How do we begin? È l’interrogativo proposto come titolo della prima edizione della triennale d’arte contemporanea cinese che avrebbe dovuto lanciare il nuovo X Museum a Pechino, nel mese di marzo. Come rispondere alla domanda? Purtroppo, le misure cautelative contro il coronavirus hanno impedito di ricevere una risposta concreta, dato che i musei e le gallerie d’arte cinesi sono rimasti chiusi per tutto questo periodo e solo ora, lentamente, alcuni stanno riaprendo.
Ma il ventiseienne Michael Xufu Huang, giovanissimo fondatore del museo e collezionista, ha deciso di anticipare l’evento proponendo un sito internet che offra la possibilità di visitare uno spazio fruibile virtualmente. La pagina web, creata dall’artista Pete Jiadong Qiang, è una piattaforma interattiva piena di informazioni sugli eventi e sul luogo. L’interfaccia, come una sorta di videogioco, permette ai giocatori di trovare nuovi percorsi, superando le leggi della fisica e dell’architettura. L’utente, infatti, con un semplice click può accedere a portali diversi e cambiare continuamente prospettiva, proiettandosi in spazi grafici che rievocano vagamente la forma fisica del museo.
Xufu Huang, la cui collezione comprende opere di artisti come Lawrence Abu Hamdan, Jesse Darling e Amalia Ulman, su Artnet ci tiene infatti a sottolineare: «Non è una riproduzione virtuale della nostra architettura fisica, ma piuttosto un’estensione del nostro programma in una dimensione digitale». Un lavoro notevole, che si pone non solo come soluzione a una situazione difficile, ma come una progettazione in grado di espandere le possibilità del museo attraverso la gamification, ovvero utilizzando elementi mutuati dai videogiochi e tecniche di game design in contesti solitamente non ludici. L’idea è in lavorazione già dall’anno scorso e segue la filosofia dell’X museum, interessato a seguire progetti innovativi che includano il web. Il sito ospiterà anche delle mostre, sostenendo progetti curatoriali realizzati esclusivamente online da artisti in collaborazione con altre istituzioni.
L’ambiziosa triennale prende come tema lo “zeitgeist of the millennial”. La curatrice Poppy Dongxue Wu ha sottolineato come l’argomento della mostra esamini lo sviluppo delle tecnologie e il modo in cui queste incidono sui mezzi di produzione. Per l’evento, saranno presentati 33 giovani artisti cinesi emergenti, da Cui Jie, nota per i suoi paesaggi futuristici, a Guan Xiao, che realizza installazioni ironiche abitate da stravaganti sculture in bronzo, che verranno premiati da una giuria composta da Diana Campbell Betancourt, direttore artistico della Samdani Art Foundation, Kate Fowle, direttrice del MoMA PS1, Zhang Zikang, direttore dell’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, Hans Ulrich Obrist, direttore delle Serpentine Galleries di Londra.
Perciò, se la domanda “How do we begin?” è in attesa di concretizzare la sua risposta in data da definire – e in questo momento è decisamente significativa –, l’X Museum gioca d’anticipo grazie al web, svelando in anteprima un nuovo “spazio” artistico in grado di avvicinare il pubblico di Pechino e molto oltre, sfruttando un approccio innovativo.
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