Uniti in vita e non solo. Oggi è un altro giorno tremendo per la cultura italiana: a poche ore dalla scomparsa del grande Enzo Mari, è morta anche Lea Vergine, notissima critica d’arte italiana e compagna del designer. Ad annunciare la notizia, l’architetto Franco Raggi, in un post su Instagram.
Nata a Napoli nel 1935, Lea Vergine aveva iniziato la sua carriera negli anni ’60, nella città natale, per poi trasferirsi a Milano. Divenuta internazionalmente celebre con il volume Il corpo come linguaggio. Body Art e storie simili edito nel 1974, primo saggio dedicato alla corrente in presa diretta (ovvero analizzando e facendosi fornire il materiale direttamente dagli artisti), Lea Vergine nella sua carriera vanta anche mostre di alto profilo, come “L’altra metà dell’avanguardia”, nel 1980 a Palazzo Reale di Milano, tra le altre sedi, a cui l’autrice Angela Maderna ha dedicato una recente rilettura pubblicata da postmedia books, a 40 anni dalla messa in scena della mostra. E poi “Trash. Quando i rifiuti diventano arte”, al MART di Rovereto, dove aveva curato anche, con Giorgio Verzotti, “Il Bello e le Bestie”. Negli anni ’90, per la GAM di Torino, Lea Vergine era stata ideatrice e curatrice del convegno “La scena del rischio”.
Tra gli altri volumi anche Arte in trincea, edito nel 1996 per Skira, la personalissima intervista L’arte non è cosa di persone perbene, a cura di Chiara Gatti e Necessario è solo il superfluo, uscito per Sartoria Editoriale lo scorso anno. Collaboratrice sin dal 1973 di quotidiani come Il manifesto, una raccolta di suoi articoli si trova anche nel volume Ininterrotti transiti, pubblicato da Skira nel 2001.
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