Fondazione Dries Van Noten, Palazzo Pisani Moretta, Venezia, ph. Camilla Glorioso
La Fondazione Dries Van Noten, nuova istituzione culturale ideata da Dries Van Noten e Patrick Vangheluwe, aprirà ufficialmente le porte della sua sede veneziana, a Palazzo Pisani Moretta, nell’aprile 2026, a ridosso della 61ma Biennale d’Arte Contemporanea. L’indirizzo dichiarato è quello di una piattaforma interdisciplinare dedicata alla valorizzazione del saper fare, inteso in senso esteso: non soltanto arti applicate e manifattura ma anche design, moda, architettura, gastronomia e pratiche ibride che mettano in dialogo tradizione e innovazione.
La notizia della data dell’apertura arriva dopo l’annuncio, già dato nei mesi scorsi, dell’acquisizione dello storico palazzo affacciato sul Canal Grande, tra il Ponte di Rialto e Ca’ Foscari. Ora si entra dunque nella fase più operativa: una programmazione annuale fatta di presentazioni, progetti collaborativi, residenze, eventi speciali e iniziative formative, con workshop e mentorship pensati anche per studenti e giovani creativi. Più che uno spazio espositivo, dunque, la Fondazione Van Noten sarà un hub dinamico che, inserito in un luogo densamente simbolico della città, si misurerà con un tema che, a Venezia, è insieme indice di identità e fragilità: la permanenza dei saperi, quando il contesto urbano è sottoposto a pressioni economiche e turistiche difficilmente sostenibili.
Il progetto si appoggia anche a un impianto narrativo esplicito, rilanciato nel manifesto della Fondazione: Venezia come organismo vivo «Modellato dall’acqua e dall’immaginazione», e l’artigianato come atto culturale, un «Pensare con le mani», che dà forma alle idee attraverso materiali, gesti, tempo e cura. «La moda ci ha dato così tanto, e ora vogliamo restituire, sostenendo l’artigianato in tutte le sue forme», si legge nella dichiarazione congiunta, in cui i fondatori insistono su un’idea di restituzione, immaginando un luogo «Vivo, dove artisti e artigiani possano mostrare il loro lavoro, dove gli studenti possano imparare facendo».
Al centro del racconto resta il palazzo stesso, a lungo percepito come scenografia perfetta – tra balli, eventi e un immaginario “da set” –, ora ripensato come sede aperta al pubblico e a pratiche contemporanee. Palazzo Pisani Moretta sorse alla fine del Quattrocento nello stile gotico veneziano fiorito e passa ai Pisani Moretta nel Seicento. Nel Settecento gli interni furono ridisegnati in chiave rococò e l’edificio conserva oggi arredi e opere originali attribuite, tra gli altri, a Giambattista Tiepolo, Jacopo Guarana, Gaspare Diziani e Giuseppe Angeli.
Il palazzo è stato quindi oggetto di un attento intervento di restauro guidato dall’architetto veneziano Alberto Torsello, con l’obiettivo dichiarato di preservare il patrimonio e preparare gli spazi a un uso continuativo, compatibile con la tutela. Parallelamente, la Fondazione prevede già un secondo presidio in città: entro fine 2026 dovrebbe aprire Studio San Polo, ripensato da Giulia Foscari come laboratorio contemporaneo, più essenziale, destinato a ospitare incontri, sperimentazioni e momenti di lavoro.
Nel panorama veneziano, dove negli ultimi anni si è assistito a una proliferazione di progetti culturali promossi da soggetti privati, la Fondazione Dries Van Noten si posiziona sull’asse di una costruzione di un ecosistema dedicato alle competenze, alle tecniche e alla dimensione umana del creare. La scommessa sarà misurare questa ambizione con la realtà della città: se Venezia può ancora essere – come suggeriscono i fondatori – un motore di nuove idee e non solo una destinazione di consumo rapido, dipenderà anche dalla capacità del progetto di lavorare nel lungo periodo, costruendo relazioni con la comunità locale e con le reti formative.
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