Niente immagini da cartolina illustrata con panorami sul Danubio o scorci sui monumenti storici; semplicemente due pance nude, ipoteticamente maschile quella pelosa. Ecco il marchio d’impresa di
Linz 2009. Capitale Europea della Cultura, prontamente messo in circolazione già da molto tempo. Ombelichi al centro dell’attenzione. Forma quasi identica e tondeggiante in omaggio a una paritetica geometria dei sessi. Almeno lì.
Dunque, hanno colpito letteralmente al ventre i creativi chiamati a dare un’interpretazione visiva a questa ambita assegnazione di merito. Semmai ci hanno messo un pizzico di spavalderia nell’uso del traslato: da capitale europea a
ombelico del mondo. Tradotta poi alla lettera dal linguaggio comune al più schietto esperanto iconografico, la metafora dà da pensare che il 2009 di Linz miri a stuzzicare le parti più “erogene” della creatività.
La nomina premia una ricca città industriale austriaca di antiche origini, con oltre 200mila abitanti. Ricca anche di storia, di centri di cultura, di istituzioni artistiche e di numerosi appuntamenti spettacolari che annualmente coinvolgono tutte le arti. Fra le strutture dedicate al contemporaneo, spicca il bellissimo Lentos, museo e kunsthalle insieme. Posizionato sulla riva destra del Danubio, è un monumentale e compatto parallelepipedo, noto soprattutto per avere una epidermide di vetro che nell’oscurità cambia continuamente colore.
Fin da subito si è trasformato in un vitalissimo
Beaubourg, per così dire. È un’opera dello studio zurighese
Jürg Weber & Josef Hofer che, nel 2002, quando partecipò al concorso di progettazione, era un binomio di architetti praticamente sconosciuto ai più, condizione che non impedì loro di confrontarsi alla pari con nomi eccelsi dell’architettura ivi convenuti. Data la complessità del concorso, la vittoria dello studio zurighese fu in definitiva una coraggiosa scommessa, giustamente ripagata sotto molti aspetti e grazie innanzitutto a una oculatissima politica delle arti.
Ora l’attesa si concentra sul nuovo Ars Electronica Center, posizionato quasi dirimpetto al Lentos, sull’altra sponda del Danubio. Il progetto, firmato dagli austriaci
Andreas Treusch e
Nadja Sailer, vincitori del relativo concorso, ristruttura quello esistente e lo amplia in largo, in lungo e in profondità, rendendolo altamente tecnologico e più funzionale ai grandi flussi di pubblico. Sarà bell’e pronto prima della fine di quest’anno, quindi in grande spolvero per le celebrazioni del 2009.
Questa realizzazione è un po’ come la panna montata accanto alla Sachertorte, poiché Linz allestisce ogni anno ai primi di settembre il ben noto
Ars Electronica Festival. È tautologico: niente di più elettrizzante. Nato nel 1979, quest’evento è, nel suo genere, un classico al massimo livello. Per giunta, il festival ingloba un altro tradizionale evento chiamato
Klangwolken (Nuvole sonore) che, dal tramonto all’alba, trasforma tutta la città in una travolgente sarabanda densa di luci e colori; una città, dunque, che riguardo all’arte elettronica è realmente e in permanenza l’ombelico del mondo. Come di consueto, anche l’edizione di quest’anno dell’
Ars Electronica Festival tematizza questioni emergenti dell’era mediatica iper-tecnologica:
A New Cultural Economy. The Limits of Intellectual Property. Sarà più del solito un contenitore molto generoso di mostre, performance, interattività, simposi e premi per tutta la sua durata, dal 4 al 9 settembre.
Ma è inutile negarlo: Linz 2009 Capitale Europea della Cultura è l’evento unico e irripetibile che la città attende con maggior entusiasmo. Lo attende anche con un inconfessato desiderio di riscatto. In effetti, nella sua storia recente la città danubiana ha dovuto scontare una sorta di nemesi per infauste circostanze che hanno segnato tragicamente il corso degli eventi umani. E che qui, fatalmente, hanno avuto origine. Linz è il capoluogo dell’Alta-Austria (Oberösterreich), la regione che nel 1889 ha dato i natali a un certo bimbetto timido e schivo che poi in questo capoluogo trascorse molto tempo della sua giovinezza, subendone il fascino. Quando costui, quasi ventenne, volle andare a Vienna per frequentare la prestigiosa Accademia di Belle Arti e, non riuscendo per ben due volte a superare l’esame di ammissione, finì per rivolgere altrove le sue immense ambizioni. Fu così che l’arte non ci perse assolutamente nulla, ma l’umanità ci guadagnò il più grande criminale della storia.
Quel ragazzotto, espatriato in Germania e divenuto nel corso degli anni leader politico di inimmaginabile successo e, quindi, mefistofelica
Guida (Führer) di una grande nazione, non dimenticò mai le sue origini. Volle mettere le mani su Linz, dando così il via a progetti urbanistici molto ambiziosi sulla città della sua giovinezza, amata e mai dimenticata, e da lui stesso descritta come “
perla rara che ha bisogno di una giusta incastonatura”. Anche la città ricambiò l’affetto. “
La sciagurata rispose”, si potrebbe ironizzare.
Per contro, a tempo debito Linz ebbe la sua “purificazione” impartitale impietosamente da una quantità apocalittica di bombe che fece macerie anche dell’antico patrimonio architettonico. A testimonianza dei progetti urbanistici e culturali hitleriani su Linz, lo Schlossmuseum aprirà giusto a metà settembre una mostra dal titolo molto eloquente,
Kulturhauptstadt des Führers. Detto altrimenti: la capitale della cultura del führer.
Dunque, con l’investitura a capitale europea della cultura del 2009, Linz avrà l’onere di uscire definitivamente dal cono d’ombra del suo passato. Non per nulla sono in cantiere mostre e convegni sulle tracce della propria storia, antica e moderna, sulle sue catastrofi e le sue rinascite.