Toshi Yoshida (1911- 1995) Four Season: Summer Half Moon Bridge 1941
Ai Musei di San Salvatore in Lauro, a Roma, fino al 15 giugno, arriva l’arte nipponica dei primi del ‘900 con la mostra Shinhanga, Una rivoluzione nelle Stampe Giapponesi. La mostra è curata da Paola Scrolavezze, direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, in collaborazione con Fusako Yoshinaga, direttrice della galleria Nihonlux di Tokyo.
Sono 120 le opere divise nelle quattro sale espositive: stampe, xilografie, fotografie, oggetti d’arredo e kimono provenienti da collezioni private e dalla prestigiosa Japanese Kensigton Gallery di Londra.
Ma cos’è esattamente lo Shinhanga? È un movimento artistico nato in Giappone nel 1916, che segna l’inizio di una vera e propria rivoluzione. Diverso dallo ukiyoe, corrente che celebrava la cultura borghese del XVII secolo con paesaggi iconici, personaggi celebri e geishe, lo Shinhanga al contrario vuole dare risalto alla vita quotidiana.
Gli scenari e l’estetica cambiano radicalmente: donne comuni come insegnanti e impiegate sono ritratte nei bijinga; i paesaggi rurali e gli scorci di città e di campagna rappresentano un paese che in quegli anni inizia ad aprirsi lentamente all’Occidente, cercando di trovare un equilibrio tra la modernità e le tradizioni.
La mostra guida il visitatore attraverso il Giappone di quell’inizio secolo, esaminandone le trasformazioni e gli sconvolgimenti storici: uno su tutti, il terremoto del Kantō del 1923. Il sisma, al centro dell’esposizione, rase al suolo Tokyo, Yokohama e diverse zone limitrofe con un notevole impatto sulla società giapponese e sullo sviluppo degli Shinhanga.
L’immaginario degli artisti dell’epoca cambiò profondamente e nelle xilografie di quegli anni emergono la solitudine, le strade deserte, la paura, la lotta incessante tra l’uomo e gli elementi naturali. La mostra racconta di paesaggi piovosi e innevati, di scene di vita quotidiana, di pagode e templi circondate dai ciliegi in fiore, ma compaiono anche angoli di città occidentali come Venezia o Londra. Non è un caso. È il risultato della fascinazione crescente del Giappone verso quell’Occidente tanto idealizzato e sognato anche grazie ai romanzi ottocenteschi arrivati in Oriente. È l’inizio di un nuovo tempo.
«Gli Shinhanga, in un momento cruciale dello sviluppo culturale del Giappone moderno, raccontano un paese che si apre allo sguardo e all’influsso dell’Europa – dice Paola Scrolavezza, curatrice della mostra – I grandi maestri di questa corrente rivoluzionaria non solo fanno proprio il gusto per l’esotico dei viaggiatori stranieri, offrendo loro squarci estetizzanti del Sol Levante segreto, ma si trasformano essi stessi in viaggiatori curiosi, cristallizzando nelle stampe scorci d’Occidente che conservano la freschezza della prima scoperta. E ai ciliegi in fiore e alle vedute del Fuji si affiancano con naturalezza le piramidi di Gaza e i canali di Venezia».
Artisti come Itō Shinsui, Kawase Hasui, Hashiguchi Goyō diventano viaggiatori, si spingono in Occidente alla ricerca di quella modernità che traducono nelle loro stampe. Sono immagini di grande fascino, con colori accesi e contrasti drammatici ma allo stesso tempo intrise di una certa nostalgia per quel Giappone che sta inevitabilmente cedendo il passo al futuro.
La mostra Shinhanga è un invito a osservare il Giappone durante uno dei periodi più importanti della sua storia, è un’occasione preziosa per perdersi in un tempo sospeso, fatto di colore, silenzio e modernità in divenire.
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