Categorie: Personaggi

FRANCA UNA E CENTOMILA

di - 20 Luglio 2008
Gentile Signora Valeri, Colette diceva che il vero scrittore scrive del futuro, non del passato. Lei, che ha vissuto il passato così straordinario di tutta la cultura italiana del dopoguerra, come vede il futuro, alla luce di un presente così poco confortante?
Lei è stata campionessa di ironia e di satira, conquistando un pubblico fatto sia di grandi intellettuali (Gadda, Arbasino) che quello delle grandi platee televisive del sabato sera. Quali consigli darebbe a un’attrice, a un’autrice, a una scrittrice, a una regista che volesse ripetere quest’impresa, oggi che il divario fra la cultura e la massa appare così incolmabile?
Queste sono solo alcune delle domande che avrei voluto porle. Poi ho ripensato a uno dei primi lavori di un -allora giovane e sconosciuto- artista italiano, Francesco Vezzoli, che lo scorso anno insieme a Giuseppe Penone ha rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia; al personaggio da lei interpretato in uno degli episodi del video An Embroidered Trilogy. Ritenendo che la sua vita e i suoi personaggi avrebbero potuto interessare anche altri giovani artisti italiani, ne ho invitato un gruppo a formulare la domanda che avrebbero voluto rivolgerle, se avessero avuto il privilegio di incontrarla.

Francesco Arena:
Gentile signora Valeri, che cos’è oggi l’Italia?

Se mi avesse posto questa domanda qualche anno fa avrei potuto risponderle in modo molto diverso. L’Italia è ancora un bel paese, pieno di tanti begli animaletti, ma è anche un gran pasticcio, un paese reso invivibile, dove si riesce a stare solo se si costruisce un proprio guscio. Per starci bene bisogna che ognuno si costruisca una propria Italia.

Carlo Benvenuto: Una volta sul palcoscenico, com’è rompere il silenzio pronunciando la prima parola?
L’unico momento di incertezza o di stupore lo si ha prima di entrare sul palcoscenico. Una volta dentro si è a casa.

Davide Bertocchi: Signora Valeri, qual è la sua canzone preferita?
Cheek to cheek cantata da Frank Sinatra.

Valerio Carrubba:
Signora Valeri, perché non credere nell’arte?

L’arte è talmente tanta che non si può non credere almeno a una parte di essa. Diciamo che non credo nell’arte brutta.

Ettore Favini: Signora Valeri, come mai ha deciso di cambiare il suo nome? Non è un po’ come cancellare una parte di sé?
Non l’ho cancellata. Semplicemente non l’ho portata in teatro per questioni contigenti alla mia famiglia. Ma adesso sono contenta di averlo cambiato. Il mio nome di nascita appartiene alla scuola, alle pagelle, ai certificati, ma quando recito io sono un’altra.

Linda Fregni: Signora Valeri, che rapporto ha con la propria immagine nelle fotografie?
Pessima.
Si riconosce?
Noti bene che sono fotogenica.
Le piace vedersi nelle vecchie foto?
Prima non mi piacevano, ma adesso mi piacciono perché ho constatato che ero molto carina. Mentre ho pensato per molto tempo di essere brutta.
Le custodisce, le ama, le colleziona come ricordi o le incutono nostalgia e preferisce accantonarle?
Non mi incutono nostalgia, qualcuna la conservo, ma molte sono andate perse. Non so archiviare.

Christian Frosi:
Mi piace moltissimo il nome che ha dato al suo cane: Roro Terzo. Lei ha dichiarato di aver avuto delle bellissime conversazioni con lui. Mi può dire l’ultimo argomento di discussione tra lei e Roro Terzo?

Sempre cose molte intime, cose che riguardano le sue necessità, se ha voglia di andare in campagna, se è disposto a mettersi un po’ lontano dalla mia testa quando dorme. Delle conversazioni che si fanno non con un bambino, ma con un ometto, anche perché lui è molto intelligente e tra poco compirà dieci anni. Il suo vero nome è Aroldo, come l’opera di Giuseppe Verdi. Tutti i nomi dei tanti cani che ho avuto sono riferiti alle opere di Verdi.

Anna Galtarossa: Signora Valeri, in che cosa si vorrebbe reincarnare nella prossima vita?
Ancora in me… mi son piaciuta.

Massimo Grimaldi: Pronto! Chi parla?
Scusi ma lei con chi vuole parlare?

Lovett/Codagnone: Signora Valeri, che cosa la fa ridere?
Dubbio amletico… Rido quasi esclusivamente leggendo perché anche nei libri seri ci sono delle battute che, sorprendentemente, trovo molto divertenti. Purtroppo si ride anche di cose impreviste e terribili.

Domenico Mangano:
Signora Valeri, vorrei chiederle con tanta umiltà di soddisfare una mia morbosa curiosità. Mi piacerebbe ascoltare attraverso il suo acume, la sua ironia, il suo cinismo e la sua saggezza cosa pensa e come descriverebbe, se esiste, l’idea di “progresso” a un giovane oggi.

Il progresso non è un’idea, ma una cosa dalla quale si è travolti senza potersi opporre. Il progresso in certi periodi della storia, come quello attuale, può diventare regresso. Se ci potessimo fare un’idea del progresso questa sarebbe trionfante, andrebbe sempre avanti, ma il progresso, per sua natura, sfugge alla percezione dei contemporanei.

Diego Perrone: Signora Valeri, dovendo scegliere un animale che la rappresenta, quale troverebbe più appropriato, la civetta o l’allocco?
La civetta mi piace moltissimo, l’allocco non ce l’ho chiaro.

Farid Rahimi: Signora Valeri qual è stata l’esperienza più insopportabile della sua carriera? E perché? Ci può raccontare un aneddoto?
Quando si presenta qualcosa di insopportabile la sento, la fiuto e la evito. Quindi episodi di grave insopportabilità devo dire che proprio non li ho vissuti.

Valerio Rocco Orlando:
Signora Valeri, a chi si ispirerebbe oggi per dare voce a una nuova Signorina Snob, come la vedrebbe vestita, con quali tic?

Non mi sono mai ispirata a nessuno di preciso, ma piuttosto a una classe sociale, a un tipo di donna, alla moda: è tutta una serie di elementi diversi ad ispirare un personaggio. Sarebbe una donna per metà stupida e per metà geniale, schiava di certi suoi vezzi. La nuova signorina snob vestirebbe Capucci invece di Dior, seguirebbe le modalità di oggi, completamente diverse da quelle di cinquant’anni fa, ma sarebbe comunque snob. Lo snobismo è una cosa importante, non è una cosa che passa.

Antonio Rovaldi: Signora Valeri, lei si considera una vera signora… franca?
Cosa sarebbe, un gioco di parole?

Nico Vascellari: Signora Valeri, mi potrebbe raccontare qualcosa della sua esperienza lavorativa con Mario Bava?
Non ricordavo neanche di averci lavorato e oltre a non ricordarmelo potrebbe anche non essere vero.

a cura di marcello smarrelli


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 49. Te l’eri perso? Abbonati!

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