Traditore. Stregone e seguace dello stregone. Tutto questo è, o meglio era, George Lilanga (Masasi, 1934 – Dar Es Salaam, 2004), che osò offendere col colore la serietà dell’ebano e oltraggiare la scultura trasformandola in pittura. Che violò un tabù, sottraendo la creazione d’immagini all’appannaggio magico-sapienziale della trasmissione ereditaria (di qui la metafora dell’artista-stregone) ed inserendola in un sistema imprenditoriale. Vale a dire, in un circuito di diffusione e di consumo. Desacralizzata tra le pareti di uno studio che, all’apice del successo faticosamente guadagnato, sfornò centinaia di pezzi, la produzione di Lilanga iniziò così a parlare al mondo della Tanzania e della tradizione makonde. Non fu facile, ma alla fine, dopo l’ostracismo e l’anatema dei suoi, tanta “tracotanza” venne perdonata, e perfino premiata. Grazie a lui, pure l’Occidente dovette accorgersi che il Continente Nero era, in realtà, colorato, anzi coloratissimo -lontano da quel primitivismo che pure, all’inizio del Novecento, aveva calamitato le Avanguardie assetate di novità, con Pablo Picasso in testa- , e che anche in una realtà in via di sviluppo un artista poteva farsi businessman e manager di se stesso. La sfida del “Dioniso nero” fu, quindi, quella di scommettere sul teorema evoluzionista dell’arte africana, che aveva tutto il diritto di proclamarsi arte, senza andare necessariamente a braccetto con aggettivi come tribale, ancestrale, etnica.
Perciò, al di là di tutte le –pur costruttive- letture (pseudo)antropologiche, il giudizio su Lilanga va orientato sulla sua cifra stilistica, il suo linguaggio, le sue soluzioni tecniche: in una parola, verso la sua attività di pittore e scultore. Caratteristiche, sempre, quelle figure che s’allungano come se fossero state partorite direttamente dall’albero di caucciù, senza ossa, coi lobi lunghi, le bocche larghe, gambe e braccia sottilissime. Se le
anita pepe
mostra visitata il 2 dicembre 2005
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grazie anita per averci portati a conoscenza di un artista africano,G. Liganga,che è al limita fra la reatà tragica e l'espressività colorata.
tutto ciò mi ricorda una manifestazione svoltasi in Francia qualche anno fa a cui partecipavano gli artisti dei cinque continenti.dove la comunicazione del fare arte intingeva il "pennello",fra: magia-spiritualità religiosa e filosofia.
proposta:sarebbe interessante ospitare a napoli un evento simile a quello francese con artisti di aere geografiche che hanno sul loro territorio un vulcano.un saluto
chiedo scusa per gli errori:Lilanga e al limite.ancora auguri.
vuoi dire che invece aere geografiche dovremmo fartela passare liscia?
che noia un'altra maestrina-----------potresti farci sapere il tuo pensiero in merito a qualsiasi cosa-------prova non è difficile---pigia sui tasti della tastiera del tuo computer e facci sapere------illuminaci--------diventa il nostro faro nella nebbia.un saluto affettuoso.