Stefano Romano (Napoli, 1975) è un artista e curatore che da alcuni anni fa la spola fra Milano e Tirana. Recentemente è stato invitato all’episodio curato da Roberto Pinto per la terza edizione della Biennale albanese. In quell’occasione ha presentato un provocatorio progetto: un ponte fra l’Italia e l’Albania, costruito utilizzando il materiale che costituisce i vecchi autobus italiani ancora in circolazione aldilà dell’Adriatico (Interviews).
Da qualche tempo Romano ha animato una sorta di gruppo di discussione che è sfociato anche in una particolare rivista. Sull’editoriale del numero 0, e in una conversazione recente, ha parlato della “cittadinanza impermanente” di popoli e pensieri. Impermanenza che non è un sinonimo dello sradicamento del déraciné, ma ha una connotazione più deleuziana e situazionista. Un’impermanenza, con qualche tratto utopico e distopico, che “consente di non essere ingabbiato in nessuna strategia”, che propone schemi flessibili “in continuo movimento”. Ne deriva, almeno dal punto di vista teorico, una preponderanza dell’alea, dell’incalcolabile o, meglio, del potenziale imprevisto e imprevedibile. Che esso provenga da parte artistica, da quella dei cosiddetti fruitori e non ultimo da quello del contesto stesso.
Fin qui il quadro teorico. In pratica la rivista, che a fine 2005 ha visto la sua prima concrezione su carta con un numero distribuito anche in pdf, si connota per un’attenzione particolare rivolta all’arte e all’azionismo urbani, nel quadro di un progetto collaborativo che si preannuncia aperto a ogni forma di contributo, artistico, curatoriale e critico. E non è un caso che nelle prime pagine campeggi la foto di un workshop tenuto da Sislej Xhafa su un autobus.
Naturalmente ci si concentra, almeno in alcune pagine, sulla capitale albanese, senza per questo voler diventare esclusivamente uno stimolo per la situazione locale.
Come si è cominciato? Gli interventi e gli articoli sono firmati, fra l’altro, da Alessandra Poggianti, Shkëlzen Maliqi, Elena Jovanova. Con un on paper artwork di Armando Lulja. Il vento dall’est continua a spirare, speriamo sia latore di ulteriori buone novelle.
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La Biennale di Tirana
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n.27 dicembre 2005/gennaio 2006
[exibart]
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