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Miquel Barceló al MIC di Faenza

di - 30 Maggio 2019
“Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume” (Jorge Luis Borges, “La nuova confutazione del tempo”, 1946) è il suggestivo sottotitolo della personale di Miquel Barceló – il cui nome è anche il titolo della mostra -, a cura di Irene Biolchini e Cécile Pocheau Lesteven, che porta la produzione ceramica dell’artista al MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il più grande museo al mondo dedicato a questo linguaggio. La mostra, che sarà presentata alla stampa oggi, 31 maggio, sarà aperta al pubblico dal primo giugno.
Miquel Barceló è uno dei massimi protagonisti della ricerca artistica contemporanea e «la mostra faentina – ha anticipato l’istituzione – è la prima vera antologica in Italia dedicata alla sua produzione ceramica, dagli esordi ai giorni nostri, e vede nascere un progetto speciale realizzato dall’artista appositamente per il MIC».
Per il museo, aveva anticipato l’istituzione, l’artista «creerà un’installazione in dialogo con la sezione dedicata alle ceramiche faentine. All’interno della sala l’artista posizionerà le sue ceramiche, dai primi lavori in argilla della fine degli anni Novanta ai giorni nostri. Inoltre, in tributo alla storia del MIC, selezionerà per affinità alcuni pezzi chiave della collezione ed interverrà all’interno delle vetrine in maniera mimetica, in un racconto autobiografico in cui l’elemento privato si mischia alla storia».
Abbiamo posto alcune domande su questa straordinario evento espositivo alle curatrici, Irene Biolchini e Cécile Pocheau Lesteven.
Come è nata la mostra e come si colloca nella programmazione del MIC?
IB:«Cécile Pocheau Lesteven aveva già lavorato con Miquel Barceló in occasione della sua personale presso la BNF di Parigi, mentre io lo avevo frequentato a lungo nel corso del mio dottorato tra il 2014 e il 2015, quando avevo trascorso diversi mesi nel suo studio di Mallorca. Quando è nato il progetto di mostra ci è sembrato interessante unire i nostri sguardi per dare vita a qualcosa di unico: un progetto specifico per gli spazi del museo faentino (dove sono Guest Curator). Nel gennaio del 2018 ci siamo trovati tutti al museo, abbiamo fatto il primo sopralluogo e lì è nata l’idea dell’installazione site specific per la sezione faentina. Nei 15 mesi che sono seguiti abbiamo ragionato sulla selezione delle opere, sempre tenendo presente la collocazione dei lavori. I trasporti hanno seguito il progetto di mostra con spedizioni un po’ da tutta Europa: Mallorca, Parigi e Zurigo. In accordo con la direzione abbiamo anche deciso di presentare il progetto all’interno di un anno importante per il MIC: dopo la mostra dei Maya e subito prima della monografica di Picasso, entrambi fonte di ispirazione per la produzione ceramica dell’artista».
Per chi non conoscesse Miquel Barceló, potreste riassumerci in estrema sintesi la sua ricerca?
CPL: «Pittore della stessa generazione di Jean-Michel Basquiat e Keith Haring con cui ha esposto nel 1982 a Documenta di Kassel tra i “nuovi selvaggi”, Miquel Barceló non ha cessato, da questo riconoscimento internazionale, di espandere i suoi campi di sperimentazione: scultura, disegno, incisione e performance. Il lavoro della terra, che ha avviato con la ceramica Dogon in Mali nei primi anni ’90, è diventato, nel corso dell’apprendimento e della sperimentazione più audaci, uno spazio privilegiato della creazione. Nella sua isola natale di Maiorca, ha trasformato una vecchia fabbrica di mattoni in un laboratorio “scombussolato” dedicato alla ceramica. La sua produzione ceramica attinge ai miti delle origini e dei gesti primitivi. Si trovano lì gli elementi che caratterizzano tutta la sua opera: un formidabile impulso vitale, uno spirito allegro dell’infanzia e dell’invenzione, una libertà del gesto, che coesistono con un’acuta consapevolezza. Tre spettacolari creazioni in argilla hanno contribuito al riconoscimento di questa parte della sua opera: la decorazione della cappella di San Pietro nella Cattedrale di Maiorca, la performance “Paso Doble” e il recente “Grand Verre de terre” (“Grande Vetro di Terra”) alla Biblioteca Nazionale di Parigi nel 2016».
Come si colloca la produzione ceramica nella sua ricerca? Che cosa vedremo in mostra?
IB: «Per Barceló la ceramica è sempre pittura, una sua estensione (e volevamo rendere questo suo modo del tutto pittorico di guardare a questo linguaggio). La mostra si snoda per due percorsi fondamentali: uno è il progetto per la collezione faentina, un lungo corridoio dai grandi volumi dedicato ai Bianchi di Faenza; il secondo spazio è invece quello della sala mostra temporanea. Entrambi i percorsi si sviluppano al di fuori di qualsiasi visione strettamente cronologica, perché spesso l’artista ritorna sui propri cicli e quindi ci sembrava importante rendere questa continuità. Nella sezione faentina lo spettatore potrà fare l’esperienza di una passeggiata attraverso il colore (dalle terracotte ai rossi accesi, in contrasto con il bianco che ha reso famosa la ceramica della città). La sala di mostra, invece, ha un percorso circolare che segue i temi ricorrenti della sua pittura e della sua ricerca: gli autoritratti, il mare, le tauromachie, le ispirazioni cubiste, lo studio dei neri, la fascinazione per i totem».
Due domanda a Claudia Casali, direttrice del MIC: quali attività potrà trovare il visitatore del MIC nei mesi della mostra?
CC: «Il MIC ha in programma molte attività per i mesi di giugno e luglio, con visite guidate serali accompagnate da aperitivi in giardino. Inoltre offriamo ai visitatori della mostra nel mese di giugno, tutti i mercoledì, una lezione di tango, mentre nel mese di luglio, sempre il mercoledì, una lezione di yoga. Bellezza, benessere e armonia sono le dimensioni che intendiamo proporre al nostro pubblico».
Può già darci qualche anticipazione sulle mostre dell’autunno?
CC: «L’autunno del MIC si chiuderà con un omaggio alla ceramica di Picasso, anche in questo caso in dialogo con le opere antiche delle nostre collezioni. La mostra si inserisce all’interno del progetto “Picasso Mediterranée” organizzato dal Museo Nazionale Picasso di Parigi. Il MIC, per il suo legame con l’artista spagnolo e per la sua importante collezione, è stato invitato a proporre un dialogo sulle fonti artistiche ceramiche di Picasso». (Silvia Conta)
“Miquel Barceló”
a cura di Irene Biolchini e Cécile Pocheau Lesteven
Dall’1 giugno al 6 ottobre 2019
MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Viale Baccarini 19, Faenza (RA)
Opening: 31 maggio 2019 (su invito)
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00 (chiuso i lunedì non festivi e il 15 agosto)
www.micfaenza.org, info@micfaenza.org

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