Categorie: parola d'artista

Senti chi parla/ Chiara Rapaccini – Rap

di - 24 Ottobre 2014
…Analisi illogica: Io  pronome personale. Ti particella pronominale. Amo, modo  indicativo, tempo presente, prima persona singolare di amare, verbo regolare (insomma), dal latino, amo-amare.
Per noi femmine questa è la frase-cartina tornasole, la prova del nove dell’Amore-quello-Vero. Non meno probante del lenzuolo macchiato di rosso sangue, steso alla finestra della stanza  nuziale dove si è consumata la prima notte. La verginità della sposa viene sbandierata al paese intero con buona pace della famiglia  che ha fatto enormi sacrifici  per metter su una dote decente. 12 tovaglie, 12 lenzuola di sotto, 12 di sopra, 12 federe etc.
Questa barbara usanza era presente nel sud Italia un centinaio di anni fa, ma c’è chi dice che – rarissimamente –  sia ancora in uso, e non solo al sud. Dicevamo, il lenzuolo viene esposto il mattino dopo, verso le 12 e la popolazione del villaggio accorre curiosa dell’esito inconfutabile della grande  prova.
Presenza di sangue sul lenzuolo: lei non è stata a letto con nessuno, dunque ama lui.
Assenza di  sangue: lei è già  stata a letto con qualcuno, dunque è una troia, dunque lo sposo può legittimamente rinnegarla e scegliere una moglie illibata. La novella sposa non lo ama, è chiaro, e per giunta è una femmina di seconda mano.
Noi donne al contrario degli uomini, per essere rassicurate ed eventualmente risarcite, non abbiamo alcun lenzuolo da appendere, nessuna dimostrazione dell’amore  di lui, spettacolare e (quel che più conta) scientificamente provata. Siamo dunque costrette ad affidarci  solo alla magica frase pronunciata – raramente –  da LUI:
TI AMO. Se in aggiunta al TI e all’AMO, poi, c’è  pure il pronome IO, l’effetto è sconquassante per l’ingordo cuoricino di Lei. La dichiarazione risulta aldilà di ogni dubbio, autentica, assoluta e duratura nel tempo.
Sono IO che  ti amo, e non UN ALTRO.
Ma, ahimè  le tre parole vengono pronunciate con riluttanza dai nostri maschi e, quasi mai,  nei modi da noi sognati. Non certamente come abbiamo  appreso con pruriginosa concupiscenza dalle figure della mitica Enciclopedia della fanciulla  e/o dalle soap che ci hanno accompagnate negli ultimi trent’anni, nelle quali, la  scena topica si ripete eternamente identica, sia che si svolga in un salottino piccolo borghese della periferia di Torino, che in una villa di Los Angeles. Lui se ne sta incerto, in piedi, di fronte a Lei. Ha uno sguardo intenso, quasi preoccupato, mistico. Pronuncia le tre parole con voce baritonale, scansionando le sillabe. Poi sospira e fa una lunga pausa che serve a  sottolineare la sacralità dell’attimo. Ma la vera figata è quando alla miracolosa sentenza si accompagna un anello con diamante (anche se di bassa caratura) nascosto in un cioccolatino o in una flute di champagne o in una noce (scena, quest’ ultima da me apprezzata nella novemilatrentunesima puntata del secondo ciclo di Cento Vetrine). Come l’anello non si incastri mai nella gola della fortunata, ostruendole la carotide e mandandola all’altro mondo, non mi è ancora chiaro.
Ma questa è solo fiction. Scene di questo tipo  nella realtà non avvengono. Purtroppo o per fortuna per noi altre sfigate.

Guai, poi, a pronunciare  la fatidica  frase, se sei donna! Non lo fate mai, mie sfig-amiche, perchè le risposte dei vostri uomini potrebbero essere letali. Vari sono i toni e le  espressioni   dei maschi   colpiti come da una pallottola nello stomaco, da un  MIAMI-TIAMO  imprevisto. Si va dallo sconcerto imbarazzato, all’esplicito malessere o all’incazzatura, all’incredulità, alla crisi di nervi che porterà alla fine certa del rapporto.
Ecco alcune probabili  risposte maschili alla domanda-affermazione da non fare .
LEI: MI AMI? (oppure TI AMO)
LUI: – Insomma
Eh?
Domandati perché me lo chiedi
Ci rifletterò
È una domanda?
Modera le parole
Perché, dovrei?
Dici a me?
Mo’ non esageriamo
Lasciami riflettere
Non ti biasimo
Anch’io ho i miei problemi
Contenta te…
Cazzi tuoi.
……

AMORI SFIGATI è una filosofia, un modo di essere, un movimento, un brand, un libro, un mazzo di carte, mostre, incontri in piazza, nei bar, nelle librerie, una serie di cortometraggi porno satirici. Questa estate ha persino preso le sembianze di un festival, in collaborazione con la cineteca di Bologna.
Mi sono inventata questa creatura multiforme in preda a un amore infelice.
Ho  pianto e ripianto ma poi, scrivendo e disegnando le situazioni, i dialoghi, le sventure (desolatamente identiche a quelle di tutta l’umanità innamorata), la disperazione si è  ma-gicamente trasformata in satira. Nati dalla carta di un cofanetto Salani, quattro anni fa, in poco tempo gli Amori sfigati si sono trasferiti nella pagina FB omonima, che al momento conta circa 60mila followers appassionati. Sono loro che spesso e volentieri mi spediscono le battute (vere) di dialoghi avvenuti con i rispettivi partners, etero e gay. Io disegno le vignette, due profili che dialogano e  le posto su FB. I miei seguaci  sono contenti, gli amici della rete condividono.
Ora Amori Sfigati è il titolo di un libro strampalato, un cartonato pop up, un miscuglio di  arte, fumetto e letteratura, edito da Franco Cosimo Panini. Lo presenterò a Milano, il 28 ottobre, alla Feltrinelli di corso Buenos Aires con Natalia Aspesi e Jo Squillo, poi a Lucca Comics, poi a Napoli per l’associazione IOCISTO, poi a Roma, alla libreria Fandango.
Poi poi poi… Siamo un esercito di sfigati, felici di  esserlo, che si scambiano giorno per giorno le disavventure d’amore sorridendo. Pare che una vignetta al giorno, così come le mele, serva da terapia. Mi riferiscono alcuni psicoterapisti che le vignette sfigate postate su Fb aiutano a sciogliere alcuni nodi terapeutici legati alle passioni d’amore esasperate.
Devo molto a Mario Monicelli, il mio compagno scomparso, e al suo giro di amici meravigliosi. Suso Cecchi d’Amico, de Bernardi, Benvenuti, Age, Scarpelli, la Betti Mastroianni, Panelli, Tognazzi e Villaggio. Tutti maestri di ironia e passione, cinismo e  tenerezza, per me che ero solo una ragazzina che scriveva e disegnava libri per bambini. Ma il mio idolo è sempre stata Claire Bretecher, bella, snob, bionda con gli occhi azzurri. Una  disegnatrice satirica francese coltissima e spiritosa  che con i suoi “FRUSTRATI”, mi ha insegnato a osservare e a descrivere con pietas e un pizzico di crudeltà  gli sfigati intorno a me. Io sono come loro. Peggio.
Chiara Rapaccini

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  • Predichi "bene" e razzoli "male", dal giro di gente che dici di frequentare non sei una sfigata, anzi .

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