Simona Andrioletti e Riccardo Rudi, Chinese Whispers, 2022. Courtesy l'artista
Progettata dall’architetto Gae Aulenti e oggetto di un recentissimo restyling, BANNER è il luogo ideale per favorire l’incontro tra opere di artisti e designer contemporanei e le creazioni womenswear di stilisti italiani e internazionali.
Simona Andrioletti e Riccardo Rudi, Aaron Bezzina, Gianluigi Colin, Giulio Delvé, Serena Gamba, Alessandro Gioiello, Niccolò Moronato, Laura Paoletti, Alice Pedroletti, Dario Picariello, Giusy Pirrotta e Studioutte sono i nuovi artisti che saranno presentati insieme a Letizia Cariello, Giovanni Chiamenti, Giulia Dall’Olio, Giulio Frigo, Genuardi/Ruta, Eduard Habicher, Jana Kasalová, Jean-Baptiste Maitre, Jacopo Mazzonelli, Yari Miele, Pierre-Etienne Morelle, Gianni Moretti, Federico Pepe, Valentina Romen, Alice Ronchi, Vanessa Safavi, Franz Schmidt, Davide Sgambaro,Henrik Strömberg, Mattia Sugamiele e Silvio Wolf, per citarne alcuni.
In una cornice fresca, frizzante e di tendenza, abbiamo incontrato Nicoletta Rusconi, che ci ha raccontato il presente e il futuro di questo progetto.
Come sta crescendo Bite&Go?
«Bite&Go è in continua evoluzione, accompagnato da un clima di fiducia e di condivisione. Lo scorso novembre l’ho presentato a Milano (ne avevamo parlato qui, ndr), ero entusiasta ma anche attenta all’incognita che non ho mai sottovalutato: “come avrebbero reagito i collezionisti a questo progetto nuovo, nato online e deciso a farsi fruire fisicamente con delle caratteristiche specifiche e distintive?”. Avevo solo tre giorni per cercare di far arrivare gli appassionati e gli esperti al cuore del progetto. È successo in un modo del tutto straordinario: l’idea dell’opera unica, in piccolo formato e con un prezzo accessibile è stata favorevolmente accolta come speravo, ovvero come una vera e propria collezione – e non un oggetto una tantum – che continuamente si incrementa. Ma c’è qualcosa di più, per me davvero importante: il sostegno. I collezionisti ci hanno dato fiducia, il pubblico ci segue e molte persone ci sostengono, contribuendo a dare forma e vita a una sorta di mecenatismo comune e condiviso, aperto a chi vuole unirsi, offrendo a Bite&Go sempre nuove vetrine e collaborazioni – fondate sulla ricerca – per farsi conoscere e per rafforzare la sua identità itinerante».
Come è nata e come è stata pensata la collaborazione con BANNER?
«Conosco e frequento Biffi Boutique BANNER da almeno trant’anni. La collaborazione è nata ed è pensata su un pilastro comune. Bite&Go vive di una ricerca costante e ininterrotta: la nostra per selezionare gli artisti, quella degli artisti per fortificare la loro produzione, quella dei collezionisti per sensibilizzare la loro conoscenza. Ugualmente accade da BANNER, da sempre sensibile e favorevole alla sperimentazione tra l’arte e la moda, dove ogni capo è ricercato per andare incontro al tempo presente e ogni stilista ricerca la creazione perfetta. Oggi presentiamo questa unione, che ha un sapore del tutto naturale. BANNER non è un contenitore e le opere di Bite&Go non sono solo elementi con cui entrare in relazione: insieme sono entrambi soggetti attivi che sanno suscitare infinite e forti reazioni».
In passato sono state molte le tue iniziative che hanno legato l’arte e l’impresa. Cosa può nascere dall’incontro tra le opere di artisti e designer contemporanei e le creazioni womenswear di stilisti italiani e internazionali?
«C’è una cosa che non mi è mai mancata, la curiosità. Nella mia vita ho sempre cercato progetti che crescevano di complessità. Prima la fotografia, poi l’arte contemporanea in ogni suo media. Mi sono costruita uno spazio d’azione libero da ogni etichetta. Questo è Nicoletta Rusconi Art Projects, la realtà con cui ho – anche – cercato di favorire il legame tra arte e impresa concretizzandolo con importanti collaborazioni a livello istituzionale, come il PAC di Milano, la Triennale di Milano, la Biennale di Venezia e miArt, e con grandi progetti con grossi brand, come il gruppo Arnault e Hedge Invest Sgr, per citarne alcuni. Ma è oggi, più che mai, che sento lo stimolo a percorrere la strada della moda per farla incontrare con l’arte. Tanti e importanti sono i precedenti, ma la novità risiede nell’originalità, nella freschezza e nell’identità di Bite&Go. Ho un sogno ed è quello di portare Bite&Go a essere un brand stabile, indipendente, sicuro di sé e riconosciuto, dove poter realizzare qualunque desiderio, dall’opera all’accessorio, dall’oggetto di design all’abito, in una dimensione artistica tout court che favorisca il confronto di tutte le generazioni e tutti i linguaggi. In questo senso qualcosa è già nato. Chinese Whispers di Simona Andrioletti e Riccardo Rudi (la prima immagine di questo articolo, ndr) è un primo esempio: l’opera nasce da una riflessione sulla poesia Girovago di Giuseppe Ungaretti. Ne riprende un verso, “Cerco un paese innocente”, e riflette sulla condizione umana di essere nomadi. Che cos’è? Una sciarpa che, da un lato esprime un sentimento attuale e dall’altro chiede di essere indossata. Un altro esempio ce lo mostra Federico Pepe, ci sono le sue opere, vera e propria presenza totemica, e le sue borse che possono accompagnarci ogni giorno. Bite&Go è un modo per non porsi mai dei limiti e muoversi sempre trasversalmente».
Quali sono i progetti e le prospettive future?
«I progetti sono tanti. Bite&Go è stato invitato a Zurigo, a Sorrento, a Montecarlo, a Roma. Dopo Milano saremo nella sua casa natale, ad Agrate Conturbia, in concomitanza con la mostra di Belén Uriel che ha iniziato la sua residenza. Sarà un anno ricco di trasferte, di crescita e soprattutto di condivisone, questa è la nostra prospettiva più entusiasmante».
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