Categorie: Opening

La galleria in residenza. | Luciana Brito da T293

di - 7 Giugno 2017
Il fenomeno del “dialogo” è ben più ampio di quanto si creda, nel mondo dell’arte. Non è un caso che, e questa è una stelletta a favore del nostro settore, la xenofobia, il razzismo e le chiusure non appartengono al “fare cultura”. E ci mancherebbe. Ed ecco così, che da sempre, gli artisti si scambiano opere e studi, che nascono collaborazioni e che, da un po’ di tempo a questa parte, anche le gallerie vanno “in residenza” in spazi che non sono effettivamente i loro. A Roma è già accaduto con la genovese Pinksummer, che a settembre 2016 si era trasferita nella Capitale grazie all’invito di Fondazione per l’Arte, con il progetto “Gate”.
Ora, nelle città delle Accademie straniere e Caput Mundi del vecchio “Grand Tour” arriva la brasiliana (da San Paolo) Luciana Brito, negli spazi di T293.
Ed ecco qui, ancora una volta, il portoghese a farla da padrone: oltre al fervente mercato brasiliano, infatti, facciamo senza ricordare che l’ultimo avamposto per giovani artisti e galleristi, designer e architetti, è Lisbona. E proprio uno degli artisti presenti in questo progetto, intitolato “Luciana Brito Galeria in-residence at T293”, Héctor Zamora, presenta l’installazione di relitto di una tipica barca da pesca portoghese, e due fotografie realizzate in occasione di una performance realizzata lo scorso marzo al MAAT, la fondazione per l’arte della Capitale portoghese.
Poi c’è Pablo Lobato, che porta in scena – tra l’altro – la video-installazione Castell, 2012, concepita in occasione della tradizionale festa catalana durante la quale vengono innalzate delle torri umane, mentre Rafael Carneiro è presente con un vecchi lavoro, realizzato a Parigi nel 2010, che mette in relazione – sottolineandone il contrasto – tra la qualità della scena registrata dagli impianti di sicurezza e la qualità pittorica che ci si aspetterebbe da un’immagine in uno schermo. E poi? E poi si vola in Brasile, dove il prossimo agosto T293 presenterà, presso Luciana Brito, una collettiva di artisti rappresentati dalla galleria nata a Napoli e ormai naturalizzata romana. In barba a divisioni-(Br)exit, oceani, lost-in-translation e, perché no, differenti mercati che invece possono raccogliere collezionismi d’altre latitudini. (MB)

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