Camille Henrot ed Estelle Hoy, Jus dâOrange, Veduta della mostra, Fondazione ICA Milano, 2023, Courtesy Fondazione ICA Milano, Ph. Andrea Rossetti
Fondazione ICA Milano inaugura lâautunno con una doppia mostra tutta al femminile, bipartita sui due piani del vecchio edificio industriale, che vede come protagoniste Leda Catunda, al piano terra, e Camille Henrot ed Estelle Hoy al piano superiore. Il primo atto del percorso espositivo ha inizio dalla porta-finestra spalancata sul cortile di ingresso, che teatralmente introduce da subito al pubblico lâattrice principale di questa narrazione. Gotas Transparentes è infatti lâopera genitrice che fa capo a Euphoria, la personale di Lea Catunda curata da Alberto Salvadori. Grandi gocce-lingue plastificate e intrise di colore fluttuano appese, celando momentaneamente la vista al resto della stanza e andando a nutrire le opere retrostanti, appese a parete, attraverso un gioco iridescente di luci che penetrano attraverso le trasparenze.
Opere a metĂ tra il pittorico e lo scultoreo, composte da materiali derivati dalla cultura di massa, come i jeans, giĂ pregne di significato e risignificate attraverso lâapplicazione del colore, rivelano universi onirici e tropicali, in aperta critica alla societĂ dei consumi. Lâeuforia del titolo è quella dei colori sgargianti, dove il rosa, il viola, i rossi e i dorati vengono portati allâesagerazione. Ma è anche lâeuforia che anticipa il momento prima del ritorno alla vita ânormaleâ, dopo la stasi della pandemia di Covid-19, periodo in cui lâopera principale è stata concepita. LâinstabilitĂ , le tensioni in cui lâepoca contemporanea ci trascina tutti indistintamente, sono lo specchio davanti al quale lâartista si pone e inizia a creare, mantenendo unâattenzione verso le pratiche manuali e rimanendo allâinterno di una sfera personale: âOgni forma dâarte e ogni artista, pur nellâincertezza dellâintenzione al momento della creazione dellâopera, dĂ il suo contributo alimentando una memoria condivisa, testimoniando e documentando gli aneliti e i desideri del suo tempoâ.
Dai colori saturi, salendo le scale, si passa quasi a un monocromo, con la mostra polifonica di Camille Henrot e Estelle Hoy, avvolta dal profumo di un aranceto. Jus dâOrange, progetto espositivo accompagnato da una pubblicazione, è lâesplosione nello spazio del corrispettivo editoriale. Lâintervento curatoriale di Chiara Nuzzi, che si riflette anche nelle pareti dipinte nelle tenui tinte dellâalba per mantenere il continuum tra carta stampata, muri perimetrali, opere pittoriche e testo scritto, sostiene perfettamente il dialogo profondo tra le due artiste. Le opere di Henrot restituiscono immagini bizzarre, grottesche e irrazionali, cosĂŹ come la nostra realtĂ , un racconto fluido che si rincorre con le parole frammentate di Hoy, che a loro volta incorniciano e serpeggiano tra i dipinti della prima. Bucce dâarancia in forma di scultura esistenzialista, una substantifique moelle, sostanza molle essenziale, le arance che per Henrot rappresentano la possibilitĂ di arrivare alla polpa, ai semi, al succo delle cose e che per Hoy sono i momenti che punteggiano e danno significato alla nostra vita, nel bene e nel male.
I testi scaturiscono dalle tele cosĂŹ come le tele scaturiscono dalle parole, udibile oltre che visibile è il dialogo in atto, lâimmaginario è tracciato da figure antropomorfe e non, come la donna vampiro di Only as myself, sottili creazione umoristiche, dove lâironia risulta essere uno strumento di difesa. Il fallimento non è contemplato nella societĂ di stampo capitalista che ci guarda con il suo sorriso positivista di una perfezione irraggiungibile, ma qui trova spazio e sfogo, un luogo sicuro in cui sentirsi a proprio agio, in questo aranceto popolato di esseri stranianti e di parole sibilline ma definitive a cui prestare ascolto: âCâè questâillusione secondo cui dobbiamo rimanere sempre attaccati allâoperositĂ , allâingannevole gioia del malessere e ai suoi amari dispiaceriâ.
Jus dâOrange è un insieme di immagini, ricordi, memorie, frammenti di vita, scambi di messaggi e condivisione di idee tra due artiste che pongono allâattenzione dei riferimenti da abitare e in cui riconoscersi, portatori di una complessiva malinconia carica di speranza, quel poetico dolce-amaro che solo le arance sanno lasciare.
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