Solo per il piacere | dei nostri occhi

di - 31 Luglio 2014
Il curatore, Andreas Beyer, ha disposto centoventi opere di una coppia di collezionisti di eccezione, Ulla e Richard Dreyfus – Best, sia per possibilità di acquisto che per cultura e amore nella scelta. A essere esposta, nella mostra “Solo per i tuoi occhi” (fino al 31 agosto), è prima di tutto l’affezione della collezionista per le opere che ricompongono la cura e la dedizione di una vita intera, come in un personale diario in cui leggere non frasi o parole, ma un’autobiografia della curatela di una idea privata di arte occidentale composta di opere, quadri per la maggior parte, ma anche piccole sculture, oggetti da comodino, compagni di vita. Una Wünderkammer contemporanea la cui esposizione è paradossale, il pubblico come se fosse privato e il privato come se fosse pubblico. Da un lato rimane l’esigenza di mostrare il senso di questa collezione nata dalla passione personale di una storica dell’arte che ha lavorato come curatrice di collezioni pubbliche, dall’altro rimane la volontà di conservare il carattere privato, di visione individuale, sia per i temi che per l’intenzione che ha sorretto la formazione della collezione e la sua autentica vita.
Ca’ Venier, per il suo carattere di residenza privata, è il luogo elettivo per la prima esposizione pubblica di una raffinatissima e coltissima collezione privata di due coniugi, nata per vivere in casa, fatta con il criterio alessandrino e barocco della varietà, della capacità di destare stupore e di generare affezione. Inoltre ci sono anche ragioni filologiche pertinenti alla collezione: L’angelo della palude di Max Ernst, olio su tela di medio formato appartenuto prima a Peggy Guggenheim e poi acquisito da Ulla Dreyfus – Best,  conclude il ciclo dedicato al paesaggio e ai ritratti.
Le stanze si alternano, dalla prima che è la ricostruzione realistica del soggiorno della collezionista, dove arazzi trecenteschi, liocorni, una zanna di Narvalo, oggetti votivi convivono con i ready made di Man Ray, – come per dire che è il mondo un ready made da collezionare, – alla seguente che inizia a dispiegare le ragioni filologiche, che pure ci sono della collezione, per poi contraddirla ancora e mostrare le famiglie di oggetti accomunati non secondo temi, né secondo generi figurativi, ma quasi per gli affetti che generano; eros e thanatos, dal giudizio universale di un allievo anonimo di Bosch, passando per gli amanti di Hokusai sorpresi da uno spirito, accostato a Magritte (Il bouquet pronto, 1956) e alla bambola lacaniana di Hans Bellmer (Cefalopode, 1939–49).

Ancora una esposizione filologicamente e storicamente accurata della storia del ritratto in Occidente, e di nuovo una sala in cui tutto torna a essere disposto secondo affezione, dal video Image del 2003 di Kutluğ Ataman (1961) in cui la metamorfosi di alcuni grafemi ruota definendo una serie di ritratti e di espressioni, proprio come se il quadro del video fosse una folla, ai paesaggi che mascherano teste di uomini e donne, dove Dalì dialoga con maestri anonimi del Seicento (Maestro tedesco, XVII secolo da Matthäus Merian il Vecchio (1593–1650) Paesaggio antropomorfo in forma di una testa maschile) e ancora le tassidermie di scheletri e ostensori insieme con i falsi trofei di Rolf Sachs (1951) Con in piedi per terra, una fronda di abete bianco in bronzo fuso con patinatura di Not Vital (1948) Fuck You (1991–92), un falso trofeo di corna di daino, bronzo.

Gli infiniti rimandi tematici, iconografici, storici, genealogici si ricorrono in una serie continua di metamorfosi che raccontano di una collezione capace di esprimere forse non tanto lo spirito che pure è stato della collezionista e della proprietaria, ma forse proprio del collezionismo e dell’arte che verrà, esposta a un numero sempre crescente di sguardi privati, con il carattere di una tassidermia ironica e vitalistica, senza tralasciare una strizzata d’occhio beffarda al Pop sia nel titolo, – Solo per i tuoi occhi/For Your Eyes Only è il titolo di un film celebre della prima serie di James Bond – sia negli oggetti e nell’humour. Prossima e ultima tappa, Kustmuseum di Basilea.

Ha collaborato con Duel, Duellanti, D’Architettura scrivendo di spazio e arte. Collabora con Exibart dopo aver pubblicamente richiesto a Germano Celant di firmare una dichiarazione che ripetesse le sue parole “Ragazzi, l’arte, in fondo, è artigianato”. La richiesta non è stata esaudita. Ha inoltre studiato presso l’Università IUAV di Venezia, dove ha seguito il laboratorio di Joseph Kosuth e ha conseguito un dottorato in Urbanistica nel 2012, dopo un periodo di studi negli Stati Uniti presso la UMBC di Baltimora e la New School di New York. Svolge attività didattica e di ricerca all’Università IUAV. Fra i suoi testi, Corridoi. La linea in Occidente, Quodlibet, Macerata 2014.

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