Che cosa tiene insieme le nostre vite, le nostre identità e le nostre relazioni? Quale è il tramite e anche il limite delle sensazioni, delle intuizioni, delle idee, delle parole? Un corpo. Singolare e riconoscibile ma anche plurale, poroso, caratterizzato da diversi gradi di permeabilità e, soprattutto, intrecciato a innumerevoli altre cose. È il filo che attraversa il nuovo numero di exibart on paper, il 130, che potrete trovare tra pochissimi giorni nel nostro stand ad Artissima – aperta al pubblico dal 31 ottobre al 2 novembre 2025 – e che sarà disponibile negli spazi d’arte e cultura di Torino e d’Italia, oltre che online.
«Si fa quindi emblematica la copertina di Valentina Gelain, vincitrice dell’ultima edizione di exibart prize, che corona questo numero di exibart, dove l’elemento organico si intreccia con quello sintetico della rete da pesca», scrive nel suo editoriale Giulia Ronchi. «L’intreccio è la trama che attraversa tutte le pagine: dalla ricerca di parentele-non-di-sangue nelle arti performative al dialogo storico tra artisti e couturier, dal design che si fa arazzo contemporaneo fino alle relazioni inattese, come quella con le opere d’arte che scatenano nel nostro corpo meccanismi neurobiologici e cerebrali di cui sappiamo ancora troppo poco».
Il lessico del corpo è anche una questione di legami. «Da vent’anni Oxford University Press sceglie una parola-simbolo dell’anno. Per il 2025 proporrei “legame”», scrive Cesare Biasini Selvaggi nel suo editoriale. Un’intuizione che attraversa il numero come una bussola: connessioni affettive, reti professionali, prossimità sensibili.
Legami che riguardano anche i corpi diffusi dei gitani, fotografati da Alessandro Treves: nelle sue immagini, che impreziosiscono questo exibart 130 on paper, convivono il machismo esibito dei giovani e l’antica compostezza degli anziani, la modernità e le tradizioni, la gaiezza fatiscente dei circhi e l’inquietudine dei riti comunitari. Un atlante umano che si sposta tra la superficie epidermica e la profondità delle tracce della memoria.
Questo numero è anche una lente su Torino, nei giorni caldi della Art Week. Le mappe di Untitled Association ci orientano tra mostre, presentazioni e aperture, eventi e performance, tra musei, fondazioni, gallerie e spazi indipendenti. Approfondiamo dunque Artissima nell’articolo di Elsa Barbieri, mentre Maria Cristina Strati dialoga con Patrizia Sandretto Re Rebaudengo sulla traiettoria internazionale della Fondazione. In scia, l’intervista di Matteo Scabeni a Binta Diaw ripercorre i lavori presentati alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e ora al PAV, attraversando le urgenze che orientano una pratica in cui il corpo è misura politica e poetica.
Lo sguardo si allarga a Roma, la capitale come città-laboratorio nel testo di Valentina Ciarallo, tra il cantiere della fiera Arte in Nuvola e l’apertura di Contart Gallery, nuovo contenitore dedicato alla cura degli artisti emergenti.
Ma cosa accade quando i corpi si intrecciano con l’arte? Marta Pizzolante lo indaga con Stefano Mastandrea, pioniere della psicologia dell’arte in Italia: dallo stress misurabile nei percorsi museali ai meccanismi dell’emozione estetica, tra evidenze neurobiologiche e consapevolezza percettiva. Il corpo, qui, è sensore e archivio, prova concreta di un’esperienza che lascia tracce. A Milano, FarOut 2025 a BASE, raccontato da Giulia Alonzo, è un festival che chiede ai corpi di sostare nella curva degli eventi, per costruire un ecosistema relazionale di alleanze, ascolto, contaminazioni tra discipline.
E quando il “corpo autore” si confronta con le macchine? Paolo Casicci interroga Francesco D’Isa, filosofo e artista, autore di La rivoluzione algoritmica delle immagini: come cambia l’arte con l’IA, dove si muove la regolamentazione, che cosa resta dell’autorialità. Meno mitologie, più precisione concettuale, l’algoritmo come nuovo interlocutore, al di là dell’oracolo.
Tra le rubriche, appuntamento con le proposte editoriali più recenti: Marco Petroni legge la nuova raccolta di interventi curata dallo Studio Celant per Skira, restituendo il pensiero militante, interdisciplinare e visionario di Germano Celant. Per la moda, Federico Poletti traccia un itinerario museale attraverso una serie di mostre che narrano come Schiaparelli, Man Ray, Alaïa e Balenciaga abbiano tradotto sul corpo una poetica irripetibile, mostrando come l’abito possa essere scultura, diagramma, dichiarazione. Chiude il numero, con orbite ravvicinate alle stelle, la rubrica di vite d’arte exibastro, a cura di Luciana Berti.
exibart 130 è un numero da sfogliare come si attraversa una città: seguendo i legami, lasciandosi sorprendere dagli incroci. Lo trovate ad Artissima, nel nostro stand in fiera, negli spazi d’arte e cultura di Torino e in tutta Italia. E lo potete acquistare anche online, singolarmente oppure in abbonamento – a proposito, su exibart.service si può sfogliare anche il nuovissimo speciale sulle case d’aste, curato da Erica Roccella. Perché il corpo, insieme allo spirito, ha bisogno di buone letture.
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