Ritratto Segretario Generale Dott. Antonello Grimaldi ph. Ricordi SStampati
Sotto la guida del Dottor Antonello Grimaldi, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana ha registrato nel 2024 oltre 300.000 visitatori e chiude il bilancio in attivo, per il secondo anno consecutivo: un esempio virtuoso, soprattutto in un’Italia in cui arte e cultura manageriale sono spesso estremamente distanti.
Grimaldi ci racconta in quest’intervista la sua visione strategica, le sfide affrontate e i progetti futuri di una delle istituzioni culturali più antiche e dinamiche d’Europa. L’obiettivo? Rafforzare il ruolo dell’Ambrosiana nel contesto culturale milanese e internazionale, rinnovando la sua offerta con iniziative sempre più inclusive e coinvolgenti.
Partiamo dai numeri: l’Ambrosiana ha superato I 300.000 visitatori nel 2024 e nei primi cinque mesi del 2025 ha già raggiunto oltre 220.000 ingressi. Qual è, secondo lei, il fattore chiave di questo successo?
«Come sa, amo dire che sono un manager prestato alla cultura e che so leggere i bilanci e che so distinguere i ricavi dagli utili e credo che i luoghi della cultura debbano avere una conduzione manageriale a 360 gradi. Quando sono arrivato qui tre anni fa, questo luogo raggiungeva solo i 60.000 visitatori, perciò ho elaborato un piano strategico a 360 gradi, puntando in particolare sulla comunicazione. Se da un lato è necessario avere un quadro di sostenibilità economica e finanziaria, d’altra parte è infatti stato necessario per un luogo come l’Ambrosiana —che è il museo più antico di Milano e la prima biblioteca europea aperta al pubblico— una comunicazione efficace, che dicesse: “Esistiamo, ci siamo e qui potete trovare Caravaggio, Raffaello, i Fiamminghi, Botticelli e Leonardo da Vinci.”
Aggiungo anche che il mio motto è preservare per valorizzare, comunicare e innovare sempre nel rispetto della tradizione. Però la tradizione va anche scardinata, o meglio: scardinata con intelligenza. Non amo che i luoghi di cultura siano autoreferenziali ed elitari. Sogno dei luoghi della cultura che siano di tutti.
Dal lato pratico, poi, ci siamo integrati sempre di più in un territorio di cui si era persa traccia: partecipiamo a tutte le attività del territorio, da Open House a BookCity Milano».
Da “manager prestato alla cultura” pensa che questa doppia anima – gestionale e culturale – abbia influenzato il suo approccio alla guida dell’Ambrosiana?
«Assolutamente, e per me questa doppia anima è davvero fondamentale, non me ne voglia chi si occupa solo di cultura. Un manager, infatti, deve occuparsi oltre che della sostenibilità sociale —quindi della trasmissione della cultura— anche della sostenibilità economica dei propri bilanci e ciò non può essere ignorato quando si organizza una mostra».
E guardando al futuro? Quali sono le sue priorità strategiche per l’Ambrosiana nei prossimi anni?
«Cosa vorrei dal futuro dell’Ambrosiana? Un percorso espositivo che risponda in maniera semplice e immediata all’esigenza dei fruitori, quindi disascalie ben illuminate, pannelli introduttivi in ogni sala, un museo che dialoga con il cittadino e che sia comprensibile.
Le novità nell’immediato futuro, poi, saranno molte: a ottobre avremo un sito rinnovato e daremo più spazio al contemporaneo, in modo che dialoghi con i grandi classici. Per questo a settembre ospiteremo una personale di Pietro Terzini, che co-curerò anche io. E a settembre riprenderemo anche le visite della Pinacoteca e della Cripta a 3 euro, una volta al mese. Poi, aderiremo a BookCity Milano dal 10 al 16 novembre 2025 e dopodiché ospiteremo una mostra di Nicola Samorì, sicuramente uno dei più grandi artisti italiani viventi. Le sue opere verranno integrate all’interno del percorso museale per continuare questo dialogo tra artisti contemporanei e i grandi maestri del passato.
Ciò permette anche di avvicinare un pubblico che molto probabilmente non verrebbe mai in Ambrosiana, di raggiungere i più giovani perché, vede, io confido molto nei giovani: sono proprio loro che possono fare una vera rivoluzione culturale».
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