Dettaglio della settecentesca litoteca del cardinale Riminaldi dalle collezioni ferraresi ph Andrea Rossato
Si pensava che dipingere su pietra potesse donare l’eternità, e in tanti tra i migliori artisti dell’età moderna si sono cimentati in questa nobile disciplina. L’Accademia Carrara di Bergamo ospita fino al 6 gennaio la raffinatissima mostra Arte e Natura, un percorso ad alto coefficiente estetico e al contempo scientificamente forte, con oltre 60 capolavori da importanti collezioni pubbliche e private.
Fa da spartiacque per la cronologia della mostra il terribile Sacco di Roma operato dai Lanzichenecchi nell’anno 1527, evento che sconvolse la coscienza europea mettendo a nudo la fragilità di un’epoca instabile. Per reagire a quell’incertezza, gli artisti corsero ai ripari sia in senso letterale che metaforico: chi si rifugia in altre città e chi esplora tecniche nuove. Tra queste la pittura su pietra prometteva solidità e durevolezza, sfidando il tempo e combattendone le turbolenze. Ma questo è soltanto l’antefatto dei molti temi presenti in mostra, che fanno luce su aspetti identitari dell’uomo tardo-rinascimentale. Per raccontarli, il percorso è ordinato secondo la successione dei diversi materiali, presentando nelle sale gruppi di opere eterogenee ma accomunate dallo stesso supporto. Si spendono i grandi nomi della storia dell’arte che hanno raccolto la sfida dalla pittura su pietra: Sebastiano del Piombo, Paolo Veronese, Jacopo Bassano, Salvator Rosa, Orazio Gentileschi, Lavinia Fontana e molti altri. Numerose erano le credenze che la tradizione attribuiva ai minerali, utilizzati spesso come talismani o strumento di cura, prima ancora di essere impiegati come supporti pittorici. «Continua a colpirmi – racconta a exibart la curatrice Patrizia Cavazzini – il legame stretto tra materia e significato. Molte delle opere sono delle metafore o degli enigmi da sciogliere, come per esempio nel Martirio di San Lorenzo [il santo condannato ad essere arso su una graticola, ndr] dipinto su ametista, che si pensava proteggesse dal fuoco, quasi nella speranza che la graticola non facesse effetto».
Il percorso esordisce con le prime testimonianze cinquecentesche realizzate su lavagne e marmi neri, caratterizzate da un buio omogeneo nel quale si sprofonda, ma sul quale risaltano i colori più vivaci. Di questa prima sezione incanta una magistrale Crocifissione del Veronese dalle collezioni dei Musei Civici di Padova, artista oltretutto figlio di Gabriele “spezapedra” da Verona, ossia uno scultore-tagliapietre, e che per questo doveva conoscere assai bene i tagli e le pietre, nonché attribuire un valore quasi intimo e familiare a questo genere di lavori.
Segue una ricca selezione di opere analoghe, tra cui la spaventosa Stregoneria di Salvator Rosa, che ci affascina con una visione demoniaca immersa nel buio di una notte pesante resa con il supporto della lavagna, oppure il delizioso Carosello notturno della corte medicea al Giardino di Boboli dipinto da Stefano della Bella con piccoli tocchi luminosi su marmo nero. E la luce che emerge da molte di queste pitture è a sua volta un gioiello, letteralmente, perché fatta d’oro, come nella delicata Madonna col bambino e San Giovannino di Jacques Stella dalle raccolte degli Uffizi.
Tra i tanti temi che la mostra affronta non manca anche l’allusione alla vivace e controversa quaestio dibattuta nel Rinascimento sulla supremazia delle arti e sulla capacità della pittura di imitare la natura. Chi primeggia, ci si domandava, tra pittori e scultori? Chi dei due può realizzare l’ideale della mimesi perfetta? Sono temi forse lontani dalle sensibilità del nostro mondo, ma che a quel tempo infiammavano gli spiriti. La pittura su pietra in questo senso sembra fornire un rimedio: utilizza il materiale della scultura come supporto di un dipinto. Sembra che in questo frangente si possano dunque deporre le armi per contemplare un genere a suo modo universale. Spesso gli artisti si fanno anche ispirare dalle venature della pietra stessa, che suggerisce con le sue forme il disegno da seguire per completare la raffigurazione, come nella magnifica Caccia al cinghiale calidonio realizzata da Antonio Tempesta su pietra dendritica e incorniciata da raffinatissimi smalti policromi, dove le naturali venature del supporto diventano i rami di una foresta innevata.
Accanto alle nuove invenzioni, gli artisti utilizzano le pietre anche per esprimere valori spirituali legati alla religione. Un esempio è quello della selezione di alabastri, rocce nobili e traslucide, che venivano spesso selezionati tra i reperti del mondo antico e dipinti con episodi tratti dalle Scritture al fine di convertire il mondo pagano. Di altissima qualità è per esempio il San Pietro salvato dalle acque realizzato su un raro alabastro marino, le cui sfumature azzurrate vengono sfruttate per restiture le rive di un paesaggio costiero.
Scavallato il secolo, il mutamento di gusti e committenze, soprattutto nella Roma di primo Seicento, reinterpreta in modo sfarzoso la pittura su pietra. Ed ecco che incontriamo capolavori di grande valore come il Davide che contempla la testa di Golia dipinto da Orazio Gentileschi a olio su lapislazzuli – tra le pietre in assoluto più costose e ricercate sia come supporto, sia come pigmento, sia come materiale per le tarsie. La stessa gemma fa da sfondo anche ad un delizioso Ritratto di fanciulla della celebre Lavinia Fontana, e poco dopo ci imbattiamo in una vibrante Annunciazione dipinta su ametista, dove il viola intenso della pietra avvolge le figure con un’atmosfera a tratti metafisica.
Valorizzate da un allestimento curato nei minimi particolari, fanno bella mostra di sé anche alcuni oggetti per la devozione privata quali altaroli e acquasantiere, che incantano con la loro ricchezza di marmi, legni ebanizzati, argento, lapis, ametiste e intarsi preziosi. Per gli amanti delle rarità, non manca infine l’opportunità di ammirare alcuni pezzi d’eccezione, come la stupefacente litoteca del cardinale Riminaldi dalle collezioni di Palazzo Schifanoia a Ferrara, un vero e proprio mobile-campionario di tutti i marmi e le pietre pregiate disponibili sul mercato di metà Settecento.
Chiude la mostra l’interessante sezione didattica Arte e natura kids, dedicata ai bambini e alle bambine dai 6 ai 12 anni, con una selezione di opere esposte ad altezza ribassata che diventano spunto per stimolare la creatività dei più piccoli.
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