L’esposizione raccoglie circa trenta dipinti che coprono l’intero Ottocento, dagli albori della Scuola di Posillipo fino al Verismo di fine secolo, andando incontro ad un crescente risveglio dell’interesse internazionale e nazionale per la pittura napoletana di questo periodo.
Una rassegna, quindi, che si inserisce a pieno titolo nella più generale riscoperta di una pittura che non poteva continuare ad essere relegata negli schemi provinciali di alcuni soliti ‘critici’ ma che invece contribuisce a dare una dimensione europea alle opere napoletane dell’800 e del ‘900.
Ma, soprattutto, la mostra segna la consacrazione nei suoi valori espressivi storico-estetici di un’arte dura a morire. Non bisogna dimenticare, infatti, l’atmosfera internazionale che qualificò e caratterizzò la formazione dei pittori napoletani operanti a Napoli nell’Ottocento. Gli artisti dell’epoca furono influenzati dalla grande tradizione Settecentesca, anche se seppero rinnovarsi egregiamente con le intuizioni en plein air di Antonio Pitloo. Di qui, l’orientamento collettivo fu spinto, nei contenuti e nelle tecniche pittoriche, verso un naturalismo più vicino alla rappresentazione del vero aperto alle suggestioni naturalistiche europee. Da ammirare, in modo particolare, sono le tele di Pitloo, Palazzi, Giacinto Gigante e Domenico Morelli , anche se gli altri non sono certo da meno.
Non dimentichiamo che è proprio qui a Napoli che Emile Corot trasse maggiore ispirazione, per non parlare di gran parte degli artisti nordici, che compivano un vero e proprio tour artistico, all’epoca del cosiddetto Grantour, alla ricerca delle suggestioni vivide dettate dal napoletano, così perfettamente aderente con l’Idea del Vero .
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Veramente un bell'articolo, riassume molto bene la situazione storico-artistica di quel periodo.
Ci offre uno spunto per imparare a guardare i quadri come mezzi di espressione dei singoli artisti.