Categorie: parola d'artista

exibinterviste – la giovane arte | Ra di Martino

di - 31 Ottobre 2003

Quale e’ stato il percorso che ti ha portato a diventare un’artista?
Da bambina mia madre mi chiedeva spesso: “allora che vuoi fare? l’attrice?… la musicista? No?! e allora cosa, vuoi vendere le patate al mercato?!”…non ho mai capito il legame tra le patate e l’arte ma in qualche modo deve aver influito.
Non ho iniziato presto come “artista”; agli inizi ero molto attratta dal cinema e dal teatro e solo a Londra ho iniziato a vedere mostre, ed ho deciso di iscrivermi al Chelsea College of Art.

Hai da sempre fatto video o ti sei concentrata anche su altro?
Ho iniziato confrontandomi con la fotografia, un interesse che non ho mai abbandonato e che in qualche modo fa tuttora parte della mia ricerca.

Cinema più fotografia, dunque?
No, anche performance in parte. Due anni fa mentre organizzavo il mio primo lavoro in pellicola, “Between”, ho realizzato una performance in cui mi sono chiusa in una scatola bianca alta due metri, posta sopra l’ingresso del College. Dalle 10 della mattina alle 5 di sera per tre giorni, sono rimasta appesa ad osservare la realtà attraverso un buco, e quel diaframma era diventato per me uno schermo cinematografico ed io lo spettatore, ma quello che vedevo in fondo, in quel momento, erano i “miei” spettatori.

A poco più di venti anni ti sei trasferita da Roma a Londra. Perché?
Nturalmente per ambizione e fame di conoscenza.

Dimmi la verità!
Ok! Mi sono innamorata di un ragazzo inglese e l’ho seguito.

Lo rifaresti?
Si, ho fatto bene, Londra si è dimostrata una città stimolante e il ragazzo di allora è ancora con me!

In quegli anni, era il 1997, Roma in effetti una città poco stimolante. Ma ora non senti la necessità di tornare nella tua città?
Spesso ho nostalgia. Di Roma mi mancano la luce, il cielo, la vita nelle strade, gli incontri casuali. Roma oggi è cambiata nel suo approccio con la cultura, nascono nuovi spazi e opportunità che prima non esistevano. Sto pensando di dividere il mio tempo tra Roma e Londra.

La tua ricerca si concentra su un’analisi del linguaggio del cinema. Da cosa ti deriva questa fascinazione?
Trovo che le esperienze vissute attraverso un film o la televisione siano altrettanto importanti e forti di quelle appartenenti alla vita reale, e le immagini finiscono per imprimersi nella memoria “emotiva” dello spettatore.

Cosa ti attrae di preciso?
La predisposizione, lo spirito con cui affondo in una poltrona del cinema per immergermi in quello che vedo. E’ questo concetto di alterità e immersione che amo vedere nelle centinaia di persone sedute al cinema, e tutte con la stessa espressione, illuminata dalla luce dello schermo.

Sembri molto interessata al cinema, ma ti adoperi anche per sbeffeggiarlo…
In not360 ho costruito la struttura basandomi su dei cliché televisivi e cinematografici. Mi piaceva l’idea che gli stessi personaggi non potessero essere del tutto originali, ma costretti ad un modello comportamentale e con delle battute già esistenti, scritte in situazioni già viste.
Nel video l’inquadratura fa un movimento panoramico continuo di quasi 360° e gli attori per essere ripresi devono muoversi davanti la cinepresa. La costrizione così non è solo nella storia-azione del video ma anche per noi che giravamo, costretti a fare tutto dal vivo, in un unico piano-sequenza. Volevo che gli elementi cinematografici, come il movimento di macchina, la non-originalità delle battute degli attori, fossero gli elementi determinanti. Di solito in un film i movimenti della cinepresa sono strumentali all’azione, agli attori, e si ha la possibilità di avere dettagli, primi piani ecc… In questo caso la cinepresa è quasi un ostacolo, una struttura formale che detta le regole invece di collaborare. In Untitled (rambo) ho manipolato le immagini di “Rambo III” e le ho ricostruite in un breve film muto in cui Stallone si trasforma in un anti-eroe che cerca di fermare le guerre nel mondo senza mai riuscirci. L’idea di questo lavoro è nata leggendo “Video Nights in Kathmandu”di Pico Iyer. Nel libro l’autore racconta un suo viaggio e nota lo stupore di scoprire di quanto Rambo, negli anni ‘80, fosse venerato anche in villaggi di paesi remoti e distanti dalla cultura americana. E così ho voluto rendere ancora maggiore questo stupore trasformandolo in un eroe senza tempo che si getta in un’impresa umanitaria assolutamente impossibile.

Il tuo rapporto con le gallerie? A londra hai trovato uno spazio che ti segua anche a livello commerciale?
A Roma ho appena inaugurato una mostra alla galleria “Monitor”, un nuovo spazio che ha inaugurato la sua attività proprio con me e che si concentrerà su artisti che lavorano principalmente col video. A Londra il sistema delle gallerie è diverso da quello italiano, è sicuramente più difficile stringere un rapporto diretto con un gallerista. In questo momento sto finendo un master alla Slade School of Fine Art e lavorando ad un nuovo progetto che conto di presentare presto.

bio
Rä di Martino è nata a Roma nel 1975. Vive e lavora a Londra dal 1997. Mostre personali: 2003 Galleria Monitor, video&contemporary art, Roma; Mostre collettive: 2003: Cosmos, Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Atene; Festival del Cinema Giovani di Torino; Alternativa Indip.Film Festival, Barcellona; Interfilm, Berlino; Biennale dell’Adriatico, San Benedetto del Tronto; 25hrs, Mostra VideoArt, Polidepordivo del Raval, Barcellona; 2002: Festival del Cinema Giovani di Torino; Beck’s Futures Student Film Award, ICA, Londra; Showcase II, Millbank Gallery, Londra; Peachy, 291 Gallery, Londra.

massimiliano tonelli

[exibart]

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