Valentina per Modit, 1985, Inchiostro di china su carta (fronte e retro), 48 x 33 cm; Courtesy of Archivio Crepax
GUIDO CREPAX. Sogni, Giochi, Valentina. 1953-2003: un’ampia, importante mostra su Guido Crepax – come grande vulcanico artista – accanto ad un’altra, sulle tavole di illustrazione che fanno parte dell’archivio della “Editrice La Scuola”, che segna una sorta di premessa. Il titolo è eloquente: Mondi, viaggi, storie… e poi c’è Jacovitti!
Le illustrazioni dall’archivio dell’Editrice La Scuola. La qualità del progetto – entrambe le mostre sono in corso fino al 15 febbraio al Museo di Santa Giulia di Brescia – può essere colta appieno considerandolo descrittivo di una parabola storica, recente e permeante: quella di una generazione (ad esempio di chi scrive, ma anche le successive) educata sui banchi di scuola con testi e illustrazioni del tipo dell’Editrice La Scuola, e che dall’adolescenza in poi – dal 1965 agli anni Settanta e oltre – aveva proseguito la sua auto-formazione, anche attraverso il fondamentale periodico, “linus”, dove Valentina di Crepax, assieme ad altri fumetti e strisce, conquistava la notorietà diffusa, rappresentando stimoli, inquietudini, interessi di quel periodo di sviluppo, per farne canoni di riferimento estetico e intellettuale fondamentali e duraturi.
Curata da Ilaria Bignotti e Alberto Fiz, la mostra di Crepax illumina la sua dimensione di artista a tutto tondo, partendo da quella più nota di fumettista colto, instancabile, sofisticato, capace di cogliere e tradurre sulla carta psicanalisi, rivoluzione sessuale, dubbi, gioco, politica, arte.
Nella selezione di grafiche originali, si coglie come ogni pagina delle storie sia concepita come opera grafica e narrativa in sé, tanto da riportare sempre la firma in calce. Si tratta di con studiate composizioni costruite come un’architettura di immagini, di frame cinematografici, quasi “polittici” di tavole a sé stanti, in chiave psicanalitica e surrealista, di matrice colta e sofisticata, ma sempre funzionale alla narrazione, sia complessiva che particolare del frammento. Uno stile grafico che sembra partire da quello delle incisioni mitteleuropee dei primi del Novecento, che si fondono strettamente con i riferimenti all’Espressionismo cinematografico di Murnau, al Dottor Jekyll e Mr Hyde, alle Metamorfosi di Kafka che ad esempio aprono la mostra.
Anche la grafica ha una sua metamorfosi, man mano che procedono la rivoluzione dei costumi (di cui Valentina è icona), le contaminazioni narrative di fantascienza, le straordinarie inclusioni di Valentina stessa con le opere d’arte (ad esempio la metamorfosi in scultura di Henry Moore); ma questi sono solo cenni delle molte tavole e dei temi della mostra, nel solco della volontà dell’artista di far leggere i fumetti anche a chi li rifiuta, mentre giunge a dar senso alle storie anche senza che si leggano i testi, che sono quasi dettagli di suggestione.
La mostra propone grafiche sorprendenti nell’elaborazione policroma di giochi di gruppo, di piccoli teatrini di scenografie, di straordinarie immagini di battaglia (con affollamenti di lance come nei dipinti del Quattrocento) con una grande qualità di definizione. E poi numerosi esempi dell’attività di Guido Crepax nel campo della grafica pubblicitaria (che “sosteneva la famiglia”, come racconta il figlio), della musica, della televisione, di partecipazione alla vita politica.
Di qui il senso di antecedenza storica, spesso in antinomia, dei bozzetti dell’editrice La Scuola, nella mostra curata da Michela Valotti e Anna Piergentili, con la capacità di illustrare, in chiave didattico-didascalica, favole e realtà agli scolari. Iniziando con immagini elementari o anche razionalmente progettuali, come Munari, per arrivare al percorso surreale e ironico, ma più “domestico” rispetto a Crepax, di Jacovitti.
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