Daniele D'Acquisto, LOG R-D-A, veduta della mostra presso Gagliardi e Domke, Torino. Nell'immagine, opere del ciclo GoRe (2008_2010). Ph. Paolo Robino
RDA, DAR, RAD, DRA, DRRA, RADR, RRADDA, DARRAD non sono combinazioni di strutture genetiche o di programmi informatici ma alcuni dei titoli del nuovo ciclo di opere di Daniele D’Acquisto (Taranto, 1978), acronimi delle tre parole che costituiscono il principio della mostra LOG: Ricerca, Display, Archivio, visitabile fino al 20 ottobre nella galleria Gagliardi & Domke di Torino. La ricerca artistica si coniuga alla pratica curatoriale focalizzandosi su alcune opere precedentemente presentate e depositate nell’archivio della galleria, conservate in grandi casse di legno. I contenitori delle opere, in questa occasione, si elevano a livello delle stesse opere che custodiscono. Trasportati nello spazio espositivo, messi in relazione con esso, sono ricoperti dall’artista da pannelli di legno che ne mascherano parzialmente la natura.
L’installazione scultorea site specific diventa un nuovo display su cui Daniele D’Acquisto espone alcune delle immagini documentali dei lavori da lui precedentemente prodotti, custoditi all’interno delle stesse casse. Le fotografie, ridimensionate in un linguaggio installativo scultoreo, sono frammentante, simboleggiando la variabilità della forma ma allo stesso tempo l’inalterabilità del contenuto. Le parti dei documenti d’archivio sono mantenute concettualmente insieme da incroci di strisce di scotch registrati in studio e trasferiti su materiali rigidi come metallo o legno. L’artista si concentra sul nastro adesivo, materiale onnipresente in qualsiasi studio, oltre che strumento utile per completare l’archiviazione delle opere, dimostrando di riporre attenzione ad oggetti basilari considerati alla stregua di altri.
Ne è un esempio Bk6 (2020), una delle sculture sottratte dalla protezione delle casse, esposta nello spazio espositivo ma riadattata ad una nuova forma, poiché le opere si devono adeguare allo spazio in cui vengono inserite. La scultura è composta da un canestro da basket il cui anello in metallo, fondamentale per la sua funzione, viene modificato dall’artista in una forma apparentemente inutile che ne decostruisce l’oggetto. La rete in cotone, elemento secondario di perfezionamento, diventa invece il punto focale dello studio dell’artista.
La mostra, come suggerisce il termine LOG, rappresenta un archivio di sintesi della carriera artistica di Daniele D’Acquisto. Strings (2011-2013) è forse l’opera che rappresenta di più la sua ricerca, una organica installazione di legno che si snoda nello spazio espositivo del piano superiore della galleria, avvolgendo oggetti come mobili, pneumatici, tronchi, avvinghiandosi ad una scala come un serpente. L’opera è una porzione in scala ridotta di una installazione più ampia che idealmente potrebbe crescere senza sosta.
Lo spazio è un elemento fondamentale per D’Acquisto e le sue opere lo occupano in maniera discreta, senza dominarlo ma ponendosi in relazione sinergicamente. Nella serie Regola (2016-2017) sagome astratte, la cui misura ridimensionata è stata prelevata dalla struttura di un antico mobile di famiglia, sono installate lungo le travi della stanza, diventando un prolungamento dell’architettura stessa. Al piano superiore della galleria sono presenti due opere più datate appartenenti a GoRe (2008-2010), la realizzazione in 3D della registrazione delle onde sonore della celebre frase del film Apollo 13 diRon Howard: Ok, Huston, We’ve had a problem here e della citazione Sì può fare! tratta dal divertente Frankestein Junior (1974) di Mel Brooks. Le sculture sono poste al centro della stanza riducendo la loro presenza al minimo e diventando un ponte tra arte contemporanea e cinema cult.
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