Undercurrents, work in progress
The School of the Art Institute of Chicago – SAIC presenta Undercurrents, una mostra collettiva che inaugurerà il 9 gennaio 2026 presso la Fondazione Marta Czok a Venezia. Sviluppata attraverso il SAIC Venice Exhibition Seminar, Undercurrents riunisce studenti di laurea e postlaurea della SAIC in qualità di curatori, insieme a 14 artisti-studenti che presentano nuove opere tra tessile, pittura, scultura, installazione, video, suono e design. La mostra esplora come Chicago e Venezia — due città plasmate dall’acqua e da storie stratificate — affrontano cambiamento, preservazione e resilienza.
Ce ne parlano i direttori del progetto, Prof. Mechtild Widrich e Prof. Lou Mallozzi, Jacek Ludwig Scarso, Senior Curator della Fondazione Marta Czok, e due studenti, Annabel Severns e Beile Hu, che partecipano al progetto.
Potete raccontarci il vostro ruolo al SAIC e l’idea del viaggio a Venezia?
Mallozzi «Sono docente di studio al SAIC da molti anni e la mia pratica è fortemente interdisciplinare, il che si allinea bene con l’impostazione curricolare generale della scuola. In passato ho co-diretto diversi viaggi di studio a Venezia e in altre città italiane. Venezia è, infatti, una delle mie ossessioni personali e vi ho trascorso molte settimane nel corso degli anni; condividere questa ossessione e questa esperienza con gli studenti ha per me una risonanza particolare».
Widrich «Attualmente sono direttrice del dipartimento di storia dell’arte e lavoro al SAIC da dieci anni. Sono stata a Venezia molte volte sin da quando ero bambina, crescendo a Salisburgo. Nel 2024, Lou e io abbiamo guidato un viaggio di studio a Venezia e abbiamo incontrato Jacek Ludwig Scarso presso la sede veneziana di Fondazione Marta Czok. Jacek e io avevamo già collaborato in precedenza grazie a un interesse condiviso per la performance e lo spazio urbano a Londra. Visitando questo splendido spazio, l’idea di attivarlo e permettere agli studenti del SAIC di lavorarci è nata quasi naturalmente. È un’enorme opportunità per gli studenti, per la quale siamo molto grati».
Potete raccontarci della collaborazione con Jacek e la Fondazione Marta Czok?
Widrich «Lou e io abbiamo lavorato con gli studenti durante l’autunno e abbiamo iniziato a curare una mostra: coloro che si concentrano sulla pratica artistica si sono confrontati (virtualmente) con la città, lo spazio e la sua storia; coloro che hanno assunto i ruoli di ricercatori e amministratori hanno supportato gli studenti nella loro pratica e poi hanno messo insieme il tema, curato lo spazio, scritto tutti i testi concettuali e i documenti necessari e definito come portare il lavoro a Venezia».
Mallozzi «È davvero un’opportunità unica per SAIC e per i suoi studenti. Collaborare con istituzioni culturali è una parte estremamente importante della pratica artistica contemporanea, che si tratti di artisti, curatori, storici o amministratori. Ha quindi un grande valore per tutti i nostri studenti, che imparano a orientarsi tra le potenzialità e le precarietà delle loro future carriere. Inoltre, ha introdotto un approccio unico in aula, poiché il seminario che stiamo tenendo include studenti di area studio e design in costante collaborazione con studenti i cui interessi sono curatoriali, storici e amministrativi».
Cosa sperate che si possa apprendere da questo scambio Chicago–Venezia?
Mallozzi «Prima di tutto, il processo sinergico della produzione culturale da tutte le sue prospettive, demistificando i ruoli e i processi coinvolti, affinché gli studenti comprendano le proprie pratiche come intrecciate, interdipendenti e discorsive».
Widrich «Favorire una comprensione dello scambio transnazionale, individuare somiglianze e differenze tra le città, riflettere sul significato delle piccole sfide — dal confrontarsi con il sistema metrico all’adattarsi a voltaggi diversi — e, infine, canalizzare le proprie energie in una collaborazione reale verso un obiettivo comune: una vera mostra in una città culturalmente significativa come Venezia!».
Quali temi esploreranno gli studenti nella loro mostra veneziana?
Mallozzi «L’acqua come materiale, metafora e canale; le migrazioni di corpi, idee e identità; le potenzialità di interscambi speculativi e materiali tra Chicago e Venezia. Quest’ultimo aspetto è interessante perché la maggior parte degli studenti non è originaria di Chicago e vi ha vissuto solo per un breve periodo come studente, risultando quindi, in un certo senso, doppiamente ma produttivamente “dislocata”».
Widrich «Il patrimonio e le sfide del cambiamento climatico, l’impatto del turismo sulle città e sui loro abitanti, l’accessibilità».
Annabel Severns e Beile Hu, dal punto di vista degli studenti, come avete approcciato questa opportunità?
Severns «Questa mostra è stata una splendida opportunità di lavoro collettivo tra artisti e curatori, poiché abbiamo collaborato per definire le opere, il quadro teorico generale e persino il design espositivo. Una volta messi a fuoco i concetti centrali della mostra — l’esplorazione delle trasposizioni tra Chicago e Venezia attraverso le loro vie d’acqua — abbiamo formato team curatoriali e amministrativi dedicati e siamo partiti subito con grande slancio. Non vediamo l’ora di allestire la mostra a gennaio».
Hu «Questo seminario mi dà la possibilità di comunicare le mie idee e mi guida nel processo di creazione di opere sonore. È la prima volta che provo a creare qualcosa direttamente legato a un luogo prima di visitarlo realmente. Tuttavia, le discussioni in classe e i materiali mi hanno supportata nello sviluppo del tema che desidero esplorare ulteriormente nello spazio della Fondazione Marta Czok. Anche l’atmosfera in classe è molto rilassata. Lou e Mechtild tengono molto ai progetti degli studenti e ci hanno aiutati durante tutto il processo di ottenimento del visto».
E infine, Jacek, cosa rappresenta per la Fondazione Marta Czok questo scambio?
Scarso «La parola scambio è veramente significativa in questo contesto: si tratta di un dialogo, di un condividere di idee ed esperienze da due realtà differenti, Chicago e Venezia, ma con dei paralleli che magari non ci si aspetta. Come Fondazione, la nostra missione si basa sul rapporto tra arte e società; d’altro canto, come accademico, tengo molto al ruolo dell’educazione e della ricerca nel contesto artistico. Come diceva Mechtild, è proprio da lì che la nostra collaborazione è nata e sono veramente contento che questo sia un ulteriore sviluppo dal nostro incontro. È per noi un grande onore iniziare il 2026 con un progetto di questo tipo».
La programmazione pubblica di Undercurrents includerà talk con gli artisti, visite guidate dai curatori e discussioni su come l’arte contemporanea risponde alle trasformazioni ambientali e culturali. Gli aggiornamenti e le comunicazioni più recenti saranno condivisi su Instagram e sul sito web della mostra.
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