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fino al 26.VI.2002 | Sol LeWitt | Pozzuoli, Galleria Artiaco

di - 13 Giugno 2002

Le NON-GEOMETRIC FORM # 10 e # 8 sono così differenti da quello che l’artista ha realizzato dalla metà degli anni ’60 ad oggi, che sembra d’osservare l’opera d’un altro autore, diverso, forse più giovane. Qualcosa di infantile si nasconde dietro le due imponenti sagome in fiberglass policromo: probabilmente è il materiale che, unito alla scelta di colori semplici (rosso, giallo, verde, blu) fa pensare a delle grandi costruzioni in plastilina, o forse è l’assoluta irregolarità dei profili che fa venire alla mente una forma che è ancora troppo vaga, indefinita, perché possa ricevere una struttura regolare o semplicemente concreta. Un po’ come il pensiero infantile che va in mille direzioni, alla scoperta del mondo, senza fissarsi più a lungo su nessun oggetto in particolare.
Lo stesso artista che ha indagato tutte le potenzialità espressive di forme geometriche semplici come il quadrato, il cubo, la piramide, ecc. al variare delle condizioni di luce o colore; lo stesso artista che ha manifestato ogni possibilità comunicativa di semplici accostamenti di superfici colorate; lo stesso artista, in sostanza, che ha rappresentato il contrasto creativo tra ordine e disordine, si è dedicato, con queste nuove sculture, a qualcosa di completamente e unicamente irregolare: due strutture che tentano di eludere la nostra consueta percezione prospettica e che sembrerebbero completamente informi (informali usando un termine caro alla storia dell’arte) se non poggiassero direttamente sul piano orizzontale del pavimento.
A ben vedere, però, queste nuove opere dell’americano Sol LeWitt sono forse la versione scultorea degli Irregular Grid cui si è dedicato l’artista negli ultimi anni, per la sua ricerca su superficie bidimensionale (anche nella mostra precedente alla Galleria Artiaco): esplosioni di linee o tratti di pennello che si contorcono all’interno di una superficie piana regolare che le racchiude ma che, in un certo senso, le limita perché le contiene e ne impedisce la fuoriuscita. Negli Irregular Grid , dunque, la geometria, o sarebbe meglio dire la regolarità, appariva come una barriera che impediva alla linea, simbolo di creatività senza fine, — perché infatti era impossibile riconoscervi un inizio e una fine del tratto — di manifestarsi nello spazio a piacimento, senza limiti.
Adesso, con queste NON-GEOMETRIC FORM , la stessa linea, non riuscendo a valicare le linee esterne del quadro, sembra aver trovato nella terza dimensione nuovo spazio/volume verso cui tendere ed esplodere, disegnando così degli Irregular Grid solidi che, seppur limitati dalla superficie di base, si estendono irregolarmente in altezza. Se in passato la regolarità geometrica (metafora della realtà vista attraverso il pensiero scientifico, attraverso il filtro fisico/matematico) dava concretezza alla dispersione della linea (simbolo del pensiero umanistico e della creatività artistica), oggi essa appare fin troppo limitante in un mondo che sempre più è dominato dalle macchine.
A confermarci questa interpretazione è la presenza in mostra, insieme alle sculture, di nuove versioni degli Irregular Grid e l’inaugurazione in questi primi giorni di Giugno di un grande Wall Drawing permanente, in bianco su nero, in una sala del Museo di Capodimonte, che è costruito con la stessa logica spaziale.

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marco izzolino


Galleria Alfonso Artiaco
C.so N.Terracciano,56 80078 Pozzuoli
Dal Lunedì al Sabato, ore 10,30-13 e 16,30-20
Telefono 0815267988 ;0815264682 email- alfonsoartiaco@libero.it


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