È una mostra multimediale a tutti gli effetti quella in corso al Pan, pienamente incentrata sulla figura, spaventosa quanto attraente, del Vesuvio. In un percorso che si snoda dalle gouache settecentesche ad alcune opere fotografiche dell’ultimo decennio, Napoli omaggia il cono naturale che da sempre ne caratterizza la rappresentazione, mostrandone gli aspetti catastrofici quanto le trovate di merchandising che lo vedono protagonista.
Si comincia dalle litografie del XVIII secolo, quando il Vesuvio diventa meta privilegiata del Grand Tour. In una sorta di ascesa agli inferi, i viaggiatori si facevano trasportare sulla cima della montagna, tra estasi e terrore. Perfetta incarnazione dell’idea preromantica del sublime, il paesaggio vesuviano si prestava ad essere ritratto e portato in patria come souvenir.
Passando per una serie di plastici e carte geodetiche si approda alle prime rappresentazioni pubblicitarie (siamo già negli anni Venti del novecento) che ripropongono il Vesuvio come garante della “veracità” dei prodotti in vendita, prassi in voga tutt’ora. L’immagine del Vulcano si intreccia con quella del santo patrono mentre il dramma delle eruzioni fa da contraltare ad un vero e proprio mercato del turismo, in piena attività già dall’Ottocento.
Più dinamica e interessante la parte dedicata al contemporaneo, situata al secondo piano. Da un ambiente sonoro, che trasmette canzoni dedicate a Napoli e al Vesuvio, si passa ad un’ampia sezione fotografica nella quale vale la pena ricordare Giacomo Garzya, che fotografa il vulcano alla luce di albe diverse, quasi come fosse una nuova Rouen; Mario Spada, nelle cui opere è evidente il contrasto tra il naturalismo del paesaggio e il degrado delle periferie napoletane; e Sergio Varriale, con le scene tratte dal film I Vesuviani di Mario Martone.
Segue un’intera sala dedicata al fumetto. Un omaggio dovuto, se si pensa alla residenza della strega Amelia e ai numerosi round con zio Paperone, ambientati proprio sulla sommità del vulcano. Non c’è però il personaggio barksiano in mostra, ma i lavori dei vincitori del Comicon, alternati a schermi che trasmettono brevi frammenti di film dall’ambientazione, guarda un po’, napoletana. Grande assente (ma i pezzi forti sono al Museo di Villa Pignatelli, per la mostra à pendant) è ovviamente Andy Warhol. Mancano i suoi colori a ravvivare un finale che si perde tra le opere del gruppo NabaN (napoletano sì, ma senza vulcano) e la promozione di prodotti tipici provenienti dal Parco Nazionale del Vesuvio. Dimostrazione del potenziale promozionale che l’immagine vesuviana ancora oggi racchiude, e che evidentemente la città non disdegna.
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www.parconazionaledelvesuvio.it
alessandra troncone
mostra visitata il 27 ottobre 2006
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...ormai senza vergogna!
perché? vogliamo parlare dei lavori del gruppo dell'Accademia? e poi,sempre 'sta cosa paesana di mettere 'i prodotti tipici'! del resto, cosa si può pretendere da una mostra organizzata in due settimane?
Ma avete visto la mostra? il primo piano va bene ma il secondo quello dell accozzaglia dei fotografi è penoso salvandone alcuni.
Come fanno a scegliere chi partecipa a queste mostre? ma hanno visto i documentari dell archivio luce o le cartoline di altri tempi?
Dove stà la fotografia contemporanea?
un'operazione raffazzonata, ma a Villa Pignatelli è peggio ancora
Una domanda:ma, Spinosa (Nicola)quando va in pensione??!?
ARIDATECE LORAND HEGYI!!!!!