Categorie: Personaggi

IL MECENATE D’ACCIAIO

di - 25 Settembre 2006

Consultando la classifica degli uomini più ricchi al mondo stilata da Forbes, Victor Pinchuk lo si trova al 507° posto, con un patrimonio di 1,3 bilioni di dollari. Che si notano tutti, grazie all’onnipresente security e a una certa inclinazione all’esibizionismo. Tendenza che ha raggiunto il culmine in occasione dell’opening party, con megaschermi, orchestra e sinuose ragazze danzanti in gabbie-cubi. Coreografie a parte, il core-business di Pinchuk è l’acciaio, in particolare le pipes, i tubi, che danno il nome al gruppo fondato nel 1990, Interpipe.
Dal punto di vista politico, la questione è complessa. Genero dell’ex presidente Kuchma, Pinchuk è stato parlamentare, prima di dedicarsi esclusivamente al business a seguito della “Rivoluzione arancione”. Una sorta di “patto di non belligeranza” che il magnate attribuisce alla necessaria distinzione fra economia e politica in una “democrazia matura”. Per quel che maggiormente ci interessa, il legame col precedente potere politico ha fatto sì che l’oligarca non abbia potuto rilevare l’ex Arsenale, immensa struttura che era già passata dal Ministero della difesa a quello della cultura e dove Pinchuk intendeva realizzare un Museo d’arte contemporanea. Lo spazio sarà invece sede di un museo storico. Tuttavia, nei giorni d’inaugurazione del Centre, Pinchuk ha ribadito la propria disponibilità a sostenere un’eventuale Biennale ucraina d’arte contemporanea allestita all’Arsenale.
Veniamo infine alle attività filantropiche. La Fondazione Victor Pinchuk, istituita nel 2003, non si occupa dunque solo d’arte contemporanea. Per esempio, con Spielberg sta producendo un documentario sulla shoah della comunità ebraica ucraina. E i rapporti con lo Stato? Pinchuk parla di “competizione, non conflitto”. Poiché diverse sono le “ideologie”, ed è la ragione per cui il museo porta il suo nome, “un brand che è garanzia di qualità e responsabilità”. Per creare una struttura che rifletta le ambizioni “di un nuovo Stato e di una nuova generazione”.

Per 15 anni, il magnate ha collezionato pittura a cavallo fra Otto e Novecento (col nome ricorrente di Goncharova), prima di giungere all’arte contemporanea. A proposito della quale ammette i propri limiti di lettura, ma che sostiene in funzione di “modernizzatrice del Paese”. Il passaggio da collezione privata a struttura aperta al pubblico è stata dunque naturale. Il Pinchuk Art Centre è collocato in pieno centro città e occupa i tre ultimi piani di un moderno edificio. La superficie di 2.500 mq è distribuita su due piani adibiti a spazio espositivo, mentre l’ultimo è spartito fra una sala video e un lounge bar minimal che godono di un notevole panorama. Il progetto architettonico è firmato dal primo francese di una lunga lista, Philippe Chiambaretta. Il quale ha fra l’altro esposto nel 2005 la Pièce Lumineuse con Orlan al Palais de Tokyo.
Quest’ultimo era allora diretto da Jérôme Sans -presente all’opening ucraino- e da Nicolas Bourriaud, curatore internazionale della collezione/museo Pinchuk (dell’arte locale si occupa Olexandr Solovyov). Al suo fianco, Charlotte Laubard, ex assistant curator al Castello di Rivoli e cofondatrice del progetto More fools in town, nonché neodirettrice del capcMusée di Bordeaux.
La mostra inaugurale raccoglie alcune delle 300 opere della collezione Pinchuk, di cui un assaggio era stato esposto a Palazzo Papadopoli, a Venezia, nel 2005. Se da un lato si punta a stimolare la produzione locale -incentrata storicamente sulla pittura- già interessata da altre quattro mostre finanziate dalla Fondazione Pinchuk, dall’altro le recenti acquisizioni si rivolgono a nomi ben noti dell’art system.

Si notano un Léger in 3d di Xavier Veilhan, uno scintillante accumulo di Gupta, le installazioni di Eliasson e Carsten Nicolai, un acrilico di Sarah Morris. Ai sottili giochi di luce di Philippe Parreno fa da contraltare l’enorme tela di Navin Rawanchaikul, un’affollatissima cena che invita al gioco dell’indovina-chi. Fra gli artisti ucraini, le sorprese non sono molte: si segnalano gli olii di Olexandr Gnilitsky e Volodymyr Kozhuhar, nonché le divertenti installazioni cinetiche del duo Institution of Unstable Thoughts. E ancora alcune elaborazioni fotografiche di Oleg Kulik e un video di Illya Chichkan. Ovviamente non poteva mancare il decano dell’arte ucraina, Boris Mykhailov, del quale è esposta una serie di piccoli scatti virati in seppia, già visti a Palazzo Papadopoli, e un’altra più recente composta da foto di vario formato dedicate al Football (2003).
Il calendario del museo prevede a ottobre la presentazione del documentario e, nel 2007, una mostra sui giovani artisti ucraini, i cui lavori si possono vedere in almeno due spazi della capitale, la galleria Zeh e il Center for Contemporary Art, afferente alla locale Accademia.

Inevitabilmente, ci si chiede quale possa essere la funzione di un centro d’arte contemporanea nella marginale Kiev. Le parole d’ordine che ricorrono nelle dichiarazioni di tutti i protagonisti fanno parte di quella costellazione semantica che comprende concetti come “traduzione culturale” e “scambio in un mondo globalizzato”. La strada da percorrere dalla giovane Ucraina è ancora lunga, ma con compagni come Bourriaud siamo certi che l’eco delle imprese di Mr. Pichuk non tarderà a udirsi in mezza Europa.

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Il sito della studio di Philippe Chiambaretta
Il museo bordolese

marco enrico giacomelli
mostra visitata il 15 settembre 2006


New Space
A cura di Nicolas Bourriaud e Olexandre Soloviov
Pinchuk Art Centre
Besarabska Square, Arena – Kiev
Info: www.c-artpinchuk.org
Catalogo disponibile
Info per l’Italia: Ku.Ra – www.rosifontana.it


[exibart]

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  • E che fa il nostro indomito Nicolas, l'autore di raffinati (?) testi come "Postproduction"?
    Ci si butta a razzo!Comemolti critici-teorici,
    opportunistici copioni di banali chiacchere a parte , non importa da dove vengano i soldi l'importante è lavorà! E giù i soliti nomi, compresi i sodali amichetti ....
    Tanto il russo non capisce un cazzo e gli frega solo di reinvestire : se questi artisti espongono al Palais de Paris devono essere ben quotati!

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