Categorie: Mostre

Mark Tobey, nell’universo della pittura: la mostra alla Galleria Ingenito di Milano

di - 21 Marzo 2024

Un viaggio alla scoperta della pittura nel Novecento, da percorrere fino alle sue radici: Armonie Interiori è il titolo della mostra dedicata all’artista statunitense Mark Tobey, visitabile dal 21 marzo all’11 maggio 2023, presso la sede di Milano della Galleria Andrea Ingenito Contemporary Art.

L’influenza nella pittura contemporanea

Nato a Centerville, Wisconsin, l’11 dicembre 1890, Tobey è considerato un innovatore del linguaggio pittorico ed è stato un precursore dell’Espressionismo Astratto, che fu il primo movimento artistico tipicamente statunitense, individuato dal critico d’arte Alfred Hamilton Barr Jr e sviluppatosi parallelamente all’Informale europeo. Lo stesso Jackson Pollock, l’artista più rappresentativo di quella corrente, che fu anche culturale e scaturiva da particolare condizioni sociali – erano gli anni del New Deal di Franklin Roosevelt – conobbe i lavori di Tobey grazie a una mostra personale alla Willard Gallery di New York nel 1944 e dopo poco iniziò a perfezionare la tecnica del dripping, con la quale avrebbe realizzato le sue opere più celebri, dando vita all’action painting.

Mark Tobey , Fall 1957, tempera su cartoncino cm 31×34

Nonostante l’ascesa dell’espressionismo astratto a New York, dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tobey mantenne la sua caratteristica pittura meditativa, prediligendo il piccolo formato e rifiutando di allinearsi a qualsiasi gruppo artistico della città. La sua fama superò i confini nazionali, trovando risalto in Europa con mostre significative, quali alla Tate Gallery di Londra nel 1956 o le diverse mostre alla Galerie Beyeler di Basilea, tra le altre.

L’influenza di Tobey raggiunse successivamente artisti di fama internazionale come Mark Rothko, Willem de Kooning, Morris Graves, Lee Krasner e in anni successivi fu d’ispirazione anche all’arte di Keith Haring. Uno degli elementi distintivi dell’arte di Tobey era la sua abilità nello “scrivere” masse di calligrafie con pennelli sottilissimi, tempera e inchiostro Sumi, creando un “multiple space” definito attraverso la luce. È così che nacque anche la tecnica del white writing, scrittura bianca, ispirata dai suoi viaggi in Cina e in Giappone e all’avvicinamento del culto religioso monoteista Baha’i, che trasforma la superficie della tela in un territorio multidimensionale e dinamico.

La mostra di Mark Tobey alla Galleria Ingenito

La mostra alla Galleria Andrea Ingenito nasce in collaborazione con l’Archivio Hachmeister di Mark Tobey e con alcune importanti collezioni private italiane e straniere. In esposizione, una selezione di lavori che spazia tra le sfumature più sottili e simboliche dell’arte di Tobey. Nella sala principale della galleria saranno presenti 15 opere uniche rappresentative del lavoro dell’artista, tra cui World of Stones – del 1959 – esposta in una delle più importanti mostre personali di Tobey al Musée d’Art Décoratif di Parigi nel 1961. Nella seconda sala saranno invece esposte altre dieci opere, in edizione numerata, di grande qualità.

«Tobey ha catturato l’essenza dell’esperienza umana in modo non verbale, trasmettendo emozioni attraverso forme e colori che vanno oltre il mero linguaggio. Ha lasciato un’eredità duratura nel mondo dell’arte, sviluppando uno stile unico che abbraccia diverse fasi creative e influenze culturali», spiegano dalla galleria. «Un’ esplorazione di temi di spiritualità e interconnessione umana, intrisa di simbolismo e che trasmette un senso di armonia e pace interiore».

Mark Tobey, Over the hills 1960, tempera su cartoncino cm 36×43,5

Biografia di Mark Tobey

Dopo una fase iniziale come disegnatore di moda a New York e gli studi all’Art Institute di Chicago nel 1913, Mark Tobey intraprese un viaggio che lo condusse nel nord-ovest del Pacifico, nel 1921. Profondamente influenzato dalle culture native americane e orientali, Tobey coltivò la passione per gli artefatti delle tribù Tlingit e Haida, contribuendo in seguito alla creazione della serie dei Totem negli anni ’60.

Il percorso artistico di Tobey evolse a partire dai primi quadri city paintings, agli space paintings, alle meditations degli anni ’50 e ai microcosmi molecolari, che evidenziarono la sua versatilità e profondità concettuale.

Tobey partecipò alla Biennale di Venezia nel 1948, nel 1956, nel 1958, quando gli fu assegnato il Gran Premio per la pittura, e nel 1964, dove rappresentò gli Stati Uniti insieme ad artisti eccellenti come Mark Rothko. L’impatto di Tobey si estese anche alla scena artistica italiana, influenzando artisti spazialisti come Lucio Fontana, Tancredi Parmeggiani e Antonio Sanfilippo.

Le mostre dedicate a Mark Tobey hanno rappresentato un’opportunità unica per il pubblico per conoscere il suo universo artistico. Una delle mostre più significative è stata la retrospettiva presso il MOMA – Museum of Modern Art di New York nel 1962 e una collettiva al The Solomon R. Guggenheim Collection di New York, che ha offerto una panoramica completa della sua carriera e ha contribuito a consolidare il suo status come uno dei grandi maestri dell’arte astratta.

Tra le più recenti e importanti mostre ricordiamo quella alla Galerie Carzaniga di Basilea nel 2015, al Peggy Guggenheim Collection di Venezia nel 2017 e alla Hachmeister Galerie nel 2022 che hanno contribuito, insieme a importanti collezioni come quella della Fondazione Beyeler di Basilea, a mantenere viva la sua eredità artistica per le generazioni future.

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