Accademia Carrara Bergamo, credits Zepstudio
Nel corso degli anni Accademia Carrara è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante nel panorama museale italiano per il carattere qualitativo e internazionale dei suoi progetti e, con l’insediamento della direttrice Maria Luisa Pacelli, ha presentato MONDO CARRARA, un progetto biennale che si proietta al futuro con pluralità di obiettivi e intenti. Da un lato, il programma esalta il patrimonio del museo, riaffermando il valore fondamentale all’interno della comunità, dall’altro, rafforza i legami già solidi con istituzioni nazionali e internazionali, tessendo al contempo nuovi rapporti. Progetti ambiziosi e diversificati, dalla tutela del patrimonio locale come l’esposizione della Pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto in occasione dei restauri dell’omonima chiesa, alla riunione del mazzo di tarocchi Colleoni, in mostra da febbraio 2026, grazie all’eccezionale prestito di The Morgan Library di New York e di una collezione bergamasca.
Inoltre, ci sarà spazio anche per una mostra dedicata alla pittura su pietra tra Cinque e Seicento. A conclusione del programma biennale, ci sarà un progetto dedicato al fondatore Giacomo Carrara (Bergamo, 1714-1796) che sottolinea il forte legame con il territorio. Il programma si arricchisce, oltreché delle tante attività quotidiane della Carrara tra studio, conservazione, restauri, servizi educativi, comunicazione anche di progetti speciali, compresi quelli previsti nei Giardini PwC, lo spazio green che si prepara a vivere la sua prima stagione primaverile ed estiva nel 2025. Di scelte, motivazioni, pratiche curatoriali e visioni future ce ne ha parlato la direttrice in questa intervista.
Partiamo proprio dall’esposizione corrente, visitabile in Accademia Carrara fino al 31 agosto: Dentro Lorenzo Lotto. Quale la storia dietro al progetto del maestro veneziano, e quale l’importanza della Pala di San Bernardino nella produzione dell’artista?
«Nel 2025 ricorrono i 500 anni dalla partenza di Lotto da Bergamo, città dove trascorse 12 anni della sua vita, forse uno dei periodi più felici di tutta la sua produzione artistica. Accademia Carrara ha pensato di dedicargli un progetto espositivo che è sia una celebrazione del suo genio sia un progetto per la comunità e il territorio. Infatti, con la chiusura per lavori della chiesa che abitualmente ospita la Pala di San Bernardino, abbiamo colto l’opportunità di presentare il dipinto in museo, mettendolo in relazione con i sette capolavori custoditi nella nostra collezione e riservandogli un allestimento che permette di apprezzarne tanto i dettagli quanto la magnifica orchestrazione d’insieme. L’eccezionalità della rappresentazione risiede nel suo vibrante naturalismo e nell’originalità delle invenzioni formali, come ad esempio il baldacchino effimero costituito dal drappo verde sorretto da quattro angeli in pose acrobatiche. Con Dentro Lorenzo Lotto, il museo contribuisce anche economicamente ai lavori di ristrutturazione della chiesa, con un gesto concreto che riporta al ruolo sociale di un’istituzione culturale come Fondazione Accademia Carrara».
In concomitanza con Lorenzo Lotto, nelle sale del museo sarà presente anche la mostra fotografica di Axel Hütte, uno dei più importanti fotografi tedeschi contemporanei, dedicata alle opere di Lotto presenti a Bergamo e sul territorio. Da cosa è nato questo legame tra Lotto e Hütte? La contemporaneità entra nel contesto rinascimentale o viceversa?
«Axel Hütte ha raccolto la sfida proposta dal museo sulla scorta di progetti analoghi, ad esempio quello dedicato agli interni delle chiese veneziane. Come in quei casi, ha voluto restituire tanto il visibile quanto l’atmosfera dei siti, ma questa è stata la prima volta in cui si è confrontato con una specifica personalità artistica, quella appunto del maestro veneziano. La mostra in Carrara, oltre a presentare un aspetto inedito del lavoro del fotografo e a offrire al pubblico lo sguardo di un autore contemporaneo su un maestro rinascimentale, permette di apprezzare punti di vista inaspettati su Lotto, e certamente rende il territorio protagonista “portando” in museo le atmosfere in cui sono immerse le pale lottesche nelle chiese cittadine».
Sempre restando su Lorenzo Lotto, una sua opera presente nella collezione della Carrara, Ritratto di giovane, presenta sul retro un diaspro siciliano dipinto, una roccia di colore rosso con venature di colore variabile dal giallo al verde. Questa peculiarità può essere considerata una sorta di anticipazione di quello che vedremo nella mostra successiva del museo, a partire da ottobre 2025, riguardante la pittura su pietra tra Cinque e Seicento?
«La rappresentazione illusionistica del diaspro sul retro del ritratto di Lotto testimonia un interesse per il valore reale e simbolico delle pietre, risalente a ben prima che Sebastiano del Piombo, utilizzandole come supporto per la pittura, inventasse un nuovo linguaggio artistico. La mostra che ospiteremo in Carrara dal 10 ottobre 2025 – il cui percorso prenderà le mosse proprio con Ritratto di giovane di Lotto – è incentrata sulla nascita e sull’evoluzione, tra Cinque e Seicento, della tradizione della pittura su pietra, così particolare e destinata un collezionismo colto e raffinato».
La programmazione biennale del museo, MONDO CARRARA, a febbraio 2026 inaugurerà con la mostra dedicata ai Tarocchi. Quali saranno i temi esplorati?
«Un progetto atteso da tempo che sta già suscitando curiosità e interesse. Si tratta della più importante riunione delle preziose carte quattrocentesche del mazzo Colleoni, grazie alla collaborazione con The Morgan Library di New York. Oltre a ciò, l’esposizione sarà un viaggio nella storia dei Tarocchi attraverso i secoli, fino ai nostri giorni. Assieme alle carte verranno esposti manoscritti, dipinti, disegni, stampe e oggetti artistici di varia natura, comprese opere surrealiste, il movimento che nel Novecento fu maggiormente ispirato dalle complesse simbologie dei tarocchi».
Infine, dall’autunno 2026 alla primavera 2027, a conclusione del programma biennale, ci sarà un progetto dedicato al fondatore Giacomo Carrara (Bergamo, 1714-1796). Qual è l’obiettivo di questa esposizione? Perché risulta essere importante ritornare su questa figura?
«La forza di un’istituzione come Accademia Carrara risiede in gran parte nel legame che essa ha saputo costruire e mantenere con il proprio territorio. Tutto ha avuto inizio con il generoso e ammirevole gesto del fondatore che nel 1796 fondò il Museo e la Scuola di Pittura donando la sua collezione di opere alla città e ispirando tanti altri donatori dopo di lui, consolidando con il tempo la fama della Carrara come “casa del collezionismo”. È per questo che il museo intende rendergli omaggio con un progetto nuovo che ricostruisca gli scambi e le relazioni con importanti personalità del suo tempo, oltre ai suoi molti interessi e il ruolo giocato nella vita culturale e sociale dell’epoca».
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