Per amor d’Europa

di - 27 Marzo 2018
Palazzo Reale a Milano, fino al 2 settembre 2018, ospita una storia di collezionismo americano, cinquanta capolavori provenienti dal Philadelphia Museum of Art, che convergono in una mostra che prende il titolo di: “Impressionismo e Avanguardie”, per raccontare di collezioni d’arte che ripercorrono un periodo che confluisce dalla fine dell’Ottocento fino alla metà del Novecento.
Un momento da segnare in agenda e che rientra nel progetto pluriennale “Musei del Mondo a Palazzo Reale”, in veste di terzo appuntamento, permettendo ai cittadini milanesi e non solo, di poter vedere, a pochi passi, un nucleo rappresentativo di artisti che hanno inventato tecniche rivoluzionarie modificando e innovando il linguaggio pittorico ed espressivo dell’epoca.
Il progetto espositivo parte dall’idea di porre in primo piano il collezionismo nei musei americani; proprio per questo motivo l’allestimento originario delle stanze di Palazzo Reale è stato completamente modificato per lasciare spazio ad arredi con linee pulite ed essenziali, materiali ricercati, informazioni dettagliate a parete sullo sviluppo della mostra, colori forti, pavimento in legno. Il tutto per richiamare ed immergere il visitatore in un contesto e atmosfera tipicamente di gusto americano. Gli effetti luminosi sul soffitto e alle pareti sottolineano ulteriormente l’idea di creare un’ambiente intimo, mettendo in risalto la tridimensionalità dei paesaggi e raccontare emozioni.

Marc Chagall Nella notte, 1943 olio su tela, 47 x 52.4 cm Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963

Ed ecco questa una storia di “raccolta” nata nella città di Philadelphia, metropoli importante e di notevole spessore per via delle relazioni e dell’apertura verso il mondo circostante, in cui il collezionismo dei commercianti prese forma, in quella che fu una delle prime città americane a dare risalto ed accogliere opere di impronta Impressionista. Un ruolo fondamentale ebbe Mary Stevenson Cassatt che riuscì a far conoscere in America, grazie al suo soggiorno in Francia, opere di artisti della corrente dell’en-plen-air e portarle a Philadelphia con l’aiuto del fratello Alexander, illustre uomo di affari.
E così la mostra vede il percorso espositivo dare risalto proprio a quei collezionisti che hanno donato le loro opere al Museo di Philadelphia e ad una serie di spazi per approfondire aspetti considerevoli sulla tecnica e storia dell’arte.
Quattro sono le sale dei collezionisti, rese e studiate nei minimi dettagli, con colori vigorosi alle pareti, e riproduzioni degli stessi per darne una presentazione ufficiale. La prima sala è quella dedicata alla collezione dei fratelli Cassatt, poi le stanze di Samuel Stockton White, che incontrò Rodin e divenne uno dei suoi modelli per cui posò, mentre la settima sala corrisponde alla collezione Stern, che divenne un grande collezionista e ricercatore di un’essenza espressiva comune che facesse da filo conduttore nelle sue rappresentazioni. Infine, l’ottava sala, vede esposte le opere della collezione Arensberg, coniugi con una forte propensione per l’arte, mettendo in contrapposizione lo sviluppo della forma umana da Renoir fino alla nuova veste espressiva del surrealismo di Mirò.

Henri Rousseau Una sera di carnevale, 1886 olio su tela, 117.3 x 89.5 cm Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963

Di sala in sala si sviluppano tematiche e correnti del periodo, dei paesaggi ai ritratti, dalla scuola di Parigi all’espressività e al rapporto tra Van Gogh e Gauguin fino al defluire di quell’avanguardia che, dopo la Prima Guerra Mondiale cerca di dimenticarsi della realtà stessa proponendo una nuova espressione artistica che arrivi a toccare le corde della libera estrinsecazione, fino a sfiorare il mondo dei sogni, del pensiero umano.
Gli artisti portati in mostra con capolavori che hanno fatto il panorama artistico mondiale sono Pierre Bonnard, Paul Cézanne, Edgar Degas, Eduard Manet, Paul Gauguin, Claude Monet, Vincent Van Gogh, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir; senza dimenticare Georges Barque, Vasily Kandisky, Paul Klee, Henri Matisse, Marc Chagall, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, Salvador Dalì ed infine Joan Mirò.
Le opere esposte in questa mostra sono solo un assaggio della sconfinata raccolta presente presso il Philadelphia Museum of Art ma vogliono esprimere il consolidato rapporto di scambi culturali che iniziò più di un secolo fa. Gli americani una volta entrati in relazioni con i dipinti Impressionisti non smisero di approfondirne l’interesse ed esserne effettivi promotori.
Non solo: la mostra sottolinea anche l’importanza di una serie di donne artiste che si avvicinarono al mondo impressionista, pittrici considerevoli come Berthe Morisot, Mary Cassatt e Marie Laurencin, che entrarono in rapporto con il mondo parigino e lo resero parte integrante della loro rivelazione dell’arte.
Gaia Tonani

Nata a Bergamo nel 1984, nel 2009 consegue la laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali - Storia dell’Arte e nel 2011 la laurea specialistica in Archivistica e Biblioteconomia presso l’Università degli Studi di Milano. Dal 2007 inizia ad interfacciarsi con il mondo del lavoro, collaborando con il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ed assecondando la passione per la fotografia e l’editoria collabora con la casa editrice RCS a Milano e nel 2012 presso la divisione Internazionale, Mondadori photo& rights della casa editrice Mondadori. In concomitanza sviluppa la sua passione per l’arte contemporanea, in particolare come curatrice realizzando mostre personali di artisti viventi e nel 2015 inizia a scrivere recensioni e testi critici per riviste d’arte contemporanea on-line, prima con Juliet Art Magazine e poi con Exibart. A gennaio del 2016 inaugura il suo sito personale d’arte e curatela dove vengono presentati i suoi lavori.

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