Unframing Knowledge, il futuro della ricerca artistica: al via il convegno a Napoli

di - 28 Ottobre 2025

Al via al Museo Archeologico di Napoli, nella giornata del 27 ottobre, il convegno UNFRAMING KNOWLEDGE, un momento di incontro e confronto sulla ricerca artistica al fine di creare una collaborazione e una riflessione condivisa. Il programma si snoderà in sette percorsi tematici e sarà incentrato sulle sfide e le prospettive più attuali: dal rapporto tra arte, musica e intelligenza artificiale, alle tecnologie emergenti e la media art, dalle ecologie mediterranee, fino alle nuove forme di diffusione ed esposizione della ricerca artistica.

Il convegno riunisce keynote speaker di fama internazionale, esperti di settore, artisti, un PhD Forum e 34 relatori selezionati, che presenteranno i propri lavori offrendo un’ampia panoramica della vitalità e della pluralità della ricerca artistica contemporanea. Tutti i contributi sono stati selezionati attraverso un rigoroso processo di double-blind peer review, a garanzia di elevati standard accademici e di un autentico dialogo interdisciplinare.

Il convegno fa parte del progetto P+ARTS, finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU attraverso il PNRR, che vede una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private, tra AFAM e Università di tutta Italia. P+ARTS infatti è un’iniziativa biennale che riunisce dieci prestigiose istituzioni italiane: NABA – Nuova Accademia di Belle Arti (capofila del progetto), Accademia di Belle Arti di Napoli, Accademia di Belle Arti di Bari, Fondazione Accademia Teatro alla Scala, Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, Conservatorio E.R. Duni di Matera, IAAD – Istituto di Arte Applicata e Design, SAE Institute Milano, Politecnico di Bari e Libera Università di Bolzano.

Il network si avvale inoltre della collaborazione di partner internazionali come Villa Arson e la Fondazione Pino Pascali, con l’obiettivo di rafforzare l’internazionalizzazione del sistema AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) italiano.

MANN, veduta esterna

L’apertura al MANN: la ricerca e la formazione artistiche sempre più connesse

Il MANN, luogo simbolo della memoria e della conoscenza, ha ospitato le quattro tavole rotonde della prima giornata del 27 ottobre. Ad aprire il convegno, durante i saluti istituzionali, sono intervenuti Francesco Sirano, Direttore del MANN, l’onorevole Maria Alessandra Gallone, del Ministero dell’Università e della Ricerca, il Presidente ANVUR Antonio Felice Uricchio, Andrea De Pasquale, alla Direzione per la Digitalizzazione e la comunicazione, il Direttore del Consiglio delle Accademie di Belle Arti Umberto De Paola, Giuseppe Gaeta, Direttore ABANA, Guido Tattoni della NABA e, infine Elisa Poli, coordinatore scientifico del convegno.

Già durante la cerimonia di apertura si è posto l’accento sul tema della ricerca e della formazione in ambito artistico e si è evidenziata l’importanza di questo progetto. Come affermato dall’onorevole Gallone: «Questo progetto segna una tappa fondamentale nel percorso di crescita della ricerca artistica nel panorama italiano. Pone le istituzioni dell’alta formazione artistica italiana al centro di una rete internazionale», inoltre «L’arte non solo interpreta la realtà ma la rigenera, costruisce un nuovo linguaggio della conoscenza. L’arte non è solo un patrimonio, ma un motore per il futuro».

Si è sottolineata anche l’importanza delle nuove tecnologie e della digitalizzazione in un mondo sempre più interconnesso. Andrea De Pasquale in merito a ciò ha dichiarato che «Oggi la ricerca artistica contemporanea non è più statica ma si muove in un contesto fluido, nutrendosi delle ibridazioni del linguaggio al fine di studiare le contraddizioni del presente. Le nuove tecnologie del digitale ci consentono di dare forma concreta a questa trasformazione. La cultura digitale non si limita a conservare ma connette, è una trama vivida e si arricchisce grazie ai contribuiti di chiunque vi partecipi. Il nostro mandato è quello di costruire una governance condivisa, materiale vivo da poter utilizzare. L’intento dell’istituto di digitalizzazione è quello di contribuire alla creazione di un patrimonio culturale digitalizzato aperto a tutti».

Elisa Poli, infine, ha ribadito l’importanza della scelta della città, culla del Mediterraneo, per questo convegno, sottolineando non solo la necessità ma anche l’urgenza di affrontare i sette temi prescelti.

GAN – Galleria dell’Accademia. Foto Oreste Lanzetta

Challenges for AFAM Institutions and Future Scenarios on Artistic Research in Italy

La prima tavola rotonda è stata incentrata sulle sfide dell’AFAM e i futuri scenari della ricerca artistica in Italia. Intitolata Challenges for AFAM Institutions and Future Scenarios on Artistic Research in Italy, ha visto come protagonisti di questa riflessione Antonio Felice Uricchio, Andrea De Pasquale, Giovanna Cassese Presidente CNAM, il vice Direttore Generale per l’internazionalizzazione e la comunicazione Michele Mazzola, Enrico Montaperto e Giuseppe Gaeta come moderatore. Gli esperti sono stati dunque chiamati a esplorare i nuovi orizzonti formativi che riguardano l’istituzione dell’alta formazione.

L’esito ha posto l’accento sull’importanza della condivisione del sapere, sulla transdisciplinarietà, quindi puntando a una settorialità, che porta alla frattura fra le discipline artistiche e scientifiche, ma un parallelismo, un dialogo finalizzato alla ricerca. Un altro elemento che emerge dai vari interventi è l’internazionalizzazione dell’istituzione AFAM, la creazione di partenariati nazionali e internazionali al fine di rafforzare l’istituzione, come affermato da Michele Mazzola: «Non si parla solo della capacità di promuoversi all’estero ma si parla di rafforzare il proprio sistema nazionale, questo perché se vogliamo essere degli interlocutori al di fuori dell’Italia, dobbiamo mostrare un sistema coeso, che ha un patrimonio da rappresentare all’estero e degli obiettivi ben definiti».

Altro tassello fondamentale per la condivisione dei saperi è la digitalizzazione del patrimonio culturale. Ancora Andrea De Pasquale, sul tema digitalizzazione: «Al fine di creare un sapere condiviso, si pone una sfida ma anche un’opportunità: non è più possibile separare il linguaggio dell’arte da quello della tecnologia e del digitale. Si deve accogliere l’invito a ripensare la pratica artistica come aperta e contaminata. È necessaria la costruzione di infrastrutture digitali e tecnologiche utili non solo alla conservazione, ma alla ricerca».

Giovanna Cassese ha ribadito l’importanza dell’identità culturale italiana: «È un paradosso che l’Italia venga riconosciuta nel mondo come culla dell’arte e del design, mentre in Italia non si riconosce ancora l’importanza della ricerca su questo tema. La cultura non è un superfluo, ma un elemento costitutivo dell’identità italiana, è motivo di un accrescimento morale».

La parola chiave che ha identificato questa prima tavola rotonda è stata dunque “interoperabilità”, ovvero, la condivisione dei saperi attraverso un processo di relazione fra ambiti che lavorano parallelamente, sul tema della valorizzazione della conoscenza.

ABANA, Scalone del David

Research, Practice and Exhibition: Notes on the Italian Landscape

Durante la seconda tavola rotonda, dal titolo Research, Practice and Exhibition: Notes on the Italian Landscape, sono intervenuti Eva Fabbris, direttrice del MADRE, il direttore della Fondazione Morra Giuseppe Morra, Francesca Blandino capo del settore educativo della Fondazione Morra Greco, Nadia Nigris della Fondazione Accademia Teatro alla Scala, il direttore artistico della Fondazione Pino Pascali, Giuseppe Teofilo, Olga Scotto di Vettimo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e, come moderatrice, Adriana Rispoli.

In questo secondo tavolo si è affrontata la questione di come la ricerca diventa esperienza con il pubblico. Si parla di ricerca, pratica e esposizione conducendo a delle riflessioni sul panorama italiano rappresentato in parte dagli esperti che sono intervenuti. C’è il passaggio quindi dalla ricerca operata dalle istituzioni e dalle accademie al processo del fare, all’attuazione di tali ricerche.

Eva Fabbris ritiene che i momenti dedicati alla ricerca degli artisti debbano essere scanditi da un tempo lento: «Anche il curatore necessita di un tempo più dilatato per poter realizzare un prodotto che sia connotato da una capacità poetica e trasformativa. Questa cultura del tempo lento deve essere instillata anche nei pubblici».

Giuseppe Morra a sua volta ha ribadito il concetto di un tempo dilatato, invitando i giovani a riscoprire il territorio che ci circonda e la natura stessa, connessione che sta svanendo gradualmente.

Sempre in accordo con l’importanza di esperire il territorio, la Fondazione Morra Greco si attesta come spazio di ricerca per artisti e artiste, non utilizzando la sede per esporre la propria collezione ma per aprire uno spazio di possibilità. Francesca Blandino ha raccontato il metodo di lavoro: «Gli artisti lavorano con la città, con lo staff della fondazione, restituendo e suggellando questa dinamica relazionale in un progetto site specific per il palazzo storico che ospita la fondazione. Ecco quindi che l’arte può avere uno sguardo trasformativo su come viviamo i luoghi».

Quali strategie congiunte tra la formazione / alta formazione e le istituzioni pubbliche e quelle private si possono attuare per sostenere la ricerca? Per Blandino è necessario superare l’episodicità delle azioni rivolte all’implementazione della ricerca così che gli artisti siano in grado di portare a termine dei progetti più lunghi, ribadendo ancora una volta il concetto di processo lento. Secondo Nadia Nigris, «è necessario attuare dei partenariati strategici per portare avanti tematiche importanti». Il museo deve assurgere a casa degli artisti e delle artiste secondo Eva Fabbris. Alla base della sua riflessione troviamo anche qui la condivisione dei contenuti e delle conoscenze. «È necessario esserci e scambiarsi visioni e sensibilità», ha spiegato Fabbris. Adriana Rispoli ha chiuso la seconda tavola di confronto riprendendo le parole di Giuseppe Gaeta, affermando che l’arte non è un prodotto ma un processo sempre in divenire, anche grazie alle istituzioni e alle accademie.

La mattinata si è conclusa con il keynote speaker Jørn Mortensen, supervisore strategico presso l’Università di Scienze Applicate di Kristiania, con un intervento intitolato Why Artistic Research meets the Criteria.

ll programma dei prossimi giorni

Nel pomeriggio presentate altre due tavole rotonde. La prima, sulle prospettive della ricerca artistica, in cui sono intervenuti Gina Annunziata, Franco Ripa di Meana, Beatrice Peria, Andrea Giomi, Irene Biolchini, Domenico Quaranta ed Elisa Poli. La seconda invece si è concentrata sugli istituti dell’alta formazione artistica e i dottorati di ricerca, con gli interventi di Alessandra Troncone, Claudia D’Alonzo, Leonella Grasso Caprioli, Fabrizio Festa, Giovanna Caimmi, Vincenzo Estremo.

A conclusione della giornata, il keynote speaker Mauro Lanza con un intervento intitolato AI and the Arts: the Case of Musical Composition. In contemporanea nel pomeriggio si sono svolte, presso l’aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, dei PhD Forum e un workshop finale. Le giornate successive saranno scandite da academic paper e PHD forum, suddivisi sempre fra le due sedi principali del Museo Archeologico e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Per il programma completo dei prossimi giorni, si può cliccare qui.

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