Categorie: opera

opera | René Magritte – Il modello rosso

di - 6 Febbraio 2006

Un paio di piedi, perfettamente scorciati. Una parte resta in ombra, a prima vista. Ed è strano, perché la fonte di luminosa nel quadro sembra essere unica e inondare con omogeneità quasi artificiale l’intera scena. Ancora più strano è che i piedi si trasformano, sotto i nostri occhi increduli, e diventano un bel paio di scarponcini scuri con tanto di stringhe. L’effetto sorpresa è immediato, e con esso si scatena in chi guarda un senso profondo di disagio, persino di fastidio.
Tutta la vastissima produzione di Renè Magritte mira a creare questo effetto, non senza un compiaciuto gusto dello scherno. Genuinamente surrealista è la passione dell’artista per la creazione di accoppiamenti strani e incongrui, che spiazzano nella loro ostentata banalità: egli stesso afferma che la sua maniera di dipingere è assolutamente accademica e che l’unica cosa interessante è ciò che mostra.
Il repertorio iconico del pittore belga è estremamente circoscritto e subito riconoscibile: nelle sue tele si incontrano con irritante frequenza pipe, quadri al cavalletto, borghesucci in bombetta. Ma straordinario è il modo in cui tali oggetti vengono combinati, il contesto della loro presentazione sulla tela.
Così sassi e signori ben vestiti si ritrovano a levitare leggeri e ignari con la stessa credibilità che avrebbero se stessero ben piantati a terra, dove solitamente stanno. Ogni oggetto si decontestualizza, perde il significato che gli è solito e ne acquista qualsiasi altro, secondo la nostra immaginazione.
Magritte fa della pittura una forma di conoscenza, un invito irresistibile a cercare nuovi e più profondi significati nelle cose che incontriamo ogni giorno, per abitudine o grazie, come già in Marcel Duchamp, al caso. A volte è la nostra stessa capacità logica che sovrappone alla realtà percepita visivamente altre immagini pensate, che ne completano la comprensione oltre l’apparenza.
Il risultato di tale sovrapposizione è perfettamente esemplificabile col dipinto Il modello rosso: la visione del contenente (un paio di stivaletti) suggerisce all’istante, all’intelletto, la visione del contenuto (i piedi nudi), secondo il procedimento metonimico contemplato dagli studi linguistici, tanto cari ai surrealisti, sia letterati che figurativi. Se Magritte pone in primo piano i piedi nudi è per spaesare ulteriormente l’osservatore, rendendo ancora più impegnativo lo sforzo di comprensione dell’opera.
Quest’ultima, poi, non è certo chiarificata dal titolo, che semmai complica di più le cose. Ogni indicazione verbale che l’artista aggiunge alle sue opere, infatti, è sempre oscura, tanto da rimanere il più delle volte un enigma irrisolvibile, specialmente a causa del fatto che l’artista si rifiutò sempre (tranne nella corrispondenza con l’amica Susy Gablick) di spiegare i motivi dei suoi quadri e la scelta di titoli tanto inappropriati.
Tanta ostinazione ha certo un valore di un’aperta sfida, di un volontà forte di sovvertire l’estetica “ufficiale” e le convenzioni che per tanto tempo l’hanno condizionata.

bibliografia essenziale

Noel, Bernard, Magritte, Alauda Editoriale
Meuris, Jacques,Magritte, Taschen, 2004.
Magritte, Renè, Tutti gli scritti, Feltrinelli, Milano, 1979
Foucault, Michel, Questo non è una pipa, Milano 1988
Sylvester, David, Magritte, Allemandi/Menil Foundation, Anversa-Torino, 1992

René Magritte
Il modello rosso
1935
Olio su tela, cm 56 x 46
Paris, Musée National d’Art Moderne

cristina babino

[exibart]

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