSUR dà vita a una lettura politica, sociale, territoriale inedita, intesa a raccontare diverse tendenze dell’arte collaborativa e di confronto allo stesso tempo.

Installation view, Ambasciata di Spagna, Bienalsur, 2025, Roma, Ph Credit Marcos Mendivil

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