Come nasce un artista?
Io forse lo sono sempre stato. Fin da piccolo passavo intere giornate semplicemente a osservare. Uno dei momenti che preferivo, in una giornata qualsiasi, era quello del trasferimento in auto. E sai perché? Perché potevo vedere più cose in breve tempo, senza distrazione e fatica. Una caratteristica che conservo ancora oggi, questa di stupirmi delle cose soltanto osservandole. Penso che un artista prima di tutto debba essere un ottimo osservatore.
E il tuo lavoro, oltre che dall’osservazione, da quale riflessione scaturisce?
Mi interessa il rapporto tra naturale e artificiale, tra ciò che la natura suggerisce e le modalità con le quali l’uomo interpreta e utilizza quei suggerimenti. Per questo nei miei lavori accade sovente di trovare strutture naturali, per lo più vegetali, affiancate a oggetti della quotidianità. Un discorso di tipo orientale, se vuoi.
Pregi e difetti?
Sono una persona curiosa ma semplice, e questo spero sia considerato un pregio. Difetti? In alcune occasioni sono un po’ incerto. E smemorato.
Una persona davvero importante attualmente per il tuo lavoro?
Sicuramente Guido Molinari, che ha creduto in me sin dai primi progetti. Dandomi la possibilità di entrare ufficialmente nel circuito nazionale con la collettiva New entries
alla Neon di Bologna. Oltretutto, cosa non da poco, mi ha un po’ descritto il sistema dell’arte.
E con questo “sistema dell’arte” come hai deciso, tu così giovane, di relazionarti?
Nella maniera più sincera e professionale, credo sia giusto così.
Sei soddisfatto di come viene interpretato un tuo lavoro?
L’interpretazione critica del mio lavoro, finora, non è mai stata equivoca. Più in generale, però, temo le interviste e le recensioni di televisioni e quotidiani, perché utilizzano parametri banalissimi nel valutare i lavori, e lo fanno in modo quasi sempre azzardato.
Tra le mostre che hai fatto a quale sei più legato?
Alla collettiva Punto d’estensione, nella galleria Ar/ge Kunst di Bolzano. Credo sia riuscita bene perché gli artisti invitati, nonostante le forti diversità, sembravano interagire per via di una poetica intima e personale comune a tutti.
Vivi in provincia, a Carrara. Un bene o un male?
Non so perché sono finito a Carrara, al di là del fatto che c’è un’Accademia di Belle Arti. E’ una città come tante in Italia, che offre poco o nulla per l’arte contemporanea. Anzi, sembra che dopo la scultura del Novecento non sia accaduto più nulla. Ma la cosa davvero positiva del vivere qui è che c’è molto tempo, e pochissime distrazioni, per progettare e produrre.
Fammi tre nomi di artisti emergenti, tra quelli che preferisci. E almeno uno di un artista sopravvalutato.
Non ho dubbi: Piero Golia, Roberto Cuoghi e Diego Perrone. La più sopravvalutata è ovviamente… Laura Pausini!
bio: Simone Barresi nasce nel ‘80 a Imperia. Vive a Carrara, dove frequenta il 4° anno dell’Accademia di Belle Arti. La sua unica personale, nel 2004, è Ambient In Ambient, all’ex ospedale S. Giacomo di Carrara.
Collettive: Quattroventi 2005, a cura di Letizia Ragaglia, Manciano (GR), sedi varie; A1, a cura di PaolaGallio,Neon>Campobase, Bologna (2005); Murart, a cura di Francesca Pagliuca e Elvira Vannini, Club74, Bologna (2005); New Entries, a cura di Guido Molinari, Ar/ge Kunst, Bolzano (2004); Play04 (rassegna video), a cura di Lelio Aiello e Cecilia Casorati (2004), Care/of (Milano), Neon (Bologna), Valentina Moncada (Roma).
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arte? mma...
a quando una bella intervista a uno studente di seconda media?
bleah