Sei in grado di descrivere il tuo lavoro in tre righe?
Mi bastano tre parole: un blocco di ghiaccio.
Allora sarà il caso di usare il classico punteruolo…
Nel mio lavoro si parla di paranoie contemporanee, perciò c’è il rischio che l’aspetto spettacolare di esse conduca alla perdita di fondamentali chiavi di lettura. Chi è riuscito a interpretarlo meglio è Gianluca Marziani.
Artista da quando?
A diciannove anni mi presentai alla collettiva della Bevilacqua La Masa con alcune cose che, a guardarle adesso, davvero non mi piacciono. Infatti mi ritrovo a fare oggi ciò che il coraggio e la determinazione mi avrebbero suggerito di proporre allora.
Nel frattempo che è successo?
Sono entrato nel mondo del lavoro, come tutti gli esseri umani. Facendo un po’ di tutto. Difficile, però, riuscire a conciliare dieci ore di lavoro al giorno e ricerca artistica. Così, ho preso una decisione rischiosa e ho detto stop. Ho cominciato a contattare le gallerie che potessero produrre i miei progetti. Direi che sono stato fortunato.
La tua formazione vera e propria?
E’ di quelle ortodosse. Sono passato dal liceo all’accademia di belle arti. Ho frequentato quella di Venezia, dove mi sono diplomato nel 2000.
Quali gli artisti della storia dell’arte che hai amato?
Amare è parola grossa, implica il prestare fede all’intera produzione di un solo artista. In questo senso, più che amarne uno direi che ne ho apprezzati molti. Ma dovrei stilare un elenco, noioso come tutti gli elenchi.
Un tuo difetto che riconosci come tale?
Sono maniacale, pignolo. Per cose davvero superflue.
Arte e politica possono guardarsi negli occhi direttamente?
No, non credo proprio.
Chi vuoi ringraziare?
Sicuramente Tommaso Bracco della BD. Crede nei miei progetto e mi sta dando la possibilità di mettere in luce il mio lavoro, a livello nazionale ed internazionale.
Che rapporto hai col luogo in cui lavori?
Ci sono tutti i comfort necessari…
Preferisci girare di città in città o lavorare sempre nel solito posto?
Non mi sento figlio delle città in cui vivo. Anzi, più spesso sono in giro a caccia di location per la situazione ambientale richiesta di volta in volta dal progetto.
Quale la tua mostra migliore?
La personale Suspensi Equilibrioprecario, inaugurata nel febbraio 2004 da BD.
Cosa ricordi di quell’esperienza?
Durante la performance, dove per più di tre ore ero sdraiato e chiuso dentro un tavolo, facevo uscire dai due fori del pannello superiore le braccia aggrappate ad una pseudoaltalena che scendeva dal soffitto. Era l’unica parte del corpo visibile al pubblico, tanto da dare l’idea di essere sintetiche. Sentivo il pubblico bisbigliare: ragionava soprattutto della loro veridicità.
Sensazioni, come si suol dire, in presa diretta…
Sì, per il pubblico era come se all’interno del tavolo dovesse esserci, per forza di cose, una sorta di meccanismo e non un essere umano!
Bio: Lamberto Teotino è nato a Napoli nel 1974, vive tra Vicenza e Milano. Tra le personali: Suspensi Equilibrioprecario, Espacio Liquido, Gijòn (2006); Omicidio Umano, Spazio Symphonia, Milano (2005); Suspensi Equilibrioprecario, Studio B&D Milano (2004). Tra le collettive: Il senso del corpo, Galleria San Fedele, Milano; Perdere la Testa: Studio Lattuada, Milano (2004); Borsa Valori, Basilica Palladiana, Salone degli Zavatteri, Vicenza.
a cura di pericle guaglianone
[exibart]
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Caro Lamberto Teotino,
posso avere la tua email? Grazie
mauro,
la mia mail è lteotin@tin.it