Categorie: Mostre

Temporal Displacement, una collettiva diacronica alla Address Gallery di Brescia

di - 10 Maggio 2022

Cosa resta del tempo? Segni. Lettere, alfabeti, sintagmi, simboli, impronte, graffiti, memorie, allusioni, reliquie. Una mostra cognitivo-assertiva che fa il punto sullo sviluppo del discorso artistico di giovani autori dagli anni ‘90 a oggi. Un periodo che ha visto la crisi di riferimenti culturali-valoriali e che alla fine, con la pandemia, è arrivato quasi a occultare la presenza e il lavoro degli artisti.

Nella valutazione del presente, il tempo segna un lasso di incognito sviluppo artistico, marcato dal tentativo di ricostruire, sulle macerie del pensiero, nuovi discorsi e modi di agire. Il fattore comune alle opere appare essere l’uso di segni testimoni di tempi e tradizioni – di lasciti del passato, di riuso degli elementi naturali e di quelli di scarto del consumismo, di storia, di favole e miti – assemblando in modo delicato e poetico (talvolta crudo) diversi elementi presi dal quotidiano e dalla natura: incisioni corrosive, evocazioni pittoriche, artigiane, della tradizione, storiche, rimontaggi di “pezzi travisati” in modo evocativo, ironico.

Una declinazione diacronica, personale, con semantemi carpiti al passato e all’esperienza individuale. Nelle sale “si coglie l’attimo”, come in un fermo immagine cinematografico dove il contesto fluttua immobile mentre solo il protagonista, il visitatore, si muove nello spazio, nella delicatezza concettualmente densa di opere e allestimento.

Così dall’inizio – in sequenze come a “cori battenti” tra le sale – incontriamo lavori di incisione sulla materia, impronte e graffiti di aggressiva delicatezza (De Megni su pietra; Cavadini segni di paesaggi interiori su plexiglass; Meoni su velluto cangiante con la pressione in forme evanescenti; Sala con la litografia; Cristiani su resina di drammatica compostezza; Di Liberto con un sacello in negativo, impronta storica su spugna sintetica; Manzoni con lievo di figura di uccello da superficie in plexiglass); sculture massive con pezzi riassemblati e travisati (Rigoni con “legni” trasformati nel significato; De Bernardi con orologio che dichiara il suo errare e ironici modelli architettonici; Bocca con oggetto d’uso mutato in presenza fantascientifica fluttuante; Lunghi con componenti d’uso distopici;); sculture da elementi di scarto e naturali, con una “naturale”leggerezza compositiva (Manzoni con totem di oggetti trovati e un’appensione di trappola da caccia; Dicorato con assemblaggi “magici” di tubi e fiori o di endoscheletro e simboli votivi); sculture di trasformazione di forme (Ghirardelli con acciaio e lacerti di forme classiche in gesso);composizioni politematiche evocative (Orombelli con oggetti di scarto “affrescati” di delicata composizione ritmica; Celli con frammenti figurativi in ceramica di rimando alla tradizione); opere di pittura da parete (Rosso con olii su tela di inquieto richiamo onirico-fiabesco; Selimbasic con dettagli realistici quasi infantili nella sensualità; Russolo con misteriose “mappe ancestrali” polimateriche su cotone; Cima con un fantascientifico paesaggio “settecentesco”; bn+Brina Novara con una pittorica meditazione sulla morte a due mani); video installazione (Parati con “l’attesa delle attese” in un aeroporto deserto di notte); citazioni in forma di lapidi distopiche (De Megni con pietra istoriata d’inciampo; Marcelli Pitzalis con stendardo in seta con monito poetico).

Una mostra che gestisce e analizza le contraddizioni, assumendole come elementi unificanti di poesia, di limpida fruizione, fiduciosa nello sviluppo.

TEMPORAL DISPLACEMENT, , fino all’1 giugno 2022, The Address Gallery, Brescia.
A cura di Arnold Braho, con Francesco De Bernardi, Andrea Bocca, Marina Cavadini, Beatrice Celli, Francesco Cima, Lucia Cristiani, Davide Dicorato, Nicola Ghirardelli, Lorenzo Lunghi, Giuseppe Di Liberto, Edoardo Manzoni, Ludovico Orombelli, Luca Marcelli Pitzalis, Gaia De Megni, Leonardo Meoni, bn + BRINANOVARA, Marco Rigoni, Giuliana Rosso,Virginia Russolo, Riccardo Sala, Adelisa Selimbasic, Valentina Parati.

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