MILKY WAY: LA VIA LATTEA DELL’ARTE

di - 5 Febbraio 2008
Non sappiamo e non sapremo mai quale misterioso sottilissimo fil rouge unisca realmente la “cosa”, opera elaborata nel 2006 dal binomio artistico ungherese János Héder e Judit Zoltai, e il lavoro concettuale del più quotato artista contemporaneo, l’inglese Damien Hirst. La “cosa” merita tutto il nostro rispetto perché, inconsciamente, “ça parle”, tanto per dirla alla maniera di Lacan, il più qualificato interprete di Freud. La “cosa” è una grande mucca -finta, si capisce- tutta tempestata di diamanti -finti, è ovvio: cristalli Swarovski- con una illuminazione interna che potenzia la loro brillantezza, producendo un particolare effetto scintillante in qualsiasi condizione di luce ambientale. È collocata nella vetrina centrale del centralissimo Julius Meinl am Graben, l’emporio viennese per antonomasia della più ricercata gastronomia internazionale.
Fatto sta che la “cosa”, messa in relazione con l’opera dell’artista inglese, sembra il compendio monografico meglio riuscito della storia dell’arte. Incredibilmente, realizzato in anticipo. E lo sembra tanto più ora che la “cosa” si presenta, per così dire, site specific. La sintesi magistrale del mondo di Hirst -i bovini sezionati e il teschio diamantato- in un colpo d’occhio, un solo manufatto, stupefacente e depurato del senso angoscioso e beffardo della fine, almeno per noi umani. Per i bovini, purtroppo, butta sempre male, tanto nei musei che nei magazzini di generi alimentari.

Per dovere di cronaca va detto che questa “cosa” prende origine da una storia complessa, ma non ignota al pubblico dell’arte, una storia che si chiama Cow Parade, installazioni di mucche in vetroresina in luoghi cittadini pubblici. Si tratta di un progetto itinerante su scala mondiale iniziato nel 1998 a Zurigo, ripreso l’anno successivo a Chicago e che conta ormai una sessantina di tappe, tra le quali Firenze 2005 e Milano 2007. Mucche in giro per il mondo, insomma, con la particolarità di essere tutte la clonazione di modelli originari ideati dallo scultore svizzero Pascal Knapp, su cui intervengono gli artisti che, di volta in volta, sono chiamati a imprimere loro un senso artistico-decorativo. Dopo ogni meeting ha luogo una vendita all’asta delle opere per raccogliere fondi a scopo benefico.
Alla mucca del binomio ungherese Héder & Zoltai, indubbiamente quella dalla performance più “brillante” di tutte, è toccata in sorte questa escursione supplementare nella vetrina viennese, essendo stata espressamente richiesta in prestito alla Ernst Gallery di Budapest, che ne è diventata proprietaria dopo averla acquistata all’asta a conclusione dell’edizione Budapest 2006. Sembra che la prossima tappa di questo bovino possa essere il MoMA di New York.

Siccome non sospettiamo che il MoMa sia il mattatoio dell’arte, possiamo supporre che ciò accadrà in virtù del suo valore ambiguo, inconsciamente correlato al lavoro di Damien Hirst. Resterà da risolvere un piccolo problema: come chiamare la mucca? In effetti, questa “cosa” oscilla tra due nomi: The European Crystal Cow e Milky Way, tanto per non smentire la sua strana doppiezza. Quando si dice il destino…

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franco veremondi
mucca avvistata il 12 gennaio 2008


dal 7 al 19 gennaio 2008
Julius Meinl
Graben 19 – 1010 Vienna
Info: www.ernstgaleria.hu / www.meinlamgraben.at / www.cowparade.com

[exibart]

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