Pare non aver nessuna intenzione di arrestarsi la verve della galleria partenopea di Mimmo Scognamiglio. Lo spazio in via Marino d’Ajala si propone come osservatorio privilegiato sui temi dell’uomo, del corpo e dell’identità da ormai un buon numero di mostre, tutte riunite all’interno della rassegna Le verità svelate. Per l’estate la proposta espositiva è una collettiva di cinque giovani artisti accompagnati, è proprio il caso di dirlo, da un noto compositore che della mostra ha sviluppato appositamente la colonna sonora. L’impianto curatoriale, pensato dal giovane critico napoletano Marco Izzolino, prende avvio da una riflessione semplice ma incontrovertibile: la globalizzazione, che ha determinato una convergenza dei linguaggi a livello virtuale (mail, telefonia…) cui non è seguito un parallelo avvicinamento negli alfabeti del corpo. Se è vero che possiamo inviare un fax ad un nostro collega esquimese, è altrettanto vero che, se
Un’aura di mistero, d’incomunicabilità, d’indistinzione percorre le installazioni in mostra. Gli omini in terracotta della giapponese Yoko Miura sono anonimi, i loro tratti non sono definiti, esistono esclusivamente uno in funzione dell’altro, in rapporto prossemico direbbero i semiologi o i sociolinguisti. La bella installazione di Miura all’ingresso della galleria è ironica ed immediata metafora di una trappola perennemente tesa ai danni del pubblico. Un uomo riverso a pancia sotto, completamente ricoperto del manto erboso che anche lo circonda, costituisce la disturbante scultura della trentaduenne napoletana Maddalena d’Ambrosio, sempre attenta ad indagare i movimenti umani e le tracce che questi lasciano. Di grande vis scenografica le totemiche installazioni pellicolari del palermitano Domenico Pellegrino che però, negli ultimi lavori, involvono un poco banalmente verso un glamour-patinato che rischia di oscurare l’interessante riflessione svolta dall’artista sulla figura umana. Nell’altra sala Vittorio Apa, Luigi de Simone e ancora Yoko Miura, quest’ultima – per la verità – francamente sovrarappresentata nell’economia espositiva. L’insolita realizzazione di Apa, solitamente pittore, ricopre le due ampie finestrone con panelli di tela che sfruttando la retroilluminazione naturale del giorno evidenziano la sagoma delle narici
Mimmo Scognamiglio, grazie alle felici scelte di questi ultimi mesi ed al coraggio dimostrato nella diffusione dei linguaggi giovani, entra a pieno titolo tra le tappe imperdibili del sempre più articolato circuito napoletano dell’arte contemporanea.
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ce la devi proprio spiegare caro c.a.s.a...
oh gesù...
la mostra non l'ho vista ma leggendo il pezzo di tonelli capisco sempre di piu che "quest'uomo" non sa cosa scrive non sa cosa dice ma allora perche' insiste a garantirci la sua inutile presenza?
conosci la parola "sorpassato"?
continua a contribuire e a rovinare le ultime energie dell'arte !!!
baci e abbracci corrosivi alla menta
Articolo interessante, quando si parla di umanità l'argomento è sempre interessante, ben presentato dal nostro caro Massimiliano Tonelli.
il problema e in chi ha curato la mostra non c'e' il legante necessario ed e mal motivata e poi .........che vi devo spiegares e gia sapete tutto e se vede!!!