Categorie: Mostre

Una panoramica sul contemporaneo: la collezione Iannaccone apre a Palazzo Reale di Milano con una grande mostra

di - 9 Marzo 2025

Fino al 4 maggio 2025, l’esposizione Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. 80 artisti contemporanei mostrerà al pubblico alcuni dei più influenti protagonisti della scena artistica contemporanea. Otto anni dopo la rassegna alla Triennale Milano, incentrata sugli artisti italiani del ‘900, Iannaccone torna a condividere la sua collezione, questa volta con una selezione di opere contemporanee mai esposte prima.

Paola Pivi, Senza titolo, Asino, 2003. Stampa fotografica montata su dibond

Curata da Daniele Fenaroli con il supporto scientifico di Vincenzo De Bellis, attraverso oltre 140 opere, la mostra rappresenta un’occasione unica per ammirare i lavori di artisti come Cindy Sherman, Lynette Yiadom-Boakye, Nan Goldin, Nicole Eisenman, Kiki Smith, Marc Quinn, Lisetta Carmi e Francesco Vezzoli. L’esposizione è articolata in 11 sezioni tematiche, ognuna con una narrazione connessa alle altre, creando un percorso unitario che esplora le molteplici sfaccettature della società contemporanea. Identità, rappresentazione del corpo, multiculturalismo e il rapporto tra innovazione e tradizione emergono come temi centrali.

Cindy Sherman, Untitled, 2010-2012 (#555)

Si parte da Cindy Sherman e i suoi Untitled Film Stills degli anni Settanta, fotografie in bianco e nero che giocano con gli stereotipi femminili dei film anni Cinquanta e Sessanta. Seguono artisti come Nan Goldin, Lisetta Carmi, Lisa Yuskavage, Piotr Uklański, Roberto Cuoghi e Grayson Perry, che da sempre lavorano attorno ai concetti di corpo, identità e trasformazione.

Marc Quinn, Kiss, Ph. Paolo Vandrasch

Al centro della mostra vi è il ritratto umano, un genere che, se un tempo era legato alla committenza e alla rappresentazione dello status sociale, nella modernità si è trasformato in un mezzo espressivo più intimo e soggettivo, capace di indagare la psicologia individuale e il ruolo dell’essere umano nella società. Nelle opere in esposizione, il ritratto diventa uno strumento privilegiato per riflettere sull’identità e sulla costruzione del sé in un mondo sempre più interconnesso e frammentato. Ne sono testimonianza i lavori di Francesco Gennari, Elizabeth Peyton, Paulina Olowska, John Currin, Michaël Borremans, Marcello Maloberti, Victor Man, Catherine Opie, Rineke Dijkstra, Liu Xiaodong e Juan Muñoz.

Margherita Manzelli, S, 2000, Olio su lino Ph. Paolo Vandrasch

Questa dimensione umana viene approfondita attraverso diverse linee tematiche che esplorano il rapporto tra uomo e animale, la dimensione politica e sociale dell’individuo, i rapporti di potere e le molteplici espressioni culturali e tradizionali. La mostra accosta artisti affermati a talenti emergenti, creando un dialogo fatto di simmetrie e contrasti, con l’obiettivo di restituire il clima contemporaneo, il nostro essere nel mondo oggi. In questo contesto, le opere di Paola Pivi, che utilizza la figura animale per sovvertire aspettative e suscitare meraviglia, dialogano con quelle di Allison Katz, Pietro Moretti e Francesco Gennari, che riflettono sulla rappresentazione dell’animale come alter ego dell’uomo.

Francesco Vezzoli, La signora Bruschino, 2006, Laser in b-n, ph. Paolo Vendrasch

Allo stesso modo, le narrazioni di comunità raccontate da Adrian Paci, Marinella Senatore e Massimo Bartolini si intrecciano con i lavori di Iva Lulashi e Os Gêmeos, dando vita a un linguaggio visivo che celebra la forza del gruppo e la resilienza collettiva. Non mancano riferimenti alla rappresentazione della figura nera, alle tematiche riguardo l’identità LGBTQIA+, puntando i riflettori sul contributo essenziale di alcuni artisti nel ridefinire il linguaggio visivo contemporaneo.

Marinella Senatore, The School of Narrative Dance: Little Chaos #2, 2013, Stampa su carta Hahnemühle, 160×300 cm. Photo Credit Studio Vandrasch. Courtesy l’artista e Collezione Giuseppe Iannaccone

Il percorso si conclude con una serie di figure distese e abbandonate: nei lavori di Patrizio Di Massimo, Margherita Manzelli e Roberto De Pinto, i corpi appaiono vulnerabili, stanchi, come se, al termine del viaggio espositivo, l’uomo avvertisse il bisogno di fermarsi e prendersi una pausa. Il tempo sembra sospeso in una dimensione onirica.

Installation views, DA CINDY SHERMAN A FRANCESCO VEZZOLI. 80 artisti contemporanei, 2025, Palazzo Reale, Milano. Ph. Studio Cucù

La dimensione pittorica è preponderante, con poche installazioni, fatta eccezione per le sculture di Giulia Cenci, Kiki Smith, Nathalie Djurberg & Hans Berg e Marc Quinn. Nel complesso, si ha la percezione che le opere siano sospese tra un realismo dettagliato e un immaginario onirico. Da un lato, l’allegoria, la mitologia e la leggenda; dall’altro, la storia, la politica e la società si intrecciano in un continuo confronto, offrendo una visione stratificata e sfaccettata della condizione umana e sociale attuale. Tuttavia, l’allestimento a tratti potrebbe risultare un po’ denso e non sempre valorizza appieno i singoli lavori, sacrificando in parte la loro forza espressiva.

Installation views, DA CINDY SHERMAN A FRANCESCO VEZZOLI. 80 artisti contemporanei, 2025, Palazzo Reale, Milano. Ph. Studio Cucù

Avvocato di fama, presidente del suo omonimo Studio milanese e collezionista appassionato, Giuseppe Iannaccone inizia a collezionare opere negli anni Ottanta, con un interesse per l’arte moderna italiana del periodo tra le due guerre. Col tempo, il suo sguardo si amplia fino a includere l’arte contemporanea, in un’evoluzione naturale guidata dalla curiosità intellettuale e dal desiderio di confrontarsi con il presente. Attento ai nuovi talenti, sostiene giovani artisti, ospitando mostre nel suo studio in Piazza San Babila.

Giuseppe Iannaccone, Palazzo Reale, Milano. Ph. Studio Cucù

Nato ad Avellino e trasferitosi a Milano negli anni Settanta, ha instaurato un profondo legame con la città, che questa mostra corona anche simbolicamente. La collocazione al piano terra di Palazzo Reale, affacciata direttamente sulla piazza, sembra quasi sottolineare il legame inscindibile tra la sua collezione e il tessuto urbano, tra l’arte e la città.

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