Categorie: Opening

‘La caduta di Fetonte’: Giuseppe Buzzotta a L’Ascensore, Palermo

di - 20 Febbraio 2021

L’Ascensore è stato fondato a Palermo nel 2015 da Alberto Laganà, collezionista e mecenate, a cui si sono aggiunti Danilo Signorino e Vito Bongiorno, che contribuiscono alla produzione dei lavori e alla gestione dello spazio, mentre la sua programmazione è curata dal duo artistico Genuardi Ruta, formato da Antonella Genuardi (1986, Sciacca, Agrigento) e Leonardo Ruta (1990, Ragusa).

Spazio no profit costituito da una sola stanza asimmetrica di circa otto metri quadrati con una una vetrina affacciata su vicolo Niscemi 8 e sempre illuminata, L’Ascensore in pochi anni è diventato un punto di riferimento per la ricerca e la sperimentazione artistica, con artisti e progetti di respiro internazionale.

Qui, da domani, 21 febbraio, a partire dalle 17, sarà inaugurata “La caduta di Fetonte”, personale di Giuseppe Buzzotta (1983, Palermo), a cura di Elsa Barbieri, che presenta quattro opere nuove, realizzate per la mostra a partire da settembre in uno studio affacciato sul mare, tra Carini e Punta Rais.

Giuseppe Buzzotta durante l’allestimento della personale “La Caduta di Fetonte”, 2021, a cura di Elsa Barbieri, Courtesy L’Ascensore e Prometeo Gallery. PH Filippo M. Nicoletti

Intervista a Elsa Barbieri, curatrice, e Giuseppe Buzzotta, artista

Come è nato il progetto espositivo “La caduta di Fetonte”? Come si inserisce nella programmazione de L’Ascensore?

Elsa Barbieri e Giuseppe Buzzotta: «“Cara Elsa, come stai? Spero tutto bene, da giorni volevo aprire questo spazio mail in cui scambiarci idee e riflessioni utili a costruire la mostra a Palermo”.
Era settembre, e sono state queste le prime parole all’origine di “La Caduta di Fetonte”. Prima di allora due telefonate, la prima mentre l’uno era a Palermo e l’altra guidava verso l’Emilia Romagna, la seconda, a distanza di pochi giorni. Quella volta parlammo per ore, di tutto, ma soprattutto della sensazione, apparentemente di ritorno, in realtà di nuova scoperta di tutti quegli atteggiamenti impediti i mesi precedenti per la salvaguardia nostra e di chiunque ci fosse vicino. Abbiamo iniziato a parlare della mancanza di tempo e spazio convenzionali – costante nella pittura di Giuseppe – e il dubbio che la località, nel senso più soggettivo che gli diamo, non fosse una falsa immediatezza ci è venuto sponteno.
Ci siamo accorti che i campi che stavamo approfondendo individualmente portavano a un terreno comune e condiviso, ove è possibile restituire l’importanza delle cose che facciamo, senza prevaricare la libertà altrui e anzi, esaltando il libero agire di ciascuno di noi. Insieme abbiamo fatto un percorso, entrambi consapevoli che il tempo che viviamo ci obbliga a un ripensamento del tempo, dello spazio, della visione. Un ripensamento necessario per non “gettar via la propria vita”. “La Caduta di Fetonte” ha una storia sua a prescindre. La nostra Caduta di Fetonte è un’interconnessione che ci permette di rileggere il nostro tempo senza esaurirsi in esso. Fetonte non ha gettato via la sua vita. Fetonte ha scelto di non trascorrere la propria esistenza rimanendo cieco alla luce della vita. Ricordandosi, e ricordandoci, dell’immenso valore che abbiamo come persone, Fetonte ha scelto di non vivere come spettatore annoiato nella meraviglia dell’universo che, misterioso, continua a esistere intorno a noi.
I curatori de L’Ascensore hanno fatto un invito, desiderato da tempo per rinforzare il rapporto con la mia città d’origine, soprattutto in uno spazio come questo, animato da una passione e un entusiasmo per l’arte onesti e concreti. La Caduta di Fetonte suggerisce di non interpretare, di sfondare il contenuto, di vedere cosa è e perché è, non cosa significa. Così fa L’Ascensore, da sempre dedito alla sperimentazione nel senso più vero del termine».

Giuseppe Buzzotta, La Caduta di Fetonte, 2021, opera esposta nella personale “La Caduta di Fetonte”, a cura di Elsa Barbieri, Exhibition view, Courtesy L’Ascensore e Prometeo Gallery. PH Filippo M. Nicoletti
Quale nucleo di opere sarà esposto e come sarà articolato il percorso espositivo?

Elsa Barbieri e Giuseppe Buzzotta: «In mostra ci sono quattro nuovi lavori, pensati ad hoc e in lavorazione da settembre in uno studio eccezionale sulla costa tra Carini e Punta Rais.
C’è un’innegabile ricerca di un linguaggio pittorico, che rimanda alla pittura classica e novecentesca, ma la particolarità di queste nuove opere è la presenza di velature, di vere e proprie dissonanze che, proprio come nella scrittura ritmica, producono nuovi effetti. La costruzione delle opere rivela un connubio tra la pittura e la composizione musicale, come se ogni immagine fosse un pittogramma che, intersecandosi sulle nude tele, crea una prospettiva. In ognuna aleggia un corpus di immagini che il mito de La Caduta di Fetonte di Ovidio evoca. E che anche noi abbiamo voluto rievocare in termini di allestimento. “Ripida all’inizio è la via (…) a metà altissima è nel cielo (…) L’ultimo tratto è una china a strapiombo (…) Immagina di avere il cocchio: che farai?”. Con questo spunto abbiamo dato al percorso espositivo livelli differenti, per altezze e cromie, per provare a restituire la sensazione di essere sul cocchio e lasciare a ognuno la libertà di scegliere: che farà?».

Giuseppe Buzzotta, La Caduta di Fetonte, 2021, opera esposta nella personale “La Caduta di Fetonte” (dettaglio), a cura di Elsa Barbieri, Exhibition view, Courtesy L’Ascensore e Prometeo Gallery. PH Filippo M. Nicoletti
Potete ricordaci, in estrema sintesi, i cardini della ricerca di Giuseppe? Quali progetti hai in corso?

Elsa Barbieri: «Con questo nuovo corpus di lavori si è raggiunta una modalità estremamente pratica, che permette la perfetta aderenza alla nostra struttura biologica. In fase di ideazione della mostra, nei nostri scambi di vedute, abbiamo fatto nostro un esempio. Si tratta del vento. Heidegger sosteneva che non udiamo mai il vento in sé, ma sentiamo sbattere la porta, o il sibilo nel camino. Tra il vento, la porta e il camino esiste un’interconnessione che si interseca alle riflessioni di ognuno di noi. Ecco, queste interconnessioni sono un punto cardine della ricerca. In principio erano canali, che dovevano raccontare la nostra attività nel mondo. Poi si è fatta strada l’idea di campi di forza. Campi di forza incrociati. Perché le opere si intersecano con tutte le emanazioni spazio-temporali, proprie e altrui, entrando in relazioni causali tra loro e con noi, così come in connessioni inter-oggettive. La pittura, creando questo tipo di connessioni, funge da prospettiva che contribuisce a creare tutte le possibili interconnessioni sensuali (sensuali in quanto percepite).

Giuseppe Buzzotta: «Da metà marzo inizierò un lavoro che si intreccia con la necessità di alcuni assistenti e di studenti che verranno a lavorare nello studio di Palermo da Città del Messico, nell’ambito dei corsi del MADE Program dell’Accademia di Belle Arti di Siracusa diretta da Alessandro Montel). Ho iniziato a pensare che poissa prendere le forme di una riflessione, uno studio, in termini pittorici, di alcuni modelli dal vero,come persone che arrivando qui portano storie simbolo di un’Europa sorda e cieca, storie di rifugiati e di artisti che cercano la loro strada anche attraversando peripezie enormi, per raggiungere la loro metà ideale: peregrinando per deserti, oceani, attraversando guerre e prigionie per poi approdare in una Sicilia misteriosa e inaspettata».

Una domanda ai curatori de L’Ascensore: Quali saranno i progetti per i prossimi mesi?

«I progetti espositivi per i prossimi mesi riguarderanno le mostre personali di Davide Mineo (1992, Palermo), giovane artista da poco uscito dall’Accademia di Belle Arti di Palermo che presenterà un lavoro inedito studiato appositamente per lo spazio.
Seguiranno Fulvio Di Piazza (1969, Siracusa) e Alfredo Aceto (1991, Torino) che apriranno la stagione estiva».

Giuseppe Buzzotta, Volume, 2021. Olio su lino, 58×73 cm, opera esposta nella personale “La Caduta di Fetonte”, 2021, a cura di Elsa Barbieri, Courtesy L’Ascensore e Prometeo Gallery. PH Filippo M. Nicoletti

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