Categorie: parola d'artista

exibinterviste | la giovane arte – Chiara Passa

di - 8 Marzo 2002

In questi ultimi tre anni c’è stata una svolta, un cambiamento nella tua ricerca artistica. In particolare le opere che realizzi si pongono a metà strada tra l’astrazione e la composizione di immagini. Quanto questa svolta è legata all’incontro con l’arte digitale?
E’ cambiata, sicuramente, la velocità della comunicazione, quindi mi confronto e adopero le nuove tecnologie (in particolare il digitale) che offrono la possibilità di elaborare e trasformare immagini e dati in tempo reale. Sì, una parte del mio lavoro è vicinissima all’astrattismo. Ho creato forme architettoniche che derivano dalla manipolazione digitale di missili, simboli di sfondamento, di attraversamento dello spazio. Mi interessa ribaltare il concetto: invece di “sfondare” lo spazio, ho trasformato i missili in spazio architettonico, cilindrico, essenziale-sintetico. Quasi un omaggio a Boullé e Ledoux.

Come nasce una tua opera? Cos’è che ti suscita l’ispirazione e ti fa sentire la necessità di progettarla e realizzarla?
Il mio lavoro nasce e si sviluppa, tra un trasloco ed un altro, (oggi, per l’ennesima volta io ed il mio ‘Mac’ abbiamo cambiato casa e città) dal “punto”. Dall’origine. Per generare risultati frutto di “spostamenti e slittamenti” di senso imprevisti. Ciò che mi ispira, e che mi incuriosisce oltre l'”amore” è la transitorietà di tutto ciò che viviamo, quindi progetto e realizzo la mia opera.

Questi ultimi dieci anni sono stati determinanti per lo sviluppo della giovane arte italiana. Anni di forte fermento, di nuove proposte e ricerche e soprattutto una rinnovata attenzione da parte della critica ma anche delle istituzioni. In questo nuovo scenario, anche il ruolo dell’artista sembra essere mutato, conquistando via via un’autonomia ed una consapevolezza sempre maggiori. In questo momento, a tuo parere, cosa si chiede ad un artista per emergere, per imporsi?
Io credo molto nel lavoro, nella ricerca. Cioè un lavoro interessante) verrà sostenuto da galleristi, critici, curatori, etc. E’ loro interesse. Per imporsi ci vuole molta costanza, perseveranza e immensa fiducia in se stessi. Credere infinitamente nel proprio lavoro e riuscire a fare una distinzione tra sogni e illusioni. E soprattutto incontrare le persone giuste al momento esatto! Perché la vita è fatta d’incontri…

Quest’anno hai partecipato alla Biennale di Valencia nella sezione El Mundo Nuevo diretta da Achille Bonito Oliva che accoglie più di trenta artisti che propongono animazioni interrattive e non. Il tema della Biennale sono le passioni dell’uomo. Come si pone la tua opera, Pipeline Project, rispetto al tema, alla tecnica e al mezzo utilizzati?
Pipeline Project, tra i trenta lavori interattivi esposti alla Biennale di Valencia, è l’unico che si può definire ‘net art’ (gli altri sono web art). La differenza tra NET e WEB art, è che il primo, ‘NET artista’ realizza opere per la rete (net art), il secondo è un grafico web designer (web art). Io preferisco evitare le omologazioni: sono un’artista che ha realizzato un’opera per internet. Ho costruito un ambiente cilindrico di quattro piani in 3D, l’interno di un missile compresso. Una casa interattiva e interamente percorribile dallo spettatore; uno spazio di tutti che contrasta il concetto di old economy e proprietà assoluta. E’ stata la prima volta che ho lavorato su un interno, solitamente tutte le mie architetture sono strutturate come facciate impenetrabili.

A cosa stai lavorando attualmente e quali sono i tuoi impegni per il prossimo futuro?
Attualmente ho appena finito di girare un video a Torino (che fa parte di una breve serie intitolata The Tales). In questo video un ragazzo marocchino mi fa, come in un rituale, una collana circolare di succhiotti…e il cerchio ritorna…è come se l’atto di succhiare portasse in superficie – oltre alla macchiolina rossa – una sorta di benessere originariamente nascosto. La collana diventa un dono.

Daniela Bruni

Exibinterviste-la giovane arte- è un progetto editoriale a cura di Paola Capata

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Bio
Chiara Passa è nata a Roma nel 1973; ha studiato al liceo artistico di Salerno, all’Accademia di Belle Arti di Napoli e Roma. Nel 1999 ha partecipato al FROG: festival romano delle opere giovanili, Biennale giovani artisti del mediterraneo, Ex Mattatoio, Roma. Sempre nel 1999 è presente alla rassegna Autori-Tratti-Italiani presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, curata da Antonio Arevalo e Aurora Fonda. Attualmente vive e lavora a Milano

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