RISO AMARO |

di - 27 Agosto 2006

Autentica perla dell’architettura neoclassica palermitana, Palazzo Belmonte Riso è uno di quei meravigliosi luoghi riemersi dall’oblio istituzionale, dopo anni di irresponsabile negligenza perpetrata nei confronti del centro storico cittadino. Il Palazzo –distrutto dai bombardamenti e restaurato di recente dalla Regione Siciliana- aveva accolto, a partire dal 2002, pochi discontinui eventi. Poi, a settembre 2004 arriva Ritardi e Rivoluzioni, la fetta isolana della 50° Biennale di Venezia a cui si legava l’anteprima de Le Vie dell’Arte, progetto per un parco di scultura tra i boschi delle Madonie.
Da questo momento lo spazio chiude i battenti. Interruzione temporanea per lavori in corso. La sede, destinata al ruolo di Museo Regionale per l’Arte Contemporanea, viene “adottata” dalla macchina Sensi Contemporanei sotto l’ala protettrice del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero dell’Economia e delle Finanze: il Museo, istituito ufficialmente il 25 febbraio 2005, è ora in gestazione.
Nasce così lo staff organizzativo articolato in due Comitati (facenti capo alla Darc, all’Assessorato Regionale ai BB.CC., al MIBAC, al MEF e alla Fondazione Biennale di Venezia), arrivano gli incarichi ufficiali (direttore, curatore, consulenti), proseguono gli interventi di ristrutturazione e si dà il via agli acquisti per la collezione permanente.
Ma a dicembre 2005 la macchina si inceppa ai vertici. I progetti inaugurali (due personali di Michelangelo Pistioletto e Surasi Kusolwong, indiscusse star internazionali invitate dal curatore designato Paolo Falcone) vengono improvvisamente sospesi; la consulente per la costituenda collezione, Valentina Bruschi, viene sostituita; i comitati preposti non sono più interpellati, né per gli acquisti, né per la programmazione. Cala il sipario sul museo-crisalide, mentre un inspiegabile scompiglio esplode dietro le quinte.
È l’ Assessore ai Beni Culturali, Alessandro Pagano, che decide a un tratto di congelare tutto, quando l’inaugurazione è ormai imminente. Perché? Proviamo a chiederlo alla Direttrice del Museo: “I motivi io non li conosco. E comunque non avrei potuto farci nulla, sono solo un’impiegata. L’ultima parola spetta sempre all’Assessore”. Così taglia corto Giovanna Cassata -firmataria dei contratti ad artisti e curatore-, archiviando la questione e declinando qualsiasi responsabilità.
Si giunge quindi all’estate 2006. Trascorsi ormai sei mesi dal punto di rottura (e quasi due anni dal blocco delle attività espositive), qualcosa giunge a scuotere questo grigio stato di calma piatta. Improvvisa, inattesa, Weltanschauung resuscita il futuro museo palermitano dopo la soporifera messa tra parentesi dello spazio. Nel mezzo di un cantiere aperto, fra ponteggi e blocchi di pietra assemblati nel cortile, il Palazzo riparte con una -apparente?- programmazione, nonostante i lavori di risanamento dello stabile proseguano con scarso zelo.
A sposare con entusiasmo il progetto proposto e curato da Paul Eubel, ex direttore del Goethe Institut di Palermo nonché appassionato collezionista d’arte contemporanea, è proprio la Direttrice, Giovanna Cassata. Si fanno carico della produzione la Regione, la società di comunicazione Dorian Gray e l’industriale Reinhold Würth, magnate dell’arte sbarcato in città con la sua importante collezione ospitata a Palazzo Reale. Totalmente all’oscuro restano invece i comitati guida, ormai scandalosamente tenuti fuori dai giochi. Che cos’è allora questo megaevento, pubblicizzato in ritardo ma con grande enfasi, e per la cui esclusivissima inaugurazione erano attesi -invano- personaggi del calibro di Kofi Annan o Mikhail Gorbaciov?
Non siamo certamente al cospetto ad un’operazione di ricerca, ad un intervento site specific di giovani talenti o alla personale di un principe della scena artistica internazionale. Si tratta al contrario della più classica delle “mostra pacchetto”, un corpus bell’e pronto, concepito per un prestigioso tour mondiale lungo i cinque continenti.
La prima tappa pare fosse attesa al Guggenheim Museum di Nyc, il prossimo 5 ottobre. Ma Eubel, riuscendo abilmente ad anticipare l’opening, organizza in quattro e quattr’otto la preview palermitana bruciando quella newyorchese. Questa almeno è la versione ufficiale, diffusa con orgoglio agli organi di stampa. Peccato però che il Public Affairs Department del megamuseo americano, intercettato da Exibart, dichiara che “Non ospiteremo ‘Weltanschauung’ il 5 ottobre. Non siamo al corrente dell’esistenza di questa mostra”. Inequivocabile la smentita. Pare proprio che a Palermo Guggenheim faccia rima con bufala…
Ma torniamo al progetto e alla sua (lunga) storia. A partorire l’idea nel lontano ’93 furono Paul Eubel insieme all’art designer Silvio Artero, allo scrittore Andrea Balzola e all’artista Johannes Pfeiffer.
Weltanschauung è un termine tedesco di matrice filosofica, traducibile approssimativamente con l’espressione “visione del mondo”. In mostra gli interventi di oltre 150 personaggi di rilevanza internazionale, artisti soprattutto (da Anselm Kiefer a Sol Lewitt, da Enzo Cucchi e Hidetoshi Nagasawa, da Roman Opalka a Emilio Vedova, da Giulio Paolini a Maria Lai, da Louise Bourgeois a Carl Andre) ma anche scrittori, filosofi, intellettuali, capi religiosi.
Eubel costruisce un ideale planisfero su cui le linee di meridiani e paralleli disegnano una rete di finestrelle rettangolari spalancate sul globo; ognuna di queste diventa la zona d’azione dei tanti ospiti chiamati a rappresentare la loro “weltanschauung”. Negli anni raccoglie così le tavolette d’artista impreziosite da una forma, una frase, un’intuizione, dando vita a una singolare collezione. Spesso si tratta di autoritratti. In molti –da Tom Wesselman a Ilja Kabakow, da Mimmo Paladino a Mimmo Rotella-, hanno scelto di utilizzare la propria immagine come chiave di lettura, in una sorta di equazione immediata tra il sé e il fuori, lo sguardo e le cose.
La mostra è tutta qui. In questa idea polifonica dell’esistenza, in questa collezione di tasselli d’autore che registra decine di variazioni sul tema “la mia concezione del mondo”. Un po’ troppo scolastica, retorica, buonista, la faccenda si risolve in un omaggio all’umanità bella che predica il rispetto per il prossimo, la multiculturalità e il dialogo universale. L’allestimento -elegante, essenziale, rigoroso- finisce purtroppo con l’enfatizzare il carattere illustrativo dell’operazione, affidando le opere ad apposite strutture-leggìo in plexiglas, mentre un planisfero composto da una griglia di box racchiude le riproduzioni grafiche dei lavori. Un percorso adatto più a una tradizionale esposizione di design o di didattica museale che a una mostra d’arte contemporanea. In chiusura un video, diretto da Salvo Cuccia, documenta la mostra inciampando nell’effetto celebrativo pro Eubel, figura soverchiante e carismatica, circondata da un’aura quasi mistica.
La questione dunque è: a che scopo questo tripudio di nomi internazionali, in assenza di un progetto artistico originale e forte? Era il caso di ospitare nel nascente Museo d’Arte Contemporanea un evento itinerante con un taglio così didascalico? E perché sceglierlo proprio per dare il via alla nuova stagione espositiva?
In realtà, nessuno ha mai annunciato il lancio ufficiale del Museo, indicando questa mostra come un vero incipit. Ma se non è stata un’ouverture museale, come ci tengono a precisare produzione e direzione, come interpretare allora Weltancshauung? “Dopo la sospensione del programma inaugurale di Paolo Falcone da parte dell’Assessorato ai Beni Culturali, mi sono ritrovata con questo spazio ancora fermo”, racconta ad Exibart Giovanna Cassata. “E’ arrivata così la proposta di questa mostra, che mi è parsa validissima. In 25 giorni l’abbiamo messa su. Nonostante la collezione non fosse completa e non fossimo pronti per inaugurare il Museo, ho preferito cominciare a rivitalizzare questo posto…”. Ci voleva una mostra pret-à-porter per riempire i tempi morti. Ed eccola qui, tutto già confezionato. In un mesetto l’evento parte e il quasi-museo si attiva.
L’operato della Cassata è certo mosso da buone intenzioni. Ma non era forse il caso di badare di più alla sostanza, aspettando ancora e lavorando ad un progetto vero?
Non va molto meglio sul fronte “collezione permanente”. La prima tornata di acquisti (risalente al periodo di sinergia tra la Regione, la Darc e il Ministero) includeva installazioni di Christian Boltanski, Jannis Kounellis e Richard Long. Poi, da quando la Direzione ha deciso di proseguire a briglia sciolta, la situazione è sfuggita di mano a qualsiasi organo di controllo. È così che si spiegano scelte a dir poco anomale. Una su tutte l’acquisto su commissione del Muro del tempio di Gerusalemme, opera monumentale di Salvo Salvato (artista locale a capo di un’officina di scultura, il Laboratorio Federiciano), composta da 32 blocchi scultorei in pietra e bronzo raffiguranti soggetti sacri (da Papa Wojtyla, alla Stella della Natività, all’Angelo dell’Annunciazione). L’expertise, che ha stabilito il valore delle statue, è stata condotta proprio dalla Dottoressa Cassata e, secondo indiscrezioni, pare che la cifra spesa dalla Regione Sicilia per regalare alla collezione di Palazzo Belmonte Riso questi mastodontici manufatti si aggiri intorno al miliardo di vecchie lire.
Le opere, assimilabili ad un moderno (moderno?) artigianato religioso, sono regolarmente inventariate come beni del Museo ma, per ammirarle, bisogna arrivare fino in Umbria. Offerte in comodato d’uso al Comune di Assisi, sono ora installate nella selva del Sacro Convento di San Francesco, peraltro luogo ben più adatto ad accoglierle. I promotori dell’operazione? Il cattolicissimo Governatore Cuffaro e l’allora Assessore alla Cultura Alessandro Pagano.
Siamo alle solite. Una politica culturale troppo miope continua ad ignorare questioni essenziali quali pianificazione, progettazione, produzione, ricerca. Il museo -scelto dal Ministero come progetto pilota e destinato a diventare luogo strategico per la creazione di un efficiente art system in meridione- si incarta nelle consuete contraddizioni amministrative, ignorando ogni valido supporto di consulenza scientifica e arrivando perfino a perdere la propria autonomia decisionale in favore dell’Assessorato (come stabilito da Pagano mesi addietro).
E intanto la Sicilia si ostina a scegliere il ruolo di terra di conquista a cui appioppare roba precotta e inscatolata, poteri estranei, realtà staccate dal territorio, senza che una vera macchina produttiva venga messa in moto. Troppo poche ancora le occasioni in cui si sono innescati congegni creativi indipendenti e innovativi. Pochi i tentativi di dare corpo ad una identità complessa, dotata di respiro e qualità internazionali, ma anche di una forza propulsiva propria.
Nel frattempo le elezioni regionali di giugno hanno incoronato Presidente l’inamovibile Totò Cuffaro. Nuova giunta, nuovi assetti. Il neo-assessore ai Beni Culturali ci comunica che passerà l’estate a studiare contingenze ed emergenze, a formare la squadra operativa, a maturare scelte e tattiche future. Poi, Nicola Leanza scoprirà le sue carte. Che ne sarà del Museo? Nella speranza che il caldo torrido siciliano sciolga anche questo triste impasse, rimandiamo la domanda a settembre. Probabili giri di poltrone, presentazione della prima tranche di collezione, programmazione espositiva, rottura definitiva o risanamento del protocollo d’intesa con Darc e Sensi Contemporanei… La matassa è spessa ed intricata. Good work, Assessore.


helga marsala

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“Weltanschauung”
a cura di Paul Eubel
fino al 26 agosto 2006
Palermo, Palazzo Belmonte Riso – C.so Vittorio Emanuele 361
orari: martedì-domenica, h. 16.30-22; lunedì chiuso
ingresso: 2 euro, ridotto 1 euro
visite guidate gratuite per gruppi, su prenotazione
info: Palazzo Riso, tel. 0918887767, h. 10-17
servizi organizzativi e promozione Campodivolo
info: tel 0918887767 – fax 0918887768
informazioni@campodivolo.it
www.campodivolo.it
catalogo a colori, edizioni Würth, prezzo 100 euro


[exibart]

Visualizza commenti

  • io volevo proporre al museo il regalo per la comunione di mia sorella.
    l'ho fatta io con il pongo .
    E' contemporanea e per 500.000 euro potrei anche venderla al museo di palermo.

  • Io sono entrata grazie a Uwe...non volevano che entrassi: ero senza invito, senza tacco e senza spacco...e poi?
    Me lo potevo risparmiare.
    Ma la curiosità era tanta.

    Helga For President!

  • Segnaliamo che la formidabile inchiesta di Helga Marsala sta avendo in questi giorni -con il ritardo d'ordinanza- ampio risalto sulla cronaca panormita di Repubblica. Come tradizione per il Gruppo Editoriale L'Espresso i giornalisti hanno fatto finta di non aver letto Exibat ("Noi siamo Repubblica, non possiamo citare strutture più piccole"... Con buona pace di strutture più grandi di Repubblica -Corsera, Rai...- che mai si permettono tali scorrettezze), ci fa tuttavia piacere aver smosso anche la cronaca locale sulla questione. Buon "lavoro" a tutti...

  • così è ora e sempre sarà, cuffaro è stato ri-votato, i palermitani adorano il loro brodo maf**so, per sempre ci galleggeranno.
    ridicoli sempre e soprattutto quando si lamentano.

  • Ridicolo è lei, che inserisce ingiurie da querela facendo conto che tanto la querela se la becchi la testata, non certo lei che si nasconde nel fango putrido dell'anonimato come l'ultimo dei vermi.
    Il suo indirizzo ip verrà comunicato prontamente alla polizia postale.

  • la vostra risposta, del tutto giustificata, peraltro, mi convince a rimanere nel mio fango putrido come l'ultimo dei vermi per dire quello che ,purtroppo, continuo a pensare.
    mi scuso con la redazione

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