Correva l’anno 1928 quando Gio Ponti fondò Domus, la rivista destinata a imporsi fra i periodici dedicati all’architettura e al design. Innanzitutto per questa ragione, ossia per quella che ancora non era una parolaccia, la contaminazione. Così si giunse a parlare di fotografia, arte, tipografia. Un’altra caratteristica che negli anni ha suscitato polemiche a non finire è il turnover dei direttori –rivendicato coraggiosamente anche da Lisa Ponti nelle scorse settimane–, che ha smosso di volta in volta parrocchie e arcivescovadi del settore. È d’altra parte storia contemporanea, poiché il triennio di Stefano Boeri si va a concludere e al suo posto subentrerà alla plancia di comando Flavio Albanese. Con l’ingresso della moda sulle pagine di Domus, a confermare la continua ricalibratura degli orientamenti della testata. Che non si limita alla carta. Fra le iniziative di questi ultimi mesi, ricordiamo la promozione di un’internazionale calcistica degli architetti, la mostra in quel di Pechino con il lancio dell’edizione cinese della rivista, le monografie Domus d’autore –per ora è stata pubblicata quella dedicata a Rem Koolhaas– e l’evento durante il Salone del Mobile di Milano.
Tutto questo e molto altro non poteva trovare spazio in un’unica pubblicazione, per quanto monumentale. S’è dunque optato per un’amplissima selezione. In ben dodici volumi rilegati editi da Taschen, 30 chili che sarebbero ingestibili se non fosse per il cd-rom allegato, che permette di compiere ricerche fra gli indici. Gli articoli e gli editoriali scelti dai curatori sono riprodotti in maniera anastatica, così da non
Per una felicissima scelta editoriale, le copertine sono invece state ripubblicate in toto. Fra le centinaia, il re del 1929 che passava lo scettro al fante del 1930 –le carte da gioco sono tornate pochi mesi orsono sulle pagine di Domus, grazie alla ristampa di quelle sull’abitare ideate negli anni ’60 da Enzo Mari– oppure quegli autentici multipli d’artista disegnati da Ponti, come la sedia in velluto viola avvinghiata a una tenda sul # 241 del 1949. Solo questo genere di rassegna meriterebbe un lungo articolo, visto che sulla prima pagina sono passati fra gli altri Bruno Munari, William Klein, Lucio Fontana, Alexander Calder. E a rileggere l’articolo che nel luglio del 1973 veniva dedicato alla realizzazione del World Trade Center, opera di Ieoh Ming Pei, si prova un certo brivido.
pre[ss]view è diretta da marco enrico giacomelli
[exibart]
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