Luca Coser, Bandierine, acrilico su lino, cm 110x100
Un omaggio all’osservazione errante, un invito a perdersi tra segni, colori e stratificazioni visive, reinterpretando in chiave contemporanea la lunga tradizione del flaneur, da Charles Baudelaire a Walter Benjamin. Così prende le mosse la nuova mostra di Luca Coser, in apertura oggi e visitabile fino al 18 aprile 2025 negli spazi della CRAG – Chiono Reisova Art Gallery di Torino.
Il flaneur è l’uomo che passeggia senza meta, un attento esploratore della città che trasforma il vagabondare in esperienza estetica. «L’osservatore è un principe che si gode il suo incognito ovunque. Può anche essere paragonato a uno specchio immenso come questa folla; a un caleidoscopio dotato di coscienza che, con ciascuno dei suoi movimenti, rappresenta la vita multipla e la grazia mobile di tutti gli elementi della vita. È un sé insaziabile del non sé, che in ogni momento lo rende e lo esprime in immagini più vivide della vita stessa, che è sempre instabile e fugace», scriveva Baudelaire.
Coser, nato a Trento nel 1965 e docente di disegno all’Accademia di Brera, assume questa predisposizione mentale nella sua pratica pittorica. Le sue opere si dispongono come frammenti di un discorso che si costruisce nell’osservazione: segni a matita emergono da velature quasi evanescenti, figure affiorano tra macchie di colore, mentre rimandi letterari si intrecciano con la gestualità della pittura. L’artista non racconta, non dichiara ma suggerisce, non afferma, lascia spazio alla scoperta.
Le sue tele, intrise di riferimenti culturali che spaziano dal cinema alla fotografia, trovano nella letteratura mitteleuropea una bussola interiore. Thomas Bernhard e Bohumil Hrabal sono presenze sottili, echi che influenzano l’approccio visivo e narrativo dell’artista. Come le frasi interrotte o ripetute dello scrittore austriaco e le narrazioni erratiche dell’autore ceco, anche Coser costruisce un linguaggio in cui la suggestione prevale sulla definizione, il frammento sulla compiutezza.
Il percorso espositivo si fa dunque esperienza di svelamento graduale: i visitatori sono invitati a camminare tra le opere senza cercare una chiave univoca, lasciandosi piuttosto avvolgere dal ritmo visivo, dai silenzi e dai dettagli nascosti tra le trame della pittura. Il doppio cammino dell’artista e dello spettatore si intreccia in un gioco di riflessi: lo sguardo dell’osservatore completa l’immagine, restituendole una vita sempre mutevole, proprio come accade nelle città osservate dal flaneur.
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