Ph. Gabriele Giussani
C’è un senso di compimento ma anche di inizio, nel bilancio del Godai Fest 2025 di Milano, la “prova zero” di una manifestazione che già guarda al futuro con l’ambizione di una triennalità. Una scommessa vinta su più piani — artistico, curatoriale e umano — in un luogo che è esso stesso simbolo di dialogo e trasformazione: Olinda, spazio ibrido e accogliente, abitato da persone con fragilità mentali e da operatori che ne fanno una comunità viva, dove l’arte non è solo ospite ma parte integrante del tessuto quotidiano. È qui che il Godai ha costruito la propria identità, ponendo al centro l’interazione tra arti visive, musica e performance, ma soprattutto la possibilità che queste forme convivano, si attraversino e si contaminino fino a dissolvere i confini tradizionali tra disciplina e linguaggio.
Il Festival, ideato e diretto dall’artista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti, è approdato a Milano grazie alla collaborazione con l’Associazione Olinda e The Goodness Factory, con una nuova proposta culturale nata con la volontà di attivare un processo di coinvolgimento a impatto culturale nella periferia urbana: Godai Fest infatti, fa parte di Milano è viva, il programma diffuso in tutta la città che porta musica, teatro, laboratori, incontri e molto altro in tutti i Municipi.
«Volevamo gettare le basi di un percorso triennale, e questa prova zero ci ha sorpresi su tutti i fronti», racconta Cristiano Carotti, direttore artistico del festival insieme a Rodrigo D’Erasmo e Daniele Tortora. Una soddisfazione che non è solo quantitativa — per l’affluenza o l’attenzione mediatica — ma qualitativa, legata alla natura laboratoriale dell’esperienza: la settimana che ha preceduto l’apertura è diventata quasi una residenza spontanea, in cui artisti e curatori hanno vissuto lo spazio di Olinda come un ecosistema comune. Il risultato è stato un percorso autenticamente multidisciplinare, in cui la pittura ha dialogato con la musica, la performance con la materia, la luce con la parola.
Una multidisciplinarità spesso invocata ma raramente praticata in modo così organico per le arti performative la curatela dell’elemento acqua è stata affidata al cantautore Giovanni Truppi, per la terra il rapper e cantautore Rancore, per il fuoco l’attrice e regista Isabella Ragonese e per l’aria la musicista elettronica e produttrice Daniela Pes. La curatela dell’ultimo elemento, il vuoto è stata affidata all’autore, regista e performer Filippo Timi.
Tra i momenti più significativi di Godai Fest 2025, il Palco di Pane di Lulù Nuti, installazione site specific realizzata per l’elemento Aria e destinata a ospitare la performance Bentu della cantante e compositrice Francesca Corrias, presentata dalla curatrice Daniela Pes.
Un piccolo palco circolare fatto di pagnotte e materiali organici — pane come materia viva, fragile e sacra — che diventa metafora di temporalità e trasformazione. Nuti ne fa un corpo scultoreo attraversato dall’idea del ciclo naturale, mentre Corrias ne restituisce la dimensione sonora, con un set essenziale in cui voce e flauto si intrecciano in un ritmo che è respiro, vento e canto insieme. «Il pane, nella cultura sarda, è uno dei simboli dell’esistenza stessa», spiega Corrias. E nel Godai Fest questo simbolo diventa linguaggio universale: alimento, scultura, suono.
Il Palco del Tornio di Christopher Domiziani, dedicato all’elemento Terra, ha unito gesto e pensiero, materia e filosofia. L’artista umbro — ceramista, designer, alchimista della forma — ha portato sul palco il suo tornio, trasformando la creazione in un atto performativo. Durante l’intera giornata, le sue terre crude si sono stratificate in un’installazione viva, modellata dall’acqua, dalla luce e dal tempo. Un processo che diventa meditazione visiva sul dualismo tra luce e ombra, concetto che Domiziani connette alle radici junghiane della conoscenza di sé.
Al culmine della performance, il rapper e curatore Rancore, custode dell’elemento Terra, ha dialogato con Domiziani attraverso due brani ispirati alla materia scultorea. Il tornio come consolle, la voce come gesto: insieme hanno evocato il ritmo della creazione e della distruzione, in una sinestesia perfetta tra suono e forma.
A chiudere idealmente il percorso, l’installazione La notte si avvicina di Fabrizio Cicero, che ospitava i set dell’Orchestrina di Molto Agevole. Sette comete di luce cadute sulla terra, costruite con lampadine a incandescenza e nebbia artificiale, componevano un paesaggio tra il mistico e il distopico.
Nel Vuoto di Cicero, la materia luminosa diventa esperienza sensoriale: un gioco di presenze e assenze che allude alla tensione fra spirito e materia, cielo e corpo, in una balera post-apocalittica dove la musica si fa rito collettivo. Un lavoro che, nel solco della sua ricerca tra luce e spazio, riesce a far emergere il senso di perdita e rigenerazione che attraversa tutto il festival.
Tra le sorprese più felici, la mostra di pittura curata da Luca Grimaldi e Pietro Moretti, ancora visibile negli spazi dell’Ostello, che ha esteso il festival nel tempo e nella vita quotidiana della comunità. Olinda non è solo una location ma un organismo sociale in cui convivono operatori, migranti e persone con fragilità psichiche: una “famiglia in movimento”, come la definisce Carotti, in cui l’arte diventa occasione di incontro reale. Questo dialogo con la comunità non è stato un orpello, ma la vera sostanza del progetto: l’arte come esperienza condivisa, come spazio di prossimità e di ascolto reciproco.
Il Godai Fest 2025 non ha voluto essere un festival compiuto, ma un inizio. Una “prova zero” che ha dimostrato la forza di una visione: creare una piattaforma triennale in cui arti visive, musica, performance e filosofia possano continuare a incontrarsi, crescere, trasformarsi. Come gli elementi che lo ispirano — Aria, Terra, Fuoco, Acqua e Vuoto — anche il Godai si muove, evolve e si rinnova.
Il pubblico, uscendo, lo ha percepito: «Una cosa del genere non esiste, non l’avevamo mai vista». È forse questa la misura più autentica del successo, quella magia condivisa che resta addosso, come la traccia luminosa di una cometa.
Al Godai Fest 2025 hanno partecipato, per le arti performative: Àltera, Ana Lua Caiano, Bluemotion, Coro Gavino Gabriel, Dario Mangiarcina, Defa, Filippo Timi, Francesca Corrias, Fumettibrutti, Future Nomadz, Giorgina Pi, Logos, Luigi Serafini, Mario Conte, Motus, Orchestrina di Molto Agevole, Orcrd, Rancore, Roberto Angelini, Rodrigo D’Erasmo, Sarafine, Unterwasser.
Per le arti visive: Adelisa Selimbasic, Alberto Montorfano, Christopher Domiziani, Cristiano Carotti, Fabio Giorgi Aliberti, Fabrizio Cicero, Federico Pistilli, Flavio Orlando, Floating Beauty, Francesca Cornacchini, Francesco D’Aliesio, Gabriele Silli, Genuardi-Ruta,Gianmaria Marcaccini, Jacopo Natoli feat. L’Altra Morte di Enrico Fratini, Jonathan Vivacqua, Josè Angelino, Kimball Gunnar Holth, Leonardo Zappalà, Lucas Recchione, Ludovico Andrea D’Auria, Lulù Nuti, Luca Grimaldi, Pietro Moretti, Niccolò Berretta, Pamela Pintus, Sasha Toli, Valeria Carrieri, Wang Yuxiang, Yann Leto, Valeriana Berchicci, Federica Di Pietrantonio, Giorgia Errera, Valerio Pacini, Beatrice Pediconi, Pamela Pintus, Paco Sangrado.
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