Gianni Pisani, foto di Augusto De Luca
Maestro della pittura contemporanea, sperimentatore dei linguaggi dell’Astrazione, dell’Informale e della Pop Art, declinati in chiave luminosa e mediterranea ma percorsi da una vena profonda e introspettiva, Gianni Pisani è morto oggi a Napoli, all’età di 87 anni. La notizia è stata annunciata su Facebook dalla compagna dell’artista, Marianna Troise. Oltre ad essere autore di una lunga, densa e personale ricerca artistica, Pisani è stato uno dei direttori dell’Accademia di Belle Arti di Napoli più attivi, portando avanti con convinzione una politica di apertura dell’insegnamento e dell’istituzione, attraverso l’organizzazione di mostre, progetti e rassegne in collaborazione con alcune delle gallerie più influenti della città. Pisani portò avanti l’attività di Direttore e quella di artista con la stessa intensità e moventi coincidenti.
Nato a Napoli, nel 1935, fu proprio all’Accademia che iniziò il suo percorso, allievo di Emilio Notte. Già a 20 anni i primi riconoscimenti artistici, con l’opera Crocifissione, del 1955, grazie alla quale vinse il Premio alla Mostra Nazionale delle Accademie di Belle Arti e il Premio Cesenatico. L’opera era stata realizzata sul supporto non convenzionale, tanto per necessità materiale quanto per impulso concettuale: non avendo a disposizione una tela, Pisani usò un lenzuolo della madre, caricando di riferimento biografici il tema sacro e avviando una sperimentazione sulla molteplicità dei media che avrebbe caratterizzato tutta la sua successiva ricerca.
Prima vicino all’Espressionismo, nel 1960 si avvicinò alle tendenze internazionali più attuali, tra New Dada e object art, per avvicinarsi, negli anni ’70 alla Pop Art. Nel 1968, insieme a Dina Caròla e Anna Caputi, diresse la storica Galleria Il Centro, mentre nel 1969 fu uno dei firmatari della Carta di fondazione della Galleria Inesistente, uno degli esperimenti più interessanti e avanzati di arte pubblica e relazionale di quel periodo. Nel 1982 fu docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano ma nel 1984 tornò a Napoli, prima insegnando e poi diventando direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, incarico retto per 14 anni. Ha lavorato a diversi progetti in collaborazione con alcune delle personalità più influenti dell’arte contemporanea italiana, come Gillo Dorfles e Lucio Amelio.
Ha esposto in molte sedi istituzionali e private all’estero, dagli Stati Uniti alla Germania. In Italia ha partecipato tre volte alla Quadriennale di Roma, 1960, 1965, 1986. Nel 1995 ha partecipato alla 46ma Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1999 gli fu dedicata una grande personale a Palazzo Reale di Napoli, mentre nel 2003 a Castel Dell’Ovo e nel 2016 al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. I suoi lavori sono conservati in molte collezioni pubbliche della città, a Castel Sant’Elmo, al Museo di Capodimonte e al Madre. Una sua opera, Il treno che parte dall’isola, è installata all’esterno della stazione Salvator Rosa della Metropolitana di Napoli.
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