Corpi assenti al 45° Oriente Occidente Dance Festival

di - 27 Agosto 2025

Oriente Occidente Dance Festival celebra i suoi 45 anni tornando ai corpi. Quelli trascurati, meno rappresentati. Quelli assenti, spostando l’attenzione da coordinate geopolitiche a geografie umane. Corpi assenti è il titolo dell’edizione che sta per aprirsi, che invita e offre la possibilità di guardare ciò che normalmente rimane nascosto, di dare forma a narrazioni spesso taciute.

Questa 45^ edizione inaugura una nuova triennalità che conferma e rinnova l’impegno portato avanti in questi anni: guardare al mondo con uno sguardo attento e da prospettive inedite, attraverso la lente dell’arte, della danza e della cultura, alla ricerca di una chiave di lettura che sappia superare interpretazioni semplicistiche e polarizzate. La programmazione, ricchissima, si snoda intorno ad approcci e sguardi che moltiplicano le narrazioni possibili, che lasciano spazio alla pluralità delle identità, che cercano alternative alle rappresentazioni dominanti e sono cariche di significati.

45° Oriente Occidente Dance Festival. Sofia Nappi, Komoko the Fridas. Ph Claudio Montanari

Uno di questi è la radice, ovvero ciò che ancora una pianta al suolo e le consente di avere nutrimento, l’origine di ogni cosa, il fondamento, la rappresentazione del luogo da dove veniamo. Oriente Occidente si avvicina con questa prospettiva a Nambi. The African Shieldmaidens della compagnia ugandese Batalo east guidata dalla coreografa Nabaggala Lilian Maximillian. In tema anche Último Helecho l’ultimo lavoro di François Chaignaud e Sofia Nappi – neo artista associata di Oriente Occidente – che con The Fridas invita due straordinari interpreti a sfidare le convenzioni sul maschile e si lascia ispirare da Le due Frida, celebre quadro dell’artista messicana che esprime in modo chiaro la moltitudine delle sue identità rendendo questa possibilità universale. Birdsong dell’artista associato a Oriente Occidente Salvo Lombardo – a Rovereto in prima assoluta – è invece un lavoro che prende ispirazione dai codici sonori che si tramandano dall’antichità per richiamare gli uccelli, a metà strada tra tradizioni popolari e tecniche venatorie.

45° Oriente Occidente Dance Festival, Kerfalla Camara circus baobab ye. Ph. Metlili

Oltre le radice, Oriente Occidente tocca anche l’argomento dell’ecosistema, inteso come insieme complesso e vivo, fatto di relazioni, scambi, interdipendenze, un organismo collettivo in cui natura, corpi, comunità, gesti, paesaggi si influenzano a vicenda. Con Danzas Climáticas (9 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti), l’artista e attivista Amanda Piña ci porta nel cuore del pensiero decoloniale e della crisi ecologica. Con lei danza diventa rito che unisce a saperi ancestrali capaci di offrire visioni alternative alla narrativa del progresso, mentre Yé! della compagnia Circus Baobab, guidata da Kerfalla Camara, esplora la tensione tra sviluppo e sopravvivenza, tra tradizione e futuro.

45° Oriente Occidente Dance Festival, Dalila Belaza hyia company orage. Ph. Pierre Gondard

Ampio spazio anche per riflettere sulle dissonanze, intese – in musica – come gli effetti prodotti dall’incontro di due o più suoni che creano tensione e generano instabilità. Rispondono all’appello Monument 0.10: The Living Monument, l’ultimo lavoro di Eszter Salamon, per la compagnia nazionale norvegese Carte Blanche, per la prima volta in Italia;Dies Irae una performance di Gloria Dorliguzzo che intreccia la musica ossessiva e potente della compositrice russa Galina Ustvolskaya con un lavoro fisico e rituale di un gruppo di donne non professioniste partecipanti a un laboratorio condotto dalla coreografa nei giorni prima del Festival. Arriva al Festival anche il nuovo lavoro della coreografa franco-algerina Dalila Belaza, con la musica dal vivo del chitarrista della scena rock francese Serge Teyssot-Gay, Orage e anche Screensaver Series, di Neve Harrington coreografa che crea una performance ipnotica, accessibile e sensoriale.

45° Oriente Occidente Dance Festival, Neve Harrington, Screensaver series. Ph. Roswitha Chesher

Oriente Occidente offre anche la possibilità di rileggere i classici, riscrivere il presente: nessun repertorio è intoccabile. È questo il significato di “passato contemporaneo”, titolo del percorso che intende guardare al passato come materiale vivo da poter attraversare, contaminare, scuotere. Sono tre i lavori che attingono alla tradizione restituendole l’urgenza del presente. La coreografa Yue Yin, con Somewhere fonde la danza contemporanea con il patrimonio del movimento classico cinese; con Récital François Chaignaud evoca lo spirito sovversivo di Isadora Duncan, la madre della danza moderna e l’artista giapponese Yoko Omori porta in scena per la prima volta in Italia A Park + Tuonelan, una serata composta che unisce il suo primo lavoro di gruppo a un assolo in cui lei stessa è in scena.

45° Oriente Occidente Dance Festival, François Chaignaud – Danse dans les Nymphéas – Musée de l’Orangerie. Ph. Martina Rgyroglo

Dentro e fuori questa ricca proposta, per la sua intera durata, Oriente Occidente abita la città portando circo, urban dance, performance negli spazi pubblici. per una relazione sempre più stretta e autentica con gli spazi urbani e la comunità che li vive e li attraversa. A inaugurare la programmazione di strada – che coinvolge l’intera città intorno al Centenario della Campana dei Caduti Maria Dolens- e l’intero Festival sarà la Yue Yin Dance Company, ma arriverà anche uno spettacolo che unisce equilibrio, acrobazia e funambolismo della compagnia belga Cie des Chaussons Rouges e anche gli artisti di Circus Baobab che offriranno al centro di Rovereto un’esperienza esplosiva: energia, piramidi umane, umorismo, acrobazie e persone lanciate fino a sette metri d’altezza. Nella programmazione esterna non manca l’apertura di una residenza artistica della compagnia Collective/less guidata da Robin Lamothe, che si dedicherà a Rovereto per alcune settimane al nuovo lavoro dal titolo elsewhere is forward, che indaga il nostro rapporto con il corpo come strumento di coesione sociale, attingendo alle danze di guarigione del popolo San in Botswana, rituali collettivi di rinnovamento in cui il corpo è uno spazio di memoria, di scambio, di resilienza.

45° Oriente Occidente Dance Festival, Cie des Chaussons, Rouges epiphytes. Ph. Antoine Fontaine

I danzatori della compagnia, provenienti dalla comunità San del Botswana, presenteranno inoltre al pubblico di Oriente Occidente proprio le loro danze tradizionali in un momento dal titolo San Culture Unveiled: Stories, Art, and Identity. E, non da ultimo, il collettivo di artiste e artisti guidati da Amanda Piña, presente in programma anche con Danzas Climáticas all’Auditorium Melotti, porta in scena anche To bloom, una performance che mette al centro l’acqua e ci invita a ripensare la nostra relazione con essa, insieme agli allievi e allieve della danza di SummerLab e del Liceo Coreutico di Trento, che parteciperanno alla formazione guidata da Amanda Piña.

Arricchiscono il programma gli eventi speciali, come The School of Mountains and Waters – in collaborazione con il Muse di Trento – ideato dalla coreografa e ricercatrice Amanda Piña e pensato come un progetto che intreccia pratiche indigene, ricerca scientifica e performance per mettere in discussione l’idea coloniale dell’essere umano come entità separata dall’ambiente. Un altro si concentra intorno a Marcos Morau e intreccia sia SummerLab sia il programma di Linguaggi.

45° Oriente Occidente Dance Festival. Amanda Pina, School of mountains and waters. Ph. Amanda Pina

Marcos Morau, protagonista da molti anni del festival roveretano, in questa edizione condurrà insieme a La Veronal – il collettivo di artisti e artiste da lui guidato – un laboratorio coreografico per le allieve e gli allievi di SummerLab su Sonoma, il famoso pezzo della compagnia co-prodotto da Oriente Occidente che debuttò nel 2020 proprio a Rovereto. È in programma anche un dialogo tra Norau e Marilù Buzzi, direttrice della rivista Danza&Danza, che attraverserà la carriera dell’artista, la sua relazione con il Festival, i suoi progetti futuri, oltre alla sua fascinazione per il mondo del cinema. Non mancherà infine la presentazione del 21° Rapporto Annuale Federculture 2025 dal titolo Impresa Cultura, dedicata ai temi del turismo culturale: una preziosa occasione di scambio e incontro tra operatori dei settori culturale e turistico sia locali che nazionali.

Linguaggi infine, il ciclo di conferenze che da sempre accompagna il programma di Oriente Occidente Dance Festival, prende quest’anno il titolo di Storie assenti, e va ad esplorare ciò che manca attraverso le storie, perché ogni storia è una storia di corpi e raccontare, come ascoltare, è un atto profondamente politico.

Oriente Occidente, 2025 Conferenza Stampa.. Foto Giulia Lenzi

Cosa troveremo? Storie da dentro di Mauro Pescio; Romanzo di un maschio, un talk ironico e tagliente delle Eterobasiche; Storie coloniali con Alberto Brodesco e Martina Melilli; Storie cattivedi Camila Sosa Villada; Storie di guerra mette a confronto lo sguardo del fotografo Lorenzo Tugnoli, primo premio Pulitzer italiano nel 2019, con quello della studiosa e curatrice Francesca Recchia; Storie palestinesi con la giornalista Paola Caridi in dialogo con Giuseppe Ferrandi. Chiude il ciclo la proiezione del film Polvo serán di Carlos Marqués-Marcet, con coreografie di Marcos Morau, un lungometraggio che attraverso la commistione dei generi, dalla commedia al dramma al musical, cerca di avvicinarsi alle emozioni della vita e al mistero della morte. Alla proiezione seguirà un dialogo con Marco Cappato, un’occasione per riflettere su fine vita, corpi e libertà individuali.

Appuntamento dunque dal 3 al 13 settembre con spettacoli, performance, incontri e dialoghi che trasformano Rovereto in un luogo di espressione e confronto, dove costruire comunità intorno a un dispositivo che sa abitare la complessità e moltiplicare le visioni, restituendo spazio e voce a realtà spesso taciute e cercando alternative alle narrazioni dominanti. Con l’occasione di questa edizione, Oriente Occidente Dance Festival porta avanti l’intenzione di ridare voce al popolo palestinese attraverso la musica, per denunciare il genocidio a Gaza e gli altri crimini israeliani nel resto della Palestina. Un gruppo di associazioni insieme al Comune di Rovereto promuove il concerto di Radio Gaza, per l’anteprima del festival, il 3 settembre alle 18.30, nel cortile dell’oratorio Rosmini di Rovereto.

Lorenzo Tugnoli, Kabul, Afghanistan, March, 2020. It can never be the same

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