Il laboratorio della Carta Hanji di Roma. © Miriana Pistillo, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Per un cittadino coreano, la carta chiamata “Hanji” è l’equivalente di quello che per noi è la dieta mediterranea: ci parla di consuetudini, condivisione e generazioni. Non a caso, entrambe fanno parte della grande famiglia UNESCO, casella “immateriale”. E la parola più pericolosa, dal punto di vista della tutela di questo tipo di patrimonio, è il disuso; da qui, l’interesse del governo coreano nel promuoverne la conoscenza oltre i propri confini. Ci si potrebbe chiedere perché proprio a Roma. La risposta è nel fatto che qui c’è l’unico laboratorio europeo specializzato nella produzione di questo tipo di carta, tanto da esser diventato, negli anni, il punto di riferimento per artisti e restauratori: pare che, per la sua longevità e resistenza, questa carta sia chiamata “dei mille anni”. Così, è nata una convergenza tra l’Istituto Culturale Coreano, l’Accademia di Belle Arti di Roma e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, che ha aperto le porte del Museo Carlo Bilotti fino al 22 maggio prossimo.
In mostra ci sono 50 artisti italiani e coreani, molti affermati (come Bruna Esposito), altri alle prime armi, ed è il caso di alcuni studenti della stessa Accademia. Dunque, dove trovare la trama e l’ordito di questo percorso? Nella possibilità di imparare una pratica. “Carta Coreana” non è, infatti, una mostra di artisti che hanno lavorato sulla carta, ma un progetto che pensa a trasmettere un patrimonio: «Per me, la mostra è stata prima di tutto il tirocinio di ogni artista in laboratorio», spiega il professor Claudio Libero Pisano, docente di Museologia e coordinatore del progetto. In mostra, è rimasto qualche eco di quell’esperienza, quel momento in cui la nuova pratica è ancora sospesa e non fa ancora parte del bagaglio personale dell’artista. È il caso, ad esempio, di Elena Nonnis, che ha cucito con un filo nero i ritratti dei suoi colleghi al lavoro sulla carta.
O di Sonia Andresano, la cui voce tenta di imitare i rumori di fabbricazione: abbiamo così scale inondate di risciacqui e di filigrana. Poi c’è anche chi, come Simone Cametti, ha continuato a testare personalmente la temerarietà del mezzo: mettendo la carta sotto una teca di vetro e a contatto con il fuoco, il materiale si carbonizza; eppure, nel museo non avremo cenere, ma coniglietti neri di origami, che abitano di soppiatto i suoi due piani.
Questa mostra è dunque il racconto di un processo, almeno per gli artisti italiani. Non è un caso che, per le opere nate da mano coreana, si faccia quasi fatica a capire dove la carta smette di esser tale, per diventare magari una tenda (quasi metallica), un oggetto che sembra (ma non è) plastica, o un’installazione. Per chi invece ha lavorato su un materiale così nuovo, la fortuna sta nell’incrociare l’inedito con la propria narrativa. Accade a Marina Paris che somma in un collage architetture brutaliste coreane ed europee: vi si possono riconoscere Pyongyang o Nervi, tutti fusi in un buco nero di spazio.
“Carta Coreana” è un progetto del Dipartimento Didattica e Comunicazione dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Roma e i curatori sono gli stesso studenti del biennio, coordinati dal già citato Pisano e dal professor Riccardo Ajossa. A chi studia, l’onere di gestire e firmare tutte le fasi espositive, tecniche e non. Un largo ai giovani che sa di vero.
Qui tutti gli artisti invitati: Riccardo Ajossa, Sonia Andresano, Simone Bacco, Zaelia Bishop, Elena Bordacconi, Cho Byung-Guk, Giulia Cabassi, Simone Cametti, Park Chul, Adelaide Cioni, Marco Colazzo, Iginio De Luca, Stanislao Di Giugno, Park Dongsam, Bruna Esposito, Kim Eun-Hee, Jang Eung-Yeol, Elisa Garrafa, Iulia Ghita, Fabio Giorgi Alberti, Luca Grechi, Matilde Guarnieri, Lee Gun-Hee, Bahar Hamzeh Pour, Jeon Hyekyoung, Claudia Hyunsook, Lee Ji Hyun, Jung Ji Youn, Kim Jungsoon, Kim Keum-Ja, Felice Levini, Silvia Lo Presti, Olivia Magnani, Oh Myung Hee, Elena Nonnis, Marina Paris, Gianna Parisse, Alessandro Piangiamore, Maria Pia Picozza, Gioacchino Pontrelli, Eugenio Ranieri, Rojo & Kreß, Claudia Roma, Alessandro Sarra, Alice Schivardi, Caterina Silva, Donatella Spaziani, Choi Sung-Rok, Lee Sunkyung, Michele Tocca, Kim Weon-Ja, Kim Yang-Hee, Moon Yeon-Hee, Kang Young-Sook, Hanji Development Institute. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, a ingresso gratuito.
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