Cinque decadi di immagini in movimento, concentrate nel corso di un tempo sospeso, da attraversare in un luogo denso di memoria. Il 21 maggio, dalle 18 fino a notte fonda, con ingresso libero, il Cinema Ambasciatori di Roma ospiterĂ Cinema Auder, un ritratto espanso di Michel Auder. SarĂ dunque lâultimo cinema a luci rosse italiano a proiettare ancora in pellicola, una sala rimasta intatta dagli anni Ottanta, a restituire quellâambiguitĂ visiva, che è anche cifra poetica, del lavoro del regista e fotografo sperimentale franco statunitense. Promosso da Associazione 910 e ALG, con il supporto dellâAmerican Academy in Rome e della SocietĂ delle Api, curato da Luca Lo Pinto e con il coordinamento di Lorena Stamo, Cinema Auder aprirĂ tutte le varie porte di una lunga ricerca che attraversa i generi, le tecnologie e le convenzioni del racconto. Prevista anche la partecipazione dellâartista stesso, in una conversazione in programma per le 21:30.
Nato nel 1945 in Francia e newyorchese dâadozione, Auder è figura cult del cinema sperimentale, legato alla scia della Nouvelle Vague e alla scena artistica radicale della New York anni Settanta. Lâincontro con Viva, superstar warholiana e sua prima moglie, lo proietta nel cuore della Factory. In questo contesto acquista una delle prime videocamere portatili in commercio. Da lĂŹ comincia un flusso ininterrotto di riprese intime, diaristiche, frammentarie, che includono volti di amici e compagne dâarte come Alice Neel, Annie Sprinkle, David Hammons, Larry Rivers, Gary Indiana e Cindy Sherman, sua seconda moglie.
I suoi film, da Keeping Busy (1969) a Cleopatra (1970), fino ai lavori piĂš recenti girati con il cellulare, rifuggono ogni linearitĂ narrativa, preferendo una struttura fatta di appunti visivi, attimi sospesi, scorci di vita catturati con sguardo febbrile e ravvicinato.
ÂŤNon può esistere un artista del cinema o del video senza voyeurismoÂť, spiega Auder. ÂŤVedo gli sguardi, le persone, ecc. attraverso le finestre, le tende, le porte, gli schermi televisiviâŚMi piace essere vicino, molto vicino. Raggiungo unâintimitĂ immediata con i miei âsoggettiâ. Non mi fissano con facce serie (o sospettose): ridono, comunicano, giocano. Questa âmalattiaâ, questo voyeurismo mi permette di vedere tutto, di cogliere piccoli dettagli invisibili ma essenziali, come un ciuffo dâerba sul bordo di un tetto, che trema durante un temporale invernale, invisibile e insignificante per tutti, forse per il mondo intero â ma non per me; per me è di importanza monumentaleÂť.
Ă dunque un voyeurismo senza morbositĂ , uno sguardo che scivola tra i bordi delle cose per accendere una luce preziosa su quei piccoli eventi marginali che diventano epifania privata e monumentale.
La scelta del Cinema Ambasciatori, che a Roma custodisce un passato di âproiezioniâ erotiche e promiscuitĂ visive, rappresenta un omaggio simbolico ma anche concettuale, per riflettere sulle ossessioni di Michel Auder per lâintimitĂ , il desiderio, la fisicitĂ dello sguardo. LĂŹ dove un tempo scorrevano pellicole di corpi e fantasie, oggi scorrono i volti e i gesti quotidiani ripresi da Auder, meno spettacolari ma sempre intensi.
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