Yoichi Ohira, Mille Luci, 2004. Glass, 8 1/2 in. (21.6 cm). Courtesy of Magazzino Italian Art
Non solo Piero Manzoni (lo abbiamo annunciato qui): Magazzino Italian Art inaugura la stagione espositiva autunnale anche con Yoichi Ohira: Japan in Murano, un’ampia retrospettiva – la prima in America – curata da Nicola Lucchi, che ripercorre l’intero arco della carriera di Yoichi Ohira (1946-2022) a Murano e «riafferma – dicono Nancy Olnick e Giorgio Spanu – la sua posizione come uno dei più importanti artisti della sua generazione. La sua esperienza personale di artista giapponese con una carriera brillante a Venezia ha portato una ventata di novità nella lavorazione del vetro a Murano, dando nuova linfa a un’arte antica e radicata nella tradizione».
Dagli esordi dell’esperienza formativa presso la Fucina degli Angeli, all’affermazione come direttore artistico della Vetreria De Majo e infine come artista indipendente e figura centrale nel panorama del vetro contemporaneo, la mostra riunisce una selezione rappresentativa di oltre sessanta opere, che spaziano dalle prime realizzazioni seriali agli ultimi esperimenti con la forma, la materia e la luce. Accanto ai vetri finiti saranno inoltre esposti disegni preparatori che permettono di penetrare nell’universo creativo di Ohira tramite un percorso visivo parallelo e complementare.
Allestita presso il Robert Olnick Pavilion di Magazzino Italian Art, in uno spazio immersivo e raccolto, con le opere collocate all’interno di lunghe vetrine che corrono lungo tutto il perimetro della sala, avvolgendo il visitatore, Yoichi Ohira: Japan in Murano è concepita come un viaggio che si apre con i lavori degli esordi, di impeccabile inventiva formale, realizzati nel solco della tradizione vetraria veneziana; attraversa una fase di grande sperimentazione con colori audaci, forme innovative e nuove tecniche, sempre però radicate nel sapere dei maestri vetrai; e si chiude con le opere degli ultimi anni, caratterizzate da una scelta più radicale, che abbandona quasi del tutto il colore per concentrarsi su una dimensione minimalista, dedicata alla pura contemplazione della luce e dei volumi. «Di particolare interesse, accanto alle opere in vetro – spiega il curatore Lucchi – è la presentazione di una serie di studi su carta e disegni esecutivi che Ohira condivideva con i maestri vetrai, illustrando loro le caratteristiche che desiderava ottenere in ciascuna opera. Questi documenti di pensiero e invenzione costituiscono una rara opportunità per approfondire il processo artistico che sta alla base del vetro muranese».
Pur non seguendo un ordine strettamente cronologico, la mostra illustra le principali fasi della carriera di Ohira attraverso nuclei di assonanze estetiche, contrasti cromatici e affinità formali che mettono in dialogo le varie fasi lontane della produzione. «Yoichi Ohira: Japan in Murano – spiega Adam Sheffer, direttore di Magazzino – testimonia l’ampiezza del raggio d’azione di Magazzino Italian Art come unica istituzione negli Stati Uniti dedicata all’arte e alla cultura italiana del dopoguerra. Presentata in contemporanea con Piero Manzoni: Total Space, questa mostra offre al nostro pubblico una prospettiva ampia sulla ricca storia di quest’epoca e dei suoi artisti».
Le prime opere di Ohira a Murano si collocano nella continuità della grande tradizione veneziana: la padronanza di tecniche quali il “reticello” e “incalmo” si accompagna a una sensibilità formale di matrice orientale, fatta di proporzioni equilibrate, superfici limpide e accostamenti cromatici calibrati. Rappresentativa di questo periodo è la serie Venezia e l’Oriente. Grazie al filo conduttore dei rapporti secolari tra la Serenissima e l’emisfero orientale (Costantinopoli, impero ottomano, estremo oriente), Ohira propone una carrellata di vasi-personaggi che rileggono meraviglie degne dei racconti di Marco Polo attraverso un esotismo misurato e moderno.
È evidente il rispetto che Ohira nutre per l’intelligenza manuale dei vetrai muranesi. Ogni oggetto è il risultato di un dialogo serrato con i maestri dell’isola, in cui il disegno preparatorio diventa la mappa attraverso la quale tradurre un’idea in vetro soffiato. Un vivido vocabolario di linee, colori, metafore e aggettivi traduce in segni la percezione della materia, rivelando la bellezza di volumi e trasparenze prima che prendano corpo nel lavoro della fornace.
La mostra si arricchisce anche della presenza di un’ampia selezione di disegni esecutivi originali, preparati da Ohira e utilizzati dai maestri vetrai nella realizzazione dei vasi. I disegni su carta furono degli strumenti di lavoro, realizzati personalmente da Ohira con indicazioni precise su proporzioni, spessori e cromie, ad uso dei maestri soffiatori, e con descrizioni atte a guidare il passaggio dalla linea bidimensionale alla forma tridimensionale. Si tratta di una documentazione preziosa non solo per comprendere il processo creativo di Ohira, ma anche per capire il funzionamento del lavoro in fornace, dove il maestro vetraio traduce il disegno in gesto tecnico. I disegni rivelano quanto la precisione progettuale fosse per Ohira un atto di rispetto verso il materiale e verso chi lo lavorava.
Appuntamento, allora, all’8 settembre, con il lavoro di Ohira che esalta la ricchezza cromatica e la vitalità del vetro muranese, in un viaggio tra linee calligrafiche e colori sgargianti, trasparenze che amplificano il potenziale artistico della luce, e densità materica e cromatica che richiama impressioni visive della laguna, quasi fosse dipinta sul vetro a pennellate.
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