Vincenzo Catena (Venezia, 1480-1530 circa), Annunciazione, 1515-1517, Olio su tavola, cm. 147x152. Acquisizione dalla Congregazione delle Opere Pie di Carpi, Inv. A/747
LâAnnunciazione di Vincenzo Catena fu commissionata per lâaltare maggiore della chiesa di Santa Maria dei Bastardini, sede della Confraternita della Misericordia, che aveva annesso una sorta di Spedale degli innocenti dove venivano accolti i bambini abbandonati e orfani. Chiusa al culto in epoca napoleonica, nel 1875 fu definitivamente distrutta e la congregazione soppressa. A questâultima pare che debba risalire la commissione originaria del dipinto datato su base stilistica, e in relazione al percorso del pittore, tra 1515 e 1517 (Garuti 1978, p. 29; Ferriani 2004, pp. 268-271).
Pare che sia stata la confraternita, a seguito della vendita della cornice monumentale in cui era iscritta la tavola, a effettuare il âtaglioâ dellâopera ai lati per adattarla a una nuova, piĂš piccola, cornice: se sul lato destro il quadro ha mantenuto tutto sommato una sua leggibilitĂ (anche se è evidente che il bordo è troppo vicino alla figura della Madonna, che risulta cosĂŹ costretta), sul lato sinistro è impossibile non notare il taglio del piede destro dellâarcangelo, della punta di unâala e della nuvola dello Spirito santo.
Dal 1903 il dipinto è documentato presso il Palazzo dei Pio, e dal 1914 quando il Museo venne aperto al pubblico è collocato nel luogo di massima visibilitĂ dellâintero complesso: lâaltare della Cappella dei Pio, dove è rimasto fino al 2001, la cui pala dâaltare originale era unâopera perduta â dopo il trasferimento a Modena da parte degli Estensi â di Pantaleone Mengossi.
La tavola è costituita da quattro assi orizzontali in legno di pioppo che ciclicamente, in prossimitĂ dei giunti, presentano dei microsollevamenti della pellicola pittorica dalla base preparatoria. Il primo restauro fu eseguito nel 1937 da Enrico Podio che, in ragione della struttura particolarmente fragile, appose una parchettatura posteriore in legno; un secondo intervento, di minor impatto strutturale, è stato eseguito tra 1969 e 1970 da Raffaele Pasqui ed è consistito nella pulitura e nella ripresa di alcune lacune nei punti di congiunzione delle assi, ma soprattutto nella âdisinfestazioneâ da insetti xilofagi.
Infine tra 2001 e 2003, a seguito del riproporsi di microsollevazioni e cadute di colore in prossimitĂ dei giunti, oltre che di unâevidente alterazione cromatica generale, è stato effettuato un restauro preceduto da indagini diagnostiche e analisi al fine di individuare eventuali risoluzioni definitive.
Lâassegnazione al veneziano Vincenzo Catena si deve a Bernard Berenson (1905) che, superando unâattribuzione locale a Bernardino Loschi, restituiva la pala a un artista e a unâarea geografica in seguito confermate dalla monografia di Giles Robertson (1954) che collegava lâopera ai due dipinti di San Gerolamo nello studio (a Francoforte e Londra), realizzati da Catena secondo la tradizione veneziana consolidatasi da Giovanni Bellini e Antonello da Messina in poi. Schmidt Arcangeli (1996) e Lucco (2004) hanno messo in luce come dal punto di vista compositivo la pala si collochi al crocevia delle esperienze tra pittura e iconografia nordica e tradizione italiana.
Lo spazio entro cui si svolge lâannuncio è per metĂ studiolo, con tanto di scansie lignee sullo sfondo, illuminate morbidamente alla maniera nordica, con luccichio e riflesso metallico sul candeliere; per metĂ spazio aperto con un cielo luminoso in cui si muove la colomba dello Spirito santo. Alla figura dellâangelo di profilo enfatizzata alla maniera nordica con vesti vaporose e piene di smerigli di luce, con ali nere e rosse, si contrappone quella della Vergine posta frontalmente rispetto allâosservatore, con il capo inclinato verso lâangelo e le mani incrociate sul petto, caratterizzata da un monumentalitĂ classica che si trova in altre figure dipinte a Venezia nei primi decenni del Cinquecento.
La commistione di frontalitĂ della Madonna e profilo dellâangelo, contrariamente alla tradizione italiana che li colloca su una stessa linea ed entrambi di profilo, ricorre spesso nella pittura veneta (Annunciazione di Cima da Conegliano al Detroit Institut of Art) e si lega alla presenza a Venezia di numerosi polittici nordici in cui la figura della Vergine era frontale mentre lâangelo proveniva dalla profonditĂ . La Vergine di Catena si rifĂ alla piĂš aggiornata iconografia mariana che i Francescani propugnavano con forza dalla fine del Quattrocento: pur inginocchiata davanti al leggio non ha il libro delle Sacre Scritture davanti a sĂŠ, ma un volume con copertina rossa sta chiuso sulla panca alle sue spalle; un telo bianco di cui sono visibili le pieghe, quasi si trattasse di un foglio di carta, si srotola dal leggio sotto le mani della Vergine. Unâallusione al suo stato di purezza e al suo farsi, con la sua obbedienza, âcorpo del divinoâ (Sarchi 2008).
Bibliografia
Berenson 1905; Berenson 1932; Robertson 1954; Berenson 1957; Garuti 1978; Garuti 1992; Schmidt Arcangeli 1996; Lucco 2004; Ferriani 2004; Sarchi 2008; 100 oggetti 2014.
(Scheda a cura della Pinacoteca di Carpi)
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