SILENZIO, PARLANO I BAMBINI

di - 1 Aprile 2010

250 giovani progettisti da zero a quattordici anni hanno
affrontato il tema della luce sotto molteplici punti di vista: con sguardo
ludico e irriverente, con approccio metodico o scanzonato, con implicazioni
talvolta religiose o quantomeno spirituali. Le scelte stilistiche hanno
coinvolto codici differenti, rimandi alle pratiche più recenti, lasciando
intravedere una consequenziale metabolizzazione dei linguaggi del
contemporaneo, in Italia e oltre confine.
Per capire quanto l’arte abbia un ruolo nella vita dei più
giovani abbiamo intervistato Filippo Miserocchi, anni 10, di Riva del Garda,
Gwendolen Jones, anni 9, da Londra, e Davide Marchionni, 5 anni, di Spoleto,
tra i vincitori del concorso che ha premiato i bambini e le scuole.

Filippo, cos’è l’arte per te?
Una cosa strana. Fra quella antica e quella contemporanea
mi incuriosisce di più la seconda perché la conosco meglio. Ogni estate vicino
a casa mia c’è un festival con un sacco di artisti, dove lavorano i miei amici
e miei genitori e anch’io spesso do una mano. Vedo tutti questi spettacoli e
penso che è divertente e a volte un po’ pauroso. Quando vado a vedere una
mostra, a volte mi annoio, ma il più delle volte mi diverto. I video lunghi mi
annoiano, mentre le gallerie con le sculture e le installazioni mi divertono.
Vado spesso alle mostre d’arte e di solito esco contento. Alla Biennale di
Venezia c’era un’installazione dove delle pompe spruzzavano il sangue
dell’artista [Il rosso e il nero di Andrei Molodkin, N.d.R.] in una statuetta cava di plexiglas. Mi ha
interessato il funzionamento delle pompe. A Manifesta 7 ho conosciuto Tim
Etchells, che aveva un carretto con strani gusti di gelato.

Quali argomenti vorresti che un’opera d’arte affrontasse?
Da questa domanda ci fanno un altro concorso? Mi
piacerebbe che parlasse di una persona che scappa da un’altra persona.

Vedi l’arte nel tuo futuro?
Prima avevo tanti progetti in mente. Per esempio, ho
deciso di costruire una mano luminosa che salutava… Purtroppo si rompeva
spesso la cinghia elastica. Poi ho realizzato la maglietta, che ha lo scopo di fare luce quando sei in una stanza buia (e poi
tutti, quando ti vedono, capiscono come ti chiami. Aiuta le persone timide come
me). Mi sono sentito orgoglioso di aver vinto un premio, soprattutto quando
l’ho detto ai miei amici, ma non vedo l’arte nel mio futuro. Solo
l’elettronica. Da grande mi piacerebbe progettare circuiti elettronici. Adesso
sto cercando di costruire un trasmettitore morse via etere.

Se si creasse nella tua scuola o nella tua città uno
spazio di ricreazione per ragazzi, come vorresti che fosse? Cosa ti
aspetteresti di trovarci?

Vorrei che ci fossero dentro dei campi per giocare a
palla, delle panchine per chiacchierare e un cinema, ma soprattutto che si
possa correre, perché nella mia scuola è vietato.

Gwendolen, ci racconti il tuo progetto per cos’è
per te la luce
?
Ho pensato che una camera senza luce può sembrare scialba
e cupa, ma poi qualcosa entra, la illumina e la cambia, che sia una candela o
il sole. Ho provato a includere i muri (senza luce, opachi e grigi) e a far
riflettere loro la luce (chiara, gialla e allegra). Quando mi sono seduta per
disegnare, ho subito pensato a questo, perché è così che vedo la luce.

Che rapporto hai con l’arte?
Quando prendo carta, matite e colori mi sento felice
perché sto per disegnare o dipingere. Se mia madre dice che stiamo andando in
una galleria d’arte, mi sembra quasi di non averne voglia, anche se so per
esperienza che mi piace tantissimo trovarmi lì. A volte i dipinti che vedo mi
fanno venire voglia di disegnare subito. Mi piacciono i quadri non troppo
astratti. Il mio museo preferito è la Tate Gallery.

C’è un’opera che ti ha particolarmente colpito?
Building Site Near St Paul’s: Winter
di Frank Auerbach. È una veduta
da sotto il tunnel verso St. Paul. L’intera immagine è composta di diversi
grigi, chiari e scuri, e penso che sia molto carina. Mi ha interessato vedere
come era Londra durante la guerra, ed effettivamente ti dà una certa idea di
come appariva. In questo quadro, la consistenza della pittura da vicino sembra
estrema, come se qualcuno l’avesse pressata nel fango, ma quando ti allontani,
e lo guardi da una certa distanza, il dipinto comincia a formare un’immagine.


Come ti vedi nel futuro?

Quando cresco, mi piacerebbe essere un’artista che dipinge
quadri grandi, audaci, astratti sulle pareti per le persone, perché quando ho
visitato Parigi ho visto un murales molto bello dipinto da Le Corbusier. Inoltre,
voglio vivere in una casa bianca con un tetto di ardesia su una verde scogliera
erbosa in Cornovaglia, con una piccola dépendance vicina dove dipingere i miei
quadri, e una piccola barca per pescare. Lo studio dovrebbe avere finestre
affacciate sulla baia, e un lucernario, e una stufa per farmici il the sopra, e
dovrebbe essere pieno di cavalletti per i quadri… E le pareti dovrebbero
essere coperte di grandi, brillanti, bellissimi dipinti.

Davide, c’è un progetto che vuoi realizzare?
Sì, avere un computer e tantissimi colori per poter
disegnare tantissimi quadri. Il mio progetto per cos’è per te la luce era così: tre disegni, uno
rappresenta un bambino che sorride di fronte al sole e il sole lo bacia; il
secondo un sole, sempre solo, che sorride pieno di energia e con i raggi
abbraccia il mondo; l’altro un dromedario che cammina sotto un sole cocente, la
luce gli illumina la strada fatta di sabbia e vicino ha una piramide che
rappresenta la gioia sempre più alta.


Cos’è per te l’arte?

Una favola, un mondo fantastico dove disegnare i miei
pensieri, uno spazio di terra libero, un missile di energia. Mi piace
tantissimo andare alle mostre perché ci sono tanti quadri e ritratti
bellissimi, perché gli artisti sono buoni e mi fanno pensare alla mia mamma,
che anche lei è artista, perché senza di loro il mondo sarebbe buio, senza
bellezza, e poi quando torno a casa disegno e dipingo quello che mi hanno
trasmesso, perchè è una gioia. Un’opera che mi piace molto è il Violinista
Verde
di Marc
Chagall, dove lui sta volando sopra la città con i pantaloni che sembrano due
palazzi e la camicia una scalinata infinita. Tutte le persone escono dalle case
per ascoltare la gioiosa melodia che arriva dritta ai cuori. Lui è immenso di
fronte all’infinito.

Cosa vuoi fare da grande?
Il pittore per fare ritratti e far sorridere chi
tristemente non lo fa. L’attore per essere tanti personaggi differenti. Il
poliziotto per arrestare i ladri e metterli in prigione.

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Mario
Nanni per Artelibro 2005
Nanni
in collettiva a Bologna

a cura di santa nastro


Info: www.marionanni.com
/ www.viabizzuno.com

[exibart]


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